Alexis Tsipras leader di Syriza

Alexis Tsipras leader di Syriza

Domenica 17 giugno la Grecia torna alle urne. Gli occhi dei greci e del mondo sono puntati sul giovane Alexis Tsipras, leader di Syriza, che potrebbe diventare il nuovo timoniere politico di un paese in mezzo alla tempesta

15/06/2012 -  Francesco Martino Atene

“Le elezioni di domenica sono un referendum tra il memorandum e la speranza. E i Greci hanno già scelto la speranza”. Nel grande comizio di chiusura della campagna elettorale, tenuto ieri sera ad Atene in piazza Omonia, Alexis Tsipras, camicia bianca e maniche rimboccate, chiude energico chiedendo alla folla che acclama: “se non ora, quando? Se non noi, chi?”.

Tsipras, giovane leader della Coalizione della Sinistra Radicale (SYRIZA) e stella nascente della scena politica greca, è convinto che il suo momento sia arrivato: alle elezioni di domenica 17 giugno, ripetizione della sterile tornata elettorale del 6 maggio, i cittadini greci gli chiederanno di parlare al mondo con la loro voce.

Una prospettiva che divide gli animi agitati di un popolo che ha raggiunto il limite, dopo anni di pesanti misure economiche, recessione profonda, disoccupazione dilagante soprattutto fra i giovani. E che cerca una nuova leadership in grado di traghettare il paese nelle acque tempestose di una crisi senza fine.

Tsipras ha un messaggio chiaro per i proprio concittadini, un messaggio di speranza: il tempo dell'austerità “made in Germany” è finito, è ora di cambiare le regole del gioco mettendo fine all'“esperimento socio-politico portato avanti in questi anni sulle spalle della Grecia”. Cambiare tutto, denunciare gli accordi con la “troika” FMI-UE-BCE, ma restando nell'abbraccio rassicurante dell'Europa, con in tasca la moneta unica. “Non scommettete sulla Grecia fuori dall'euro”, ha urlato ieri sera Tsipras a simpatizzanti ed elettori, “perché la Grecia resterà dov'è”.

Per molti greci, più che un programma politico, un sogno ad occhi aperti. La questione è: troppo bello per essere vero? Per gli oppositori politici di SYRIZA, le parole di Tsipras sono pura utopia, e Tsipras un pericoloso demagogo, pronto a sfruttare opportunisticamente lo smarrimento della Grecia.

Un'eventuale vittoria della sinistra radicale, a seconda dei punti di vista, è l'ultima speranza di un popolo umiliato e tradito dalla propria leadership, dall'Europa della Merkel e dalla finanza internazionale. Oppure l'ultimo chiodo sulla bara del paese, un addio senza appello ad euro ed Unione europea, e il fallimento del tentativo estremo di evitare il naufragio.

Un lavoro da portare a termine

Per stravolgere un sistema, servono circostanze eccezionali. In Grecia, il collasso economico prolungato ha smantellato la cornice politica che ha retto il paese dalla fine della dittatura dei colonnelli nel 1974. Un sistema basato su due pilastri: i conservatori di Nuova Democrazia (ND) e i socialisti del PASOK.

La crisi dei due partiti, reputati i principali responsabili del disastro e firmatari del memorandum di accordo con la “troika” che prevedono tagli pesantissimi alle spese dello stato per riportare in equilibrio i conti greci, è esplosa con il voto del 6 maggio, che ha terremotato la politica ellenica. In un panorama estremamente frammentato, ad emergere è stata soprattutto SYRIZA, arrivata seconda col 16,8% delle preferenze, appena dietro a Nuova Democrazia.

A portare in alto SYRIZA il programma che prevede tra l'altro una sospensione di tre anni dei pagamenti del primo “pacchetto di salvataggio”, nazionalizzazione del sistema bancario, lotta senza quartiere all'evasione fiscale. Ma soprattutto la cancellazione del memorandum. “Il memorandum non può essere rinegoziato, perché equivale ad andare all'inferno. E l'inferno non si può negoziare”, ha ripetuto più volte Tsipras in campagna elettorale. Più chiari di così...

Le consultazioni per formare un esecutivo hanno portato presto allo stallo: al presidente Karolos Papoulias non è rimasto quindi che nominare un governo elettorale, e chiamare di nuovo i cittadini alle urne.

Tsipras e il suo partito hanno oggi il vento in poppa: i sondaggi, seppur dai numeri contrastanti, danno SYRIZA, fino a ieri una costellazione di formazioni marginali della sinistra radicale, testa a testa con i conservatori. Diventare la prima forza politica, elemento centrale nel sistema elettorale ellenico che prevede un ampio premio di maggioranza, è possibile. Ma per Tsipras, portare a termine il lavoro iniziato il 6 maggio non sarà affatto facile.

“Per consolidare e ampliare i propri consensi, Tsipras ha dovuto cambiato il tono e in parte, la linea politica del partito, spostandosi da posizioni radicali ad una collocazione più rassicurante per un elettorato moderato. Vedremo con quali risultati”, sostiene ad OBC Theofanis Exadaktylos, docente di Politiche europee all'Università del Surrey. Soprattutto ND ha costruito la propria campagna descrivendo SYRIZA come forza irresponsabile, e risvegliando ansie anche tra chi vuole il cambiamento.

“Ho sempre votato per SYRIZA, perché rappresenta una visione alternativa al sistema politico corrotto di Nuova Democrazia e PASOK”, dice a OBC Orestis Dizoglidis, 32 anni, veterinario di Salonicco. “Però non ho ancora deciso se farlo di nuovo il 17 giugno. C'è da gestire una situazione difficile, e temo che il partito non sia maturo per farlo. Rinnegare il memorandum unilateralmente è un rischio, una partita a poker dal risultato imprevedibile”.

Visioni polarizzate

“La Grecia ha bisogno di nuovi leader, di facce nuove in politica. E' perciò un peccato che Tsipras, nonostante il suo grande dinamismo, non sia altro che un populista vecchio stampo, che promette tutto a tutti, tranne quello che serve per rimettere in piedi la Grecia: duro lavoro e riforme strutturali”. Nikos Kostandaras, caporedattore del quotidiano conservatore Kathimerini, è uno dei critici più severi di Tsipras.

“PASOK e ND hanno affossato la Grecia”, racconta Kostandaras ad OBC, “ma almeno sono più consapevoli della triste realtà che hanno contribuito a costruire, e sanno quanto la Grecia dipenda oggi dai prestiti internazionali. Tsipras, invece, racconta ai cittadini che possiamo farne a meno, che possiamo tornare al passato, a prendere in prestito 40-50 miliardi di euro l'anno. Non parla di rendere il sistema economico più efficiente, o di spezzare il potere delle lobby che soffocano il paese. Il programma di SYRIZA è pura utopia”.

Kostandaras invita i propri cittadini a votare per i partiti tradizionali, “turandosi il naso”. “L'unica cosa in cui possiamo sperare è guadagnare tempo, avere un periodo più lungo per sistemare le cose. La 'vecchia guardia' è totalmente discreditata, ma almeno non farà alcuna mossa sconsiderata. Il rischio è il collasso immediato”, conclude il giornalista.

Di parere diametralmente opposto il noto economista Yanis Varoufakis. Nel suo blog, Varoufakis sostiene che in realtà, solo Tsipras e SYRIZA possono salvare non solo la Grecia, ma la stessa UE dalla “sindrome dell'austerità”. “Non dobbiamo temere SYRIZA al governo”, scrive Varoufakis, “ per tre motivi principali: è forse l'unico partito che ha capito che l'euro non sopravviverà se non si ferma la corsa all'austerità, ha un buon team di economisti per gestire la rinegoziazione del memorandum, non governerà comunque da sola, ma insieme ad altre forze politiche”.

Anche sul programma di SYRIZA e le sue contraddizioni, Varoufakis ha le idee chiare. “Non leggetelo. Non vale la carta su cui è scritto. E' pieno di buone intenzioni, ma anche di promesse che non possono essere rispettate. Ma questo conta poco. SYRIZA ha dovuto trasformarsi in poche settimane da un partito in lotta per superare lo sbarramento del 4% alla formazione che potrebbe formare il nuovo governo. E' un 'work in progress'”.

Giovane e non corrotto

Nelle elezioni del 17 giugno conteranno programmi e partiti, ma anche le personalità che si sfidano per guidare la Grecia. Da questo punto di vista, il “fattore Tsipras” è importante, soprattutto per la sua capacità di attirare il voto dei giovani, in un paese profondamente gerontocratico.

“Tsipras è un uomo carismatico, e si presenta come un leader popolare, in grado di parlare la lingua della gente comune”, sostiene Theofanis Exadaktylos. “Una parte non indifferente del supporto al partito dipende proprio dalla sua leadership, in grado di attirare voti di elettori che altrimenti non voterebbero SYRIZA portati a votare per il partito. In molti aspetti, Tsipras emula il fondatore del PASOK, Andreas Papandreou”.

A rafforzare l'immagine di Tsipras come politico nuovo, e non solo anagraficamente (ha 37 anni), è anche uno stile di vita dimesso, almeno per gli standard dei politici greci. L'anno scorso ha dichiarato un reddito di 48mila euro, e possiede una moto e un modesto appartamento. Una miseria, se confrontato agli standard di molti esponenti dell'establishment ellenico.

“Tsipras non è corrotto, ma soprattutto non fa parte della cricca che si è impadronita del potere nei decenni passati, non è lì perché è il figlio o il nipote di qualcuno. E in un paese in cui dominano le dinastie politiche”, sostiene convinto Orestis Dizoglidis.

C'è poi un elemento che conta, soprattutto con l'elettorato femminile. Tsipras è un bel ragazzo, moro, da molti paragonato ad Antonio Banderas e soprannominato dai media locali “sexy Alexis”. Una carta che, in un mondo monopolizzato dalla comunicazione televisiva, ha il suo peso, come dimostrato a suo tempo da Bill Clinton

Basterà vincere?

Anche se dovesse portare SYRIZA al trionfo (ed è ancora tutto da vedere), Tsipras sarebbe comunque solo a metà dell'opera. Difficilmente dalle urne uscirà una maggioranza stabile, e governare potrebbe rivelarsi difficile, se non impossibile.

“Personalmente, non credo che Tsipras riuscirà a diventare premier. Anche in caso di vittoria, non ha spazio di manovra, esperienza politica sufficiente né alleati con cui formare una maggioranza”, dichiara ad OBC Andy Dabilis, corrispondente di lungo corso da Atene per il sito SETimes e per il National Herald. “Alla fine è probabile che queste elezioni porteranno ad una situazione ingestibile, e a nuove consultazioni anticipate”.

Ma anche se dovesse farcela, resta da convincere la leadership europea, Angela Merkel in testa. “La Merkel ha paura di non trovare più in Grecia persone disposte a dire 'sì' a tutto”, è stato uno dei passaggi forti del discorso di Tsipras ieri sera. I segnali di un graduale abbandono della linea di austerità a tutti i costi a livello continentale si moltiplicano, in tutta Europa (vedi la vittoria di Francois Hollande) ed ora, più timidamente, anche in Germania.

Dati i presupposti, però, trovare un linguaggio comune tra Atene e Berlino, nel caso in cui Tsipras dovesse prendere le redini della Grecia, rimane una sfida aperta.