Per gli antichi oltre alla Fortuna anche la Giustizia era una dea bendata, ed era rappresentata con una bilancia e una spada. Misura e punisce, in modo imparziale. Ma la giustizia georgiana pare non essere bendata per niente
La Giustizia in Georgia è da anni oggetto di critiche, interne ed internazionali. Le Corti sono stabilmente fra le istituzioni che riscuotono meno la fiducia dei cittadini. Un sondaggio del Caucasus Research Resource Centre del 2022, evidenzia che il 38% dei partecipanti non ha alcuna fiducia nella magistratura. Secondo gli intervistati la legge non è uguale per tutti, e le corti favoriscono alcuni cittadini rispetto ad altri. Questo bilancio arriva nonostante le numerose riforme della giustizia di questi anni. Il motivo è così riassunto dal Parlamento Europeo nella valutazione dell’Accordo di Associazione del 2022 : “Le riforme hanno affrontato principalmente questioni istituzionali e norme procedurali, pur lasciando intatto il 'sistema di influenza' che permea il sistema giudiziario dall'interno e mantiene l'esistenza di un influente gruppo di giudici (chiamato 'clan' da eminenti osservatori georgiani) sostenuto dalla coalizione di governo. La nomina dei giudici, che avviene attraverso procedure opache, consente ai giudici influenti sia di alternare posizioni chiave (come i presidenti dei tribunali) sia di mantenere la propria influenza controllando i due terzi dei seggi nell'Alto Consiglio di giustizia. […] vi sono prove che l'Alto Consiglio di giustizia seleziona ancora i candidati sulla base della loro lealtà al 'clan'”.
Un più recente rapporto statunitense sui Diritti Umani in Georgia dà la stessa lettura del principale male del potere giudiziario, terzo potere che – non essendo indipendente da esecutivo e legislativo – rende la democrazia georgiana claudicante. Il report ribadisce il ruolo del “clan”, una cricca di giudici in posizioni apicali che di fatto gestiscono casi e corti, piazzando i propri e fermando le carriere di chi potrebbe opporsi, o sobbarcando di lavoro i recalcitranti, ridistribuendo i casi rendendo il lavoro un inferno, o facilitando le carriere.
Il colpo al clan
Il 5 aprile, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha imposto sanzioni ai giudici Mikhail Chinchaladze, Levan Murusidze, Irakli Shengelia e Valerian Tsertsvadze, nonché ai loro familiari, e ha vietato loro di entrare negli Stati Uniti a causa di significative attività di corruzione e abuso di potere. La misura è piuttosto inusuale ed è detonata come una mina nei rapporti fra Stati Uniti e Georgia e nel dibattito interno del paese. I quattro giudici sono rispettivamente un giudice a vita, presidente della Corte d'appello di Tbilisi, un giudice a vita, membro dell'Alto Consiglio di Giustizia, un ex membro dell'Alto Consiglio di Giustizia, e un ex giudice, ex presidente della Corte d'appello.
La misura arriva dopo una serie di dichiarazioni del Dipartimento di Stato sulla giustizia in Georgia ed è stata motivata dall’ambasciatrice Kelly Degnan come frutto di informazioni attendibili e coerenti che hanno portato a stabilire che questi giudici sono stati coinvolti in importanti attività di corruzione per abuso d'ufficio - impedendo processi equi ed offrendo benefici illegali o facendo pressioni su altri giudici affinché prendessero decisioni che avvantaggiassero i loro alleati politici - e che hanno manipolato le nomine giudiziarie. La Degnan ha definito la misura sanzionatoria, scatenando la reazione di Irakli Kobakhidze, segretario del Sogno che l’ha corretta, dicendo che è un "divieto di viaggio" e non una sanzione. Ma la Degnan ha liquidato la diatriba affermando che il concetto è molto chiaro: i giudici nominati e i parenti non possono entrare negli Stati Uniti.
Uno dei sanzionati ha sminuito l’impatto della misura che lo riguarda, dicendo che pure suo nonno non andava negli Stati Uniti o in Europa ed aveva un vita normale lo stesso.
Le reazioni e le implicazioni
Al di là della trivializzazione si è creato un caso, e le reazioni la dicono lunga sulle posizioni che si sono delineate nella vita politica del paese.
L’Alto Consiglio di Giustizia riunito in una sessione dedicata ha espresso supporto per i giudici sanzionati. Il Dipartimento di Stato ed in generale gli Stati Uniti sono stati accusati di voler prendere il controllo delle Corti georgiane, e che i giudici – inclusi quelli in questione – sono il baluardo della sovranità nazionale georgiana.
Il primo ministro Irakli Garibashvili ha ripetuto questa analisi , ed ha aggiunto che sotto il Sogno Georgiano la Georgia ha dato il via a riforme della giustizia che sono un modello per tutta l’Europa e ha esortato i georgiani a sentirsi fieri delle Corti, che eccellono rispetto a molte europee. In verità il paragone con l’Europa è bizzarro, visto che la misura sanzionatoria è stata adottata da Washington e non da Bruxelles, ma forse tradisce la consapevolezza che questa misura avrà un impatto sul quadro paese, e sulle prospettive europee della Georgia.
Il peso del danno di immagine è stato immediatamente evidenziato dalla presidente Salomè Zourabishvili che ha contattato il Dipartimento di Stato e ha espresso preoccupazione e dispiacere che fra i paesi con figure sanzionate ci sia la Georgia in questo momento particolare, nel pieno del percorso europeo. La presidente ha auspicato una riforma della giustizia tempestiva ed efficace, in modo da riabilitare l’immagine del paese.
La riforma rientra fra i 12 punti indicati dall’Unione Europea per garantire al paese lo status di candidato. Il terzo punto richiede di: “Attuare una strategia di riforma giudiziaria trasparente ed efficace e un piano d'azione basato su un processo di consultazione ampio, inclusivo e trasversale, che garantisca un sistema giudiziario indipendente, responsabile e imparziale e salvaguardando la separazione dei poteri.” I tempi non sono ancora maturi per una decisione da Bruxelles, ma la misura statunitense suona già come una pesante bocciatura dei passi mossi per soddisfare questa priorità.
L’opposizione ha cercato di avviare una commissione temporanea di inchiesta sulla corruzione nel sistema giudiziario, ma per tre volte la maggioranza ha fatto mancare il quorum parlamentare. Il 25 aprile il primo ministro georgiano era in visita a Bruxelles, dove nuovamente il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha auspicato un percorso di riforme europeista, in linea con gli impegni presi e con le chiare aspettative espresse dalla società georgiana .