Negli ultimi anni il sud-est Europa ha registrato un sensibile aumento degli incendi boschivi, soprattutto a causa dell’aggravarsi delle condizioni climatiche che facilitano la rapida diffusione delle fiamme
Gli incendi che stanno colpendo sempre più frequentemente l'Europa negli ultimi anni sono alimentati da una combinazione di temperature elevate, bassa umidità e venti sostenuti, che creano un ambiente favorevole alla rapida diffusione delle fiamme. Le comunità locali si trovano a fronteggiare danni sempre più estesi, che comportano ripercussioni negative nella loro vita di tutti i giorni.
Secondo i dati di Copernicus , che misurano il livello di rischio di incendi su scala locale incrociando i dati relativi alle condizioni che li facilitano – come umidità, vento, temperatura e precipitazioni –, in Europa l’estensione dei territori caratterizzati da un rischio di incendi alto o estremo è raddoppiata dal 1971 ad oggi.
Anche nel sud-est Europa, storicamente una delle regioni più colpite dagli incendi, la condizione si è aggravata nel corso degli ultimi decenni.
Nel 2021 ben il 12% del territorio dei paesi del sud-est Europa è stato interessato da un rischio di incendi estremo, e più dei due terzi del territorio (67%) presentavano un livello di rischio considerato almeno “molto alto”.
Nell’area, il paese più interessato dall’aumento del rischio di incendi è la Grecia, che nel 2021 ha raggiunto il suo record storico con ben il 37% del territorio interessato da rischio estremo e quasi la totalità del suo territorio, il 97%, affetto perlomeno da un rischio molto alto. In Bulgaria si è raggiunto un livello di più del 70% di territorio a un rischio molto alto nel 2022, a fronte di un’estensione pari al 23% cinquant’anni fa. Discorsi analoghi si possono fare ad esempio per l’Albania, dove i territori interessati da un rischio molto alto di incendi sono passati dal 20% nel 1971 al 66% dello scorso anno, oppure per la Serbia, che li ha visti passare dal 33% al 63%.
In molti casi il rischio si è purtroppo trasformato in realtà, e la quantità di territorio interessata dagli incendi è aumentata. Tra il 2000 e il 2023 quasi 4 milioni di ettari di territorio sono stati colpiti da incendi nel sud-est Europa – un’area pari a circa 39.500 chilometri quadrati, circa tre volte l’intera estensione del Montenegro.
Gli incendi hanno lasciato vaste aree bruciate, trasformando paesaggi un tempo rigogliosi in distese desolate e arrecando danni significativi alla biodiversità.
Andando a guardare i dati pubblicati dallo European Forest Fire Information System, è possibile vedere l’andamento degli incendi dal 2000 ad oggi per ognuno dei paesi dell’area.
In molti paesi della regione il 2007 spicca per il numero eccezionale di incendi. Negli ultimi anni la situazione si sta aggravando, con incendi di considerevole estensione che si ripropongono tutti gli anni a causa del cambiamento climatico, che sta causando condizioni sempre più critiche e sfavorevoli.
Di fronte a questa emergenza ambientale, le nazioni coinvolte stanno mobilitando risorse per affrontare le sfide immediate poste dagli incendi, cercando di contenere gli incendi e mitigarne l'impatto. Tuttavia, la scala e l'intensità degli incendi costituiscono una sfida formidabile, rendendo difficile in alcuni casi domarli prontamente. Per aiutare gli stati membri, l’Ue sta preparando una proposta legislativa che punta a migliorare il monitoraggio di questi eventi estremi, così da aiutare i decisori locali ad agire in maniera tempestiva.
L'impatto a lungo termine degli incendi sull'ecologia e sulle comunità della regione rimane incerto. Occorrono una continua vigilanza e preparazione per fare fronte a tali catastrofi naturali, che “con l'aggravarsi della crisi climatica continueranno a diventare sempre più frequenti e intensi”, come sottolineato dal Commissario europeo per la gestione delle crisi Janez Lenarčič lo scorso novembre.
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