Mentre in Russia gli effetti della guerra si fanno sentire e le maglie del regime putiniano si stringono, centinaia di russi cercano di uscire dal paese. In molti sono diretti verso la Georgia, la quale però non vede di buon occhio un aumento della popolazione russa
Sono numerose le circostanze e le conseguenze paradossali della catastrofe che si sta consumando in Ucraina.
Se l’intera operazione ha lo scopo di ristendere la sfera d’influenza russa sull’Europa orientale, e sull’Ucraina in particolare esercitando il controllo e il veto sulla politica estera e di sicurezza per il paese, l’effetto attualmente è stato inverso, e non solo per l’Ucraina. Georgia, Moldavia e Ucraina hanno visto accelerare improvvisamente le loro prospettive di accesso all’Unione europea.
Un altro paradosso: secondo il ministero degli Esteri di Mosca l’operazione militare doveva mettere al sicuro la Russia dal pericolo che costituiva l’Ucraina. In realtà dopo l’aggressione russa all’Ucraina la situazione interna russa è rapidamente deteriorata. Sotto il profilo economico la strategia internazionale di impauperimento delle casse dello stato sta spingendo il paese al default. Da un lato ci sono gli stati con le sanzioni, dall’altro i privati che stanno uscendo dal mercato russo portando via con sé servizi e parti cospicue del gettito fiscale, come si può immaginare dalla chiusura su scala nazionale di centinaia di negozi e megastore delle grandi catene internazionali. Sotto il profilo della tutela e sicurezza personale, il giro di vite nelle libertà personali sta allarmando prima di tutto gli operatori dell’informazione, su cui grava il rischio di una condanna di 15 anni se si descrive “l’operazione speciale” in modo difforme dalla versione ufficiale. È cominciato quindi l’esodo di quesi russi che scappano da un paese che sebbene sia ben più sicuro dell’Ucraina di oggi, ritengono non sia sufficientemente sicuro, nella tutela dei diritti e dell’economia, per continuare a starci.
E qui un altro paradosso: molti russi scappano in Georgia. Dopo i disordini del 2019, quando le piazze georgiane si erano riempite per protesta contro il discorso di un parlamentare russo dal podio del parlamento georgiano, il governo di Mosca ha sospeso i voli diretti verso la Georgia e ha ripetuto in diverse occasioni che la Georgia non è un paese sicuro per i cittadini russi a causa della diffusa russofobia. Oggi, nonostante questa retorica, in tema di sicurezza, molti cittadini russi fra la madrepatria e la Georgia, scelgono la seconda.
La Georgia per i russi
I primi ad accorgersi del rinnovato interesse di cittadini della Federazione Russa per la Georgia, come spesso accade, sono stati i locatari. Le visite dalla Russia di siti di case e appartamenti in affitto in Georgia hanno cominciato ad aumentare. Le reazioni sono state però di allarme, per varie ragioni. Da un lato una parte dell’opinione pubblica riconosce il diritto di fuggire da un regime autoritario, ma dall’altro i rapporti con la Russia non sono facili.
L’aumento della minoranza russa non può essere salutata positivamente da un paese che ha subito una guerra con la Russia con il pretesto di “proteggere la minoranza russa dal genocidio”, esattamente le stesse parole che hanno portato all’attacco all’integrità territoriale ucraina. Avere una nutrita minoranza russa di fatto ha fornito per almeno già tre volte l’intervento militare russo, anche quando si parlava di nazionalità e non di cittadinanza. Quelli che si spostano ora sono non solo russi per nazionalità, ma anche per cittadinanza.
I russi che stanno abbandonando il paese entrano in altri paesi con uno status molto meno chiaro dei rifugiati ucraini. Il flusso in Georgia è notevolmente facilitato dal fatto che i cittadini russi possono entrare senza visto e per un periodo di permanenza di un anno continuativo. La misura era stata adottata per incoraggiare soprattutto il turismo, ma ora molti chiedono che venga rivista davanti a un flusso che potrebbe essere non di natura turistica, e che avrebbe implicazioni importanti anche sotto il profilo economico.
Il potere d’acquisto di chi si sta muovendo adesso dalla Russia è generalmente parlando medio-alto, e numeri consistenti potrebbero avere un impatto forte sui costi delle case e degli affitti. Alcuni georgiani in questa scelta di lasciare il paese vedono anche con un certo fastidio la volontà di aver accesso a beni e catene di negozi che in Russia non sono più presenti, piuttosto che come atto politico verso la stessa leadership che a suo tempo invase e bombardò la Georgia. O ancora, andare in Georgia per mettere i soldi al sicuro all’estero. A questo proposito la Banca di Georgia accetta di aprire conti ai cittadini russi se firmano un modulo che condanna le aggressioni a Georgia e Ucraina e che prevede il riconoscimento dell’integrità territoriale della Georgia. I firmatari si impegnano anche a non essere agenti della propaganda russa. Il mancato rispetto di queste clausole porta alla cancellazione del conto e la mancata firma del modulo non permette di aprirlo.
Nodi irrisolti
Non per tutti i russi è facile entrare in Georgia. Pochi giorni fa sia Mikhail Fishman, giornalista della tv indipendente Dozhd’ , sia Dave Frenkel di Meduza sono stati respinti. Sono voci dell’opposizione a Putin che paiono non essere ben accette, e non sono le prime. A gennaio era toccato a Dmitry Gudkov del Partito russo del Cambiamento, e a febbraio a Andrey Davydov dell’Alleanza dei Verdi: le scelte del governo georgiano rivelano una inclinazione verso il Cremlino che non ha nulla a che vedere con la voce che si leva nel paese.
Il sostegno georgiano all’Ucraina vola su cifre altissime: per il 91% l’attacco all’Ucraina è un crimine di guerra, per l’87% la guerra dell’Ucraina è anche una guerra georgiana, l’84% dei georgiani riconosce la Russia di Putin come uno stato nemico. Ma intanto il governo georgiano apre altri canali di business con la Russia. Non solo non partecipa alle sanzioni, e infatti la Georgia non compare nella lista dei paesi ostili, ma si apre il mercato dei prodotti caseari con Mosca, la compagnia di volo georgiana per qualche giorno ha accettato metodi di pagamento russi, fino a dover interrompere il servizio fra le proteste. Comunque i cieli rimangono aperti ai velivoli russi.
E sono iniziati anche gli arresti di chi protesta: durante una delle manifestazioni quotidiane contro la guerra, l’8 marzo, si sono registrati 12 arresti nonostante la manifestazione sia stata pacifica, e nonostante il 72% dei georgiani tema che se la Russia prevarrà in Ucraina, la Georgia sarà il prossimo bersaglio.