Sukhumi ([ john ] / Flickr)

Un documento di Tbilisi, dal titolo 'Strategia nazionale per i territori occupati', tenta di tracciare la road map del rientro delle due repubbliche autoproclamate sotto l'egida georgiana. Plauso da Usa, Nato e Ue. Ma l'Abkhazia fa muro: 'lo preverremo in tutti i modi'

07/04/2010 -  Maura Morandi Tbilisi

Nel corso degli ultimi due mesi, rappresentanti del governo georgiano hanno intrapreso una serie di viaggi in Europa e negli Stati Uniti per presentare ai governi degli Stati occidentali ed alle organizzazioni internazionali la nuova strategia messa a punto dalle autorità di Tbilisi per i “territori occupati” di Abkhazia e Ossezia del Sud.

La stesura della “Strategia statale sui territori occupati: impegno attraverso la cooperazione” (“State Strategy on Occupied Territories: Engagement Through Cooperation”) è iniziata nell’autunno del 2009 ed è stata avallata dal governo georgiano il 27 gennaio scorso. Nelle ultime settimane, il ministro per la Reintegrazione Temur Iakobashvili ha visitato le principali capitali europee e le sedi delle principali organizzazioni internazionali - tra le quali l’Alleanza Atlantica (NATO), l’Unione Europea, il Consiglio d’Europa, l’Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europea (OSCE) - per presentare il documento ed ottenere l’appoggio della comunità internazionale alla strategia.

Fine ultimo, come spiegato nel preambolo, è porre fine all'”occupazione dell'Abkhazia e della regione di Tskhinvali/Ossezia del Sud, invertire il processo di annessione di questi territori da parte della Federazione Russa, e reintegrare pacificamente questi territori e le loro popolazioni nell’ambito costituzionale della Georgia”. Per raggiungere questo scopo, Tbilisi si propone di “promuovere l’interazione tra le popolazioni della Georgia attualmente separate da linee di occupazione e assicurare che i residenti di Abkhazia e della regione di Tskhinvali/Ossezia del Sud godano dei diritti e dei privilegi garantiti ad ogni cittadino della Georgia”.

Così nelle 14 pagine del documento viene proposta una serie di obiettivi comuni per le comunità che si trovano da entrambe le parti dei confini amministrativi. Si va dalla promozione di relazioni economiche allo sviluppo di infrastrutture e trasporti, dal sostegno ai programmi educativi ai progressi sanitari, dalla miglior interazione tra le popolazioni, alla preservazione dell’eredità culturale e dell’identità, fino alla promozione del libero flusso di informazioni, alla difesa dei diritti umani e alla prevenzione di disastri naturali.

Gli scopi ed il linguaggio utilizzato nella stesura della strategia non potevano che suscitare la forte critica da parte delle autorità abkhaze. L’agenzia di stampa abkhaza “Apsnypress” ha riportato le dichiarazioni di Sergey Bagapsh in cui il de facto Presidente abkhazo ha affermato di non avere alcuna intenzione di discutere la questione. “In risposta a questo documento intensificheremo il controllo del confine lungo il fiume Enguri e non permetteremo la creazione della “quinta colonna” nel distretto di Gali”, ha dichiarato Bagapsh. Le autorità abkhaze - ha proseguito il leader di Sukhumi - sono “pronte a discutere con le strutture internazionali, nel caso in cui forniscano sostegno ai residenti di Gali attraverso l’Abkhazia. Ma se questo è fatto attraverso la Georgia, lo preverremo in tutti i modi”.

Il Primo ministro della secessionista Abkhazia, Sergey Shamba, ha confermato che la parte abkhaza non è intenzionata a discutere il piano georgiano. “Consideriamo questo documento come un piano per fare ritornare l'Abkhazia in Georgia. Per noi questo documento rappresenta le linee guida di che cosa non dovremmo fare”, ha dichiarato Shamba.

Favorevole alla strategia georgiana, invece, è stata la reazione dei governi e delle istituzioni occidentali. All’indomani della presentazione ufficiale della strategia, Stati Uniti e Francia hanno espresso attraverso i propri rappresentanti diplomatici a Tbilisi la propria approvazione del documento. Gli Stati Uniti hanno dichiarato di sostenere fortemente la strategia in quanto lo ritengono “un passo costruttivo verso l’allentamento delle tensioni e un modo di raggiungere tutti i residenti delle regioni di Abkhazia e Ossezia del Sud”. La Francia ha definito la strategia un’iniziativa “importante” e “costruttiva” ed ha chiamato tutti gli attori coinvolti ad intraprendere un approccio “positivo” ed a facilitare la realizzazione degli obiettivi contenuti nel documento.

Anche l’Unione Europea ha espresso giudizio positivo sulla strategia ed è stato particolarmente apprezzato “l’impegno della Georgia a risolvere il conflitto solamente attraverso mezzi pacifici”, come ha spiegato Catherine Ashton, Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Lady Ashton ha aggiunto che “la UE accoglie con favore lo spirito dell’iniziativa come un passo costruttivo verso l’allentamento delle tensioni, il confidence-building ed il raggiungimento dei residenti nelle regioni di Abkhazia e Ossezia del Sud”. L'Alto rappresentante si è soffermata in particolare sulla proposta che prevede l’introduzione di un meccanismo di “status neutrale” per “l’interazione con le autorità che attualmente controllano l’Abkhazia e la regione di Tskhinvali/Ossezia del Sud” con lo scopo di implementare gli obiettivi delineati nella strategia. L’Alto Rappresentate UE ha chiamato tutte le parti coinvolte nel meccanismo a facilitarne la sua creazione “al più presto possibile”.

In un incontro a fine marzo con il Presidente georgiano Mikheil Saakashvili, il Segretario Generale della NATO Anders Fogh Rasmussen, oltre ad aver ribadito che l'Alleanza “continuerà a sostenere la Georgia nelle sue aspirazioni euro-atlantiche”, ha accolto con favore la strategia georgiana per l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud affermando che la considera “un passo nella giusta direzione”.

Intanto il governo georgiano sta già lavorando sulla definizione di un piano d’azione che dovrebbe delineare proposte concrete, meccanismi e procedure in merito all’attuazione della strategia. A questo proposito le autorità di Tbilisi intendono organizzare nei prossimi mesi una conferenza a livello internazionale ed il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner avrebbe già espresso interesse ad ospitare l’incontro.