Il capitano turco di una nave diretta in Abkhazia è stato arrestato dalle autorità georgiane e condannato a 24 anni di prigione. Gli abkhazi si dicono pronti ad annientare i "pirati" georgiani. Mosca è pronta a intervenire con i propri mezzi

15/09/2009 -  Tengiz Ablotia Tbilisi

Nell'ultimo periodo il tema del contrasto tra Georgia e Abkhazia nelle acque del Mar Nero ha ottenuto sempre maggiore attenzione. In sei mesi le autorità georgiane hanno trattenuto 23 navi che per la maggior parte provenivano dalla Turchia ed erano dirette in Abkhazia. Il fermo della nave "Buket", che trasportava in Abkhazia benzina e diesel, ha causato particolare scandalo. In seguito all'accaduto, per qualche giorno in Abkhazia si è registrato un deficit di carburanti che è stato compensato con nuove importazioni dalla Russia.

L'accaduto ha mostrato però che la Georgia è in grado di fermare le navi dirette in Abkhazia, e questo senza dubbio rappresenta un problema per il de facto governo di Sukhumi. Il capitano del "Buket", il cittadino turco Mahmud Öztürk, è stato condannato a 24 anni di carcere e la nave sarà venduta all'asta. Alla fine, Öztürk è rimasto in prigione solo per qualche giorno: Turchia e Georgia sono alleati e hanno presto raggiunto un accordo a riguardo. Ma la sentenza è comunque indicativa: la prossima volta il capitano di turno potrebbe non essere rilasciato, soprattutto se non sarà cittadino di un Paese "amico".

Gli aspetti legali della questione

L'Abkhazia non è riconosciuta da alcun Paese tranne Russia, Nicaragua e Venezuela e quindi per la comunità internazionale il mare vicino alle sue coste appartiene formalmente alla Georgia. Di conseguenza, a livello internazionale nessuno ha reagito alla richiesta del ministero degli Esteri russo di condannare le azioni della Georgia. Lo stesso governo turco, pur essendo intervenuto per richiedere la liberazione del proprio cittadino, non ha messo in dubbio la legalità dell'arresto.

Secondo la legislazione georgiana, è vietato entrare in Abkhazia o Ossezia del Sud senza passare dalla Georgia. Qualsiasi collaborazione economica con i governi indipendentisti è perseguibile penalmente, ad esclusione di missioni umanitarie o attività mirate alla risoluzione del conflitto.

Dal punto di vista russo, l'Abkhazia è un Paese indipendente e quindi le sue acque territoriali non hanno niente a che fare con la Georgia. Di conseguenza, secondo il ministero degli Esteri russo, la Georgia ha commesso azioni di "pirateria": "I ripetuti casi di arresto di navi di Paesi terzi avvenuti in mare aperto presso la costa abkhaza da parte delle autorità navali georgiane rappresentano una chiara violazione della convenzione del 1982 sul diritto marittimo e sono in evidente contrasto con il diritto internazionale."

La situazione effettiva

Nei fatti, ognuna delle due parti agisce a modo suo. Navi, provenienti soprattutto dalla Turchia, portano già da anni merci di vario tipo in Abkhazia: benzina, materiali da costruzione, alimentari, indumenti, ecc. Lo fanno a proprio rischio e pericolo, consci di poter incontrare pattuglie marittime georgiane.

Da parte loro, anche le autorità marittime georgiane corrono dei rischi considerevoli. Nelle acque vicine alla costa abkhaza si muovono liberamente navi russe, soprattutto dopo il recente accordo tra Abkhazia e Russia per la difesa comune dei confini abkhazi. Un qualsiasi scontro tra imbarcazioni georgiane e russe potrebbe essere utilizzato da Mosca per un nuovo intervento militare.

È comunque difficile che le parti coinvolte cambino nettamente il proprio comportamento nel breve periodo. L'Abkhazia ha bisogno della merce importata dalla Turchia, e quindi navi commerciali continueranno a navigare da e verso questo Paese, come d'altra parte hanno fatto in passato. Allo stesso tempo, il governo di Tbilisi non può permettersi di non reagire in alcun modo quando vengono infrante leggi georgiane.

La Russia

Fino ad ora, la Russia non è intervenuta direttamente e si è limitata a dichiarazioni. Sono stati gli stessi rappresentanti del de facto governo di Sukhumi a dichiarare che le forze armate abkhaze sono in grado di affondare navi georgiane senza bisogno di aiuto esterno: "I pirati devono essere trattati da pirati: devono essere annientati. E noi siamo in grado di farlo, nessuno dovrebbe dubitarne".

Sembra comunque evidente che, se qualcuno affonderà mezzi navali georgiani, sarà la flotta russa a farlo. E nessuno a Mosca sembra volerlo negare. Il vice-comandante del dipartimento dell'FSB (i servizi segreti russi, l'ex KGB) che si occupa dei confini, Evegenij Inčin, ha dichiarato che la guardia costiera dell'FSB russo garantirà assieme alle forze abkhaze la sicurezza delle navi che si trovano nelle acque territoriali abkhaze.

La Russia intende fornire forze e mezzi aggiuntivi per la difesa dei confini marittimi dell'Abkhazia. Secondo quanto riportato dall'agenzia ITAR-TASS, di questo ha parlato il comandante dell'FSB Vladimir Poničev dopo aver incontrato il de facto presidente abkhazo Sergej Bagapsh, facendo riferimento all'accordo di difesa comune dei confini abkhazi siglato lo scorso 30 aprile da Russia e Abkhazia.

La Georgia

A Tbilisi dicono che qualsiasi tentativo da parte abkhaza di prendersi il merito di eventuali vittorie con la guardia costiera georgiana non sarebbe altro che propaganda.

Secondo il vice-premier e ministro per la Reintegrazione territoriale, Temur Iakobashvili, l'ordine di Sergej Bagapsh non sarebbe altro che un bluff pre-elettorale. "Prima di tutto, non hanno alcun mezzo tecnico in grado di annientare delle navi. Se qualcuno ha i mezzi per affondare le nostre navi, questo qualcuno è senza dubbio la Russia."

In un modo o nell'altro, a breve le guardie costiere georgiane potrebbero scontrarsi in mare aperto con imbarcazioni russe. È evidente che in questo caso la Russia prevarrebbe dal punto di vista militare, e i georgiani non entrerebbero in combattimento solo per arrestare l'ennesima nave commerciale diretta in Abkhazia. Uno scontro di questo tipo potrebbe portare presto a una nuova guerra.

La cosa più probabile sembra che le autorità georgiane diminuiscano il numero di arresti di navi dirette in Abkhazia. La Georgia continuerà a pattugliare questa parte di Mar Nero e, se non sarà in vista alcuna imbarcazione militare russa, occasionalmente fermerà qualche nave.

Forse si parlerà meno di questa situazione. Ma la questione senza dubbio rimane problematica.