Tbilisi, le celle (foto Aaron Gottardi)

Continuano le manifestazioni dell'opposizione georgiana, da oltre un mese in piazza contro il presidente Saakashvili. Il nostro aggiornamento dalla "città delle celle"

15/05/2009 -  Maura Morandi* Tbilisi

Dopo oltre un mese dall'inizio delle proteste, lunedì 11 maggio il presidente Mikheil Saakashvili ed i principali leader dell'opposizione si sono incontrati per confrontarsi sulla situazione politica creatasi nel Paese nel corso delle ultime settimane. In precedenza, il presidente georgiano aveva già espresso in un paio di occasioni la propria disponibilità ad incontrare i rappresentanti della popolazione scesa in piazza. Fino a qualche giorno fa, però, i leader avevano declinato l'offerta.

Accanto a Saakashvili hanno partecipato all'incontro Davit Bakradze, capo del Parlamento, Dimitri Shashkin, ministro del Sistema Penitenziario incaricato dal presidente georgiano di condurre i negoziati con l'opposizione, ed altri due membri del Parlamento. Da parte dell'opposizione, sono andati ad incontrare Mikheil Saakashvili nel palazzo presidenziale Irakli Alasania, rappresentante dell'Alleanza per la Georgia, Salome' Zourabishvili, leader della Via della Georgia, Kakha Shartava, esponente del Forum Nazionale e Levan Gachechiladze, già candidato d'opposizione alle ultime elezioni presidenziali.

Nei giorni antecedenti l'incontro, i quattro leader dell'opposizione avevano manifestato soddisfazione per l'organizzazione del confronto con Saakashvili e lo avevano definito già un "successo", perché "rappresenta la fine della tattica delle autorità georgiane di ignorare le proteste nel Paese".

Dall'inizio delle manifestazioni, a cui in queste settimane hanno partecipato migliaia di cittadini georgiani, le autorità non sono mai intervenute. Inoltre, nonostante le proteste continuino in modo pacifico, senza però ufficiale autorizzazione, la polizia dispiegata è ridotta al minimo per garantire le basilari misure di sicurezza e gestire l'intenso traffico causato da alcune deviazioni nella rete urbana.

Le proteste hanno infatti semiparalizzato Tbilisi, in quanto si snodano su tre punti principali: oltre che davanti alla nuova residenza del presidente, l'opposizione ha posto decine di "celle" davanti al Parlamento, bloccando viale Rustaveli - arteria principale della città - fino a piazza della Libertà, e davanti alla televisione di Stato, impedendo così il flusso del traffico in una delle principali strade che collegano il centro con la parte nord della capitale.

"Le deviazioni causate dalle manifestazioni causano notevoli disagi alla popolazione e un intenso traffico nelle strade alternative della città" mi dice Zurab, impiegato che ogni mattina deve spostarsi da una parte all'altra di Tbilisi per recarsi al lavoro. "Saakashvili non ha fatto intervenire la polizia per sgomberare le celle dalle strade bloccate perché questa volta non vuole sporcarsi le mani, e vuole che siano i cittadini a protestare contro chi sta creando questi disagi in città".

L'unico intervento della polizia si è verificato la settimana scorsa quando un gruppo di manifestanti, capeggiati da Giorgi Gachechiladze, si è recato davanti al quartier generale della polizia di Tbilisi per chiedere il rilascio di tre giovani attivisti che, nel corso della stessa giornata, erano stati arrestati per aver aggredito un giornalista della televisione pubblica all'uscita degli studi televisivi. Il cantante Giorgi Gachechiladze, fratello del leader d'opposizione Levan Gachechiladze, è diventato uno dei personaggi simbolo delle proteste iniziate lo scorso 9 aprile per aver "inventato" le celle che poi sono state riprodotte e disseminate in città ad espressione della sensazione dei cittadini in piazza che si sentono "prigionieri" dell'attuale Presidente.

Nelle schermaglie scoppiate in seguito all'irruzione dei dimostranti nel comando di polizia sono rimaste ferite, seppur in modo non grave, 29 persone, tra le quali 22 manifestanti, un giornalista e sei agenti di polizia. Il giorno successivo, dopo che la Chiesa ortodossa ha chiesto alle autorità di "prendere una decisione politica" e di rilasciare gli attivisti in modo da dissolvere la tensione sorta dopo gli scontri, richiamando allo stesso tempo i partiti d'opposizione a non intraprendere azioni che vadano oltre la legalità, i tre attivisti politici sono stati rilasciati.

Subito dopo l'incontro di lunedì pomeriggio con i leader dell'opposizione, Saakashvili ha incontrato i rappresentati della minoranza parlamentare, rappresentata da Giorgi Targamadze, leader del Movimento Cristiano-Democratico. Già dopo qualche giorno dall'inizio delle proteste, Targamadze aveva avanzato alcune proposte volte a creare le condizioni necessarie per stabilire un dialogo tra opposizione e autorità. Allora, però, i leader dell'opposizione, pur non rifiutando la strada suggerita da Targamadze, avevano continuato nella loro richiesta principale: le dimissioni di Saakashvili. Dimissioni che pero' il presidente georgiano in carica non ha nessuna intenzione di rassegnare, come egli stesso ha affermato in più occasioni.

In un messaggio televisivo alla nazione seguito agli incontri con i rappresentanti delle proteste e della minoranza parlamentare, Saakashvili si è detto soddisfatto perché "non importa quali siano stati i contenuti di questi incontri, credo che in ogni caso oggi sia il giorno della vittoria della democrazia georgiana" in quanto "siamo stati capaci di fare un passo verso più civili e costruttive relazioni nella politica".

Una delle proposte di Saakashvili ai propri avversari per superare la situazione di stallo è l'istituzione di una commissione per la riforma della Costituzione, con lo scopo di "creare un sistema bilanciato, nel quale ci sia posto sia per un presidente forte che per un Parlamento forte e un giudiziario indipendente". Il presidente, inoltre, ha offerto all'opposizione di nominare un candidato che sia a capo della commissione costituzionale, e di lavorare insieme alle autorità governative sulla riforma del codice elettorale e del sistema giudiziario.

La stampa georgiana ha riportato le diverse posizioni dei leader d'opposizione sulle proposte di Saakashvili e sulla più ampia questione del dialogo con le autorità. A conclusione dell'incontro, i rappresentanti della protesta sono stati concordi nell'affermare che tra il presidente georgiano e l'opposizione c'è una diversa percezione della crisi politica di questi mesi. "Saakashvili pensa che nel Paese sia tutto a posto mentre noi crediamo che tutto vada male", ha affermato Levan Gachechiladze. Della stessa opinione anche Salome' Zourabishvili, che ha dichiarato: "Abbiamo avuto una conversazione molto aperta, ma abbiamo una valutazione della crisi completamente diversa". Irakli Alasania ha infine aggiunto che "ci sono serie differenze, ma il fatto che l'incontro abbia avuto luogo è un passo positivo".

Alcuni quotidiani georgiani, inoltre, hanno messo in luce come i partiti politici d'opposizione siano divisi sulle tattiche da seguire nel rapporto con le autorità e nelle forme della protesta. Fin dall'inizio delle contestazioni l'opposizione, infatti, si è trovata divisa sulla questione del dialogo con le autorità governative ed alcuni leader si sono mostrati subito più aperti di altri alla negoziazione. Irakli Alasania, in una recente intervista, ha dichiarato di voler "cogliere l'occasione del dialogo" con il governo. "Penso che se le negoziazioni continueranno, avremo la possibilità di ottenere qualche margine di compromesso", ha spiegato Alasania, "dobbiamo prendere seriamente questa occasione". Di tutt'altra opinione è Nino Burjanadze, che non ha partecipato all'incontro con Saakashvili. "Personalmente - ha affermato l'ex presidente del Parlamento - credo che l'unico argomento di discussione dovrebbero essere i termini di scadenza per le dimissioni di Saakashvili. Io sono favorevole ad intraprendere azioni concrete".

*Project Manager, UNHCR Georgia. Le opinioni espresse nell'articolo sono da attribuirsi unicamente all'autrice e non riflettono necessariamente la posizione dell'UNHCR