Come da previsioni la Georgia andrà al ballottaggio per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica. Quello che non era previsto è che lo scarto tra i due candidati favoriti fosse esiguo
Più incubo che sogno quello con cui il partito di governo in Georgia - Sogno georgiano per l'appunto - si trova a dover fare i conti nella corsa per l’elezione del presidente del paese per i prossimi sei anni. Se gli analisti davano il ballottaggio quasi per certo, anche alla luce di sondaggi altalenanti della campagna elettorale, lo scarto di un solo punto percentuale tra la franco-georgiana Salome Zurabishvili, sostenuta da Sogno georgiano (GD) al potere, e Grigol Vashadze, candidato del Movimento nazionale unito (UNM) all’opposizione, non era nelle previsioni.
Nessun candidato ha raccolto il 50% necessario per evitare il ritorno alle urne: a confrontarsi saranno Zurabishvili e Vashadze, che si sono fermati rispettivamente al 38.6% e 37.7%. La legge elettorale prevede il ballottaggio entro due settimane dalla pubblicazione dei risultati finali della prima tornata, non più tardi di 20 giorni dopo le elezioni – ovvero entro e non oltre il 1 dicembre 2018. Secondo la Commissione elettorale i votanti sono stati 1.637.956, pari al 46.7% degli aventi diritto.
Al prossimo giro la differenza potrebbe farla Davit Bakradze, terzo arrivato e rappresentante di quella Georgia europea scissosi nel gennaio del 2017 dallo UNM in aperto contrasto con il suo leader, l’ex presidente Mikheil Saakashvili. Bakradze, che ha incassato l’11% dei voti, ha infatti espresso il suo sostegno a Vashadze rendendo così la seconda tornata tutt’altro che scontata. Non c’è stata gara per gli altri 23 candidati, incluso Davit Usupashvili, già presidente del Parlamento tra il 2012 e il 2017, che ha racimolato un magro 2.26% delle preferenze.
Contraddizioni
Il voto ha portato a galla le contraddizioni dell’attuale discorso politico.
Se da un lato la riforma costituzionale dello scorso anno ha ridotto ai minimi termini i poteri del presidente, dall’altro gli osservatori hanno rilevato come la campagna elettorale abbia sorvolato quasi completamente i problemi, in primis economico-sociali, che pressano il paese e i messaggi sono stati di pura demonizzazione reciproca. Il leader del Sogno georgiano, l’ex premier nonché l’uomo più ricco del paese Bidzina Ivanishvili, non ha risparmiato strali contro l’UNM, inclusi i suoi sostenitori e Saakashvili. Con un effetto però boomerang.
“Il risultato indica che l'aura di Ivanishvili si è attenuata notevolmente, il suo sostegno non è più garanzia di successo”, spiega a OBCT Jaba Devdariani, analista e co-fondatore di Civil.ge , la più longeva pubblicazione indipendente in Georgia. “Sostenere un candidato non-partisan era un suo capriccio, così come la proposta prevedibilmente impopolare sulla coltivazione della marijuana medica ”.
I numeri di Vashadze segnalano inoltre che, anche se indebolito, l'UNM è ancora una forza politica con la quale il governo deve fare i conti, al di là del rispetto per Saakashvili.
L’ex presidente Saakashvili, il politico illuminato della Rivoluzione delle Rose diventato figura controversa nei dieci anni della sua presidenza conclusasi nel 2012, è stato condannato in contumacia per abuso di potere, ma nonostante viva da sei anni in esilio volontario, rimane una figura politica influente nel paese. La scelta di Vashadze, presentatosi con il sostegno di una larga coalizione (Forza nell’Unità), è stata azzeccata: l’ex ministro degli Esteri gode infatti di un rispetto allargato ed è associato meno di altri politici agli abusi degli ultimi anni dell’era Saakashvili.
“L'intrinseca mancanza di leadership all'interno di GD rende difficile la riorganizzazione del partito prima del secondo turno”, continua Devdariani. “Per migliorare la sua posizione deve agire rapidamente, [cominciando a] rimuovere i funzionari che lo hanno danneggiato nei media, il presidente del parlamento [Irakli] Kobakhidze è uno, e cambiare il messaggio. Sarà la prova del nove per dimostrare se GD è davvero un partito o solo una coalizione di volenterosi [intorno alla fortuna di Ivanishvili]”.
Irregolarità
Le irregolarità al primo turno non sono mancate, ma osservatori nazionali e internazionali concordano su un generale clima di calma e ordine. Transparency International (TI) ha sottolineato tuttavia una crescente tendenza alla compravendita di voti, mentre l’Associazione dei giovani avvocati georgiani (GYLA) ha riferito di violazioni procedurali e casi di coercizione e corruzione degli elettori che però non avrebbero influenzato sostanzialmente il processo di voto.
La mobilitazione di attivisti di partito, in particolar modo il Sogno georgiano e l'UNM, è stata definita “preoccupante” dalla Società Internazionale per le elezioni eque e la democrazia (ISFED), preoccupazione condivisa dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) che ha monitorato il voto con 350 osservatori sul campo. Secondo l’Osce la presenza di un gran numero di sostenitori del partito nei seggi elettorali “solleva preoccupazioni sulla capacità degli elettori di votare liberi da pressioni e ritorsioni”.
Nonostante la legislazione georgiana non ne vieti la presenza ai seggi, la pratica è diffusa soprattutto nei piccoli centri e nelle località rurali. L’Osce ha anche sottolineato “la forte polarizzazione dei media privati, la campagna elettorale negativa, la dura retorica e la mancanza di rapporti analitici” che hanno limitato la capacità degli elettori “di fare scelte informate” e ha osservato lo “squilibrio sostanziale” nei finanziamenti ai partiti.