Manifestazione a sostegno della Palestina a Salonicco (© Giannis Papanikos/Shutterstock)

A un anno dall’inizio della guerra a Gaza, una parte della società civile in Grecia continua a manifestare la propria vicinanza al popolo palestinese. Sindacati, collettivi, movimenti di sinistra e tanti altri non si arrendono, nonostante i numeri limitati e la repressione

15/10/2024 -  Afrodite Giantzis Atene

(Questo articolo è stato originariamente pubblicato dalla testata greca Ef.Syn.  nell'ambito del progetto PULSE.)

L’irruzione della polizia in assetto antisommossa all’interno del Politecnico di Atene durante la “Notte dei ricercatori” il 27 settembre di quest’anno ha segnato l’apice della repressione in Grecia. Gli agenti hanno picchiato e arrestato ricercatori e studenti che stavano protestando contro le condizioni di lavoro nel settore accademico e contro la cooperazione tra le istituzioni universitarie greche e lo stato di Israele, scandendo slogan pro-Palestina. 

“Un genocidio non può passare inosservato. Il popolo greco ha manifestato in ogni modo il proprio sostegno alla causa palestinese, chiedendo un cessate il fuoco fin dal primo giorno di guerra”, dichiara a Ef.Syn. Mohamed El Sayyed, presidente della comunità palestinese in Grecia. Il riferimento è alle iniziative quotidiane organizzate in sostegno dei palestinesi, non soltanto attraverso manifestazioni di protesta ma anche con eventi culturali e attività artistiche. “Ringraziamo il popolo greco e i movimenti solidali che continuano a restare al nostro fianco nonostante la pressione delle autorità. L’ambasciata israeliana continua a intervenire, ma i nostri alleati non si arrendono”, aggiunge El Sayyedd. 

Per quanto riguarda il governo greco, El Sayyed lo ritiene complice dei crimini contro la popolazione civile commessi da Israele, dato che “apre i porti e fornisce equipaggiamenti e carburante per la macchina da guerra israeliana”. El Sayyed considera inaccettabile la dichiarazione con cui il Consiglio governativo per gli affari esteri e la difesa ha affermato che la Grecia è dalla parte di Israele. “È qualcosa che non era mai accaduto, nemmeno durante i precedenti governi guidati dal partito Nuova Democrazia. Nessuno aveva mai osato dichiarare apertamente che stiamo dalla parte della forza occupante e contro il popolo. La Grecia sa bene cosa sia un’occupazione: Cipro è ancora occupata e Atene continua a chiedere alla Turchia di lasciare l’isola. Come si può allora sostenere che Israele stia esercitando il diritto all’autodifesa? Il diritto all’autodifesa spetta a chi è occupato da una potenza straniera, non all’occupante”. 

El Sayyed conclude sottolineando che “il popolo greco è dalla parte giusta della storia, dalla parte di chi chiede libertà, democrazia e pace per il popolo palestinese. Il governo, invece, è schierato con la Nato e gli Stati Uniti. Sono convinto che questa non sia la posizione della Grecia, ma un ordine arrivato dall’estero. Non riesco a trovare un’altra spiegazione”. 

Partecipazione contenuta e divisioni

Parlando del movimento di solidarietà in Grecia, El Sayyed ammette di non aver visto ciò che avrebbe voluto, “ovvero decine di migliaia di persone scendere in strada e chiedere la pace e la fine del genocidio. I greci hanno molti problemi e non manifestano nemmeno per le cause che li riguardano direttamente. Io capisco le persone, quando parlo con la gente mi accorgo che sono tutti con noi. Ma non basta scrivere su Facebook o Instagram ‘che peccato per i bambini che vengono uccisi in Palestina’. Bisogna manifestare la propria posizione in piazza”. 

Mihiar Ektami, presidente del sindacato dei lavoratori palestinesi, sottolinea che dall’ottobre 2023 fino a oggi il movimento di solidarietà con il popolo palestinese non si è mai fermato. “Comincia nei quartieri e all’interno dei partiti di sinistra che non si sono schierati con Israele (come invece hanno fatto quelli rappresentati in parlamento), ma che hanno assunto una posizione che esprime il sentimento del popolo greco, che è sempre stato dalla parte dei palestinesi”. Tra le ultime iniziative, Etkami cita la manifestazione davanti alla sede di Motor Oil Hellas organizzata dal sindacato dei marinai Penen, a cui hanno partecipato singole organizzazioni e unioni sindacali per protestare contro il trasporto di carburante per gli aerei da guerra israeliani che bombardano Gaza e il Libano.

La tenuta della mobilitazione, a un anno dall’inizio della guerra, è evidenziata dalle manifestazioni tenutesi il 5 e 7 ottobre 2024, con una marcia verso l’ambasciata israeliana. “Il movimento di solidarietà in Grecia potrebbe dare di più, ma sfortunatamente non esiste un coordinamento tra i diversi partici politici, e questo ci indebolisce. Serve un movimento che unisca il mondo politico, e soprattutto la sinistra, a sostegno del popolo palestinese. Ci rattrista non aver ancora raggiunto questo risultato. Lo stato greco deve riconoscere lo stato palestinese: una decisione in tal senso è stata presa all’unanimità nel 2015 dal parlamento greco, ma ancora non è stata implementata. Chiediamo che venga fatto adesso”, conclude Etkami.

Boicotta, disinvesti, sanziona

Oltre alle manifestazioni di piazza esistono altre iniziative come il movimento BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni), nato nel 2005 in Palestina e cresciuto in tutto il mondo. Dimitris Plionis, uno dei fondatori di BDS Grecia, sottolinea che “si tratta di un movimento di base nonviolento, contrario a qualsiasi tipo di razzismo e discriminazione, diretto contro le scelte delle aziende e degli stati e non contro determinate identità. Il movimento si basa sulle idee e sui metodi adottati contro l’apartheid in Sudafrica". Secondo Plionis, Israele impone un regime coloniale che agisce impunemente. "Il principio del BDS è semplice: i palestinesi hanno gli stessi diritti degli altri. Lo scopo è mettere fine all’assedio di Gaza (che si è ormai trasformato in un genocidio e in una pulizia etnica), alla colonizzazione, all’occupazione delle terre palestinesi e alle barriere di separazione, riconoscendo i diritti degli arabi che oggi vivono in Israele come cittadini di seconda classe e garantendo il rispetto del diritto dei profughi palestinesi a tornare nella loro terra”.

Una delle campagne più efficaci di BDS Grecia ha portato alla cancellazione della sponsorizzazione da parte dell’ambasciata israeliana del festival di animazione Anima Syros organizzato a Ermopoli sull’isola di Siro, arrivata grazie alla pressione della comunità locale. BDS Grecia fa parte dell’Iniziativa di solidarietà con il popolo palestinese creata dai sindacati e dai collettivi, che organizza manifestazioni per la Palestina ad Atene e partecipa ad altre iniziative. 

I rappresentanti di BDS Grecia ritengono che il movimento di sostegno alla causa palestinese sia diventato più forte nell'ultimo anno, anche se non ha ancora coinvolto adeguatamente le masse. “Il problema principale è che non esiste un centro di coordinamento. Diversamente da quanto accade in altri paesi, dove le diverse organizzazioni collaborano tra loro, qui in Grecia prevalgono le divisioni”, conferma Plionis.

 

Questo articolo è stato prodotto nell'ambito di PULSE, un'iniziativa europea coordinata da OBCT che sostiene le collaborazioni giornalistiche transnazionali.