La tragica morte di Alexandros Grigoropulos, il 15enne ucciso dalla polizia sabato scorso, ha fatto da detonatore alla delusione generalizzata dei greci verso uno stato che negli ultimi quattro anni ha accumulato un'impressionante serie di scandali

10/12/2008 -  Gilda Lyghounis

Ormai è quasi ufficiale: l'hanno ammazzato sparando ad altezza d'uomo. La pallottola che ha trafitto il cuore di Alexandros Grigoropulos, 15 anni, sabato sera nel quartiere di Exarchia, ad Atene, scatenando cortei di studenti e insegnanti, ma anche guerriglie urbane senza precedenti nella storia greca dal dopoguerra a oggi, non l'ha ferito di rimbalzo, come asserisce il poliziotto che l'ha colpito in seguito agli insulti da parte del gruppo di una trentina di adolescenti di cui Alexandros faceva parte. Gli ha spaccato il petto direttamente, come affermano l'autopsia e le perizie balistiche riportate dal quotidiano "Ta nea".

Ma a essere tramortita è la Grecia intera. Da quattro giorni, dopo la morte di Alexandros, i cui funerali si sono svolti ieri, da Atene a Salonicco a Ioannina, fino all'estremo sud nell'isola di Creta, la conta delle macchine, dei negozi, delle banche e degli uffici governativi assaliti e bruciati sale sempre più. Ottanta esercizi commerciali solo a Salonicco, che sembra, a detta del presidente dell'unione commercianti Kyriakos Chazaridis "Beirut dopo i bombardamenti". Ad Atene è ancora peggio.

"Tolleranza zero verso i tutti i responsabili, sia nelle file della polizia sia in quelle dei dimostranti che si sono dati al vandalismo. Proteggeremo i cittadini" ha promesso ieri il premier conservatore Konstantinos Karamnalis, 52 anni, da quattro a capo del Paese dopo le elezioni del 2004 e la sua riconferma nel voto politico anticipato del settembre 2007. Un premier che si regge su una maggioranza risicatissima in Parlamento: solo 154 parlamentari su 300, di cui 4 "ribelli" fanno pesare la loro alleanza a ogni votazione importante.

Ma adesso, tolleranza zero o no, tutti chiedono le sue dimissioni: dall'opposizione dei socialisti del Pasok alla Coalizione della sinistra radicale Syriza. Anche se la stessa sinistra non è certo compatta: i comunisti storici del KKE, per esempio, accusano "Syriza" di "coccolare" le frange dei sedicenti anarchici che spaccano tutto nascondendo il volto con un passamontagna nero.
Comunque sia, il Pasok ora sale nei sondaggi oltre al 50 per cento e chiede elezioni subito.

Karamanlis, da parte sua, dopo avere tenuto a freno la polizia invitandola a stare sulla difensiva durante gli scontri, e facendo arrestare subito in modo "paradigmatico" per omicidio volontario il poliziotto responsabile della morte del 15enne, davanti alla furia devastatrice già ieri ha invitato le forze dell'ordine a difendere le proprietà dei cittadini. E già oggi, mercoledì, si segnalano casi in cui gli agenti si sono messi a sparare in aria e a moltiplicare gli arresti (una novantina finora). I nervi sono a fior di pelle.

Ma il fiume in piena di rabbia che ha tracimato nelle strade greche, seminando distruzione, ha molte origini. Una fra tante, la sostanziale decennale impunità (sia da parte dei governi di centro destra sia di quelli di centro sinistra alternatisi al potere da 34 anni) dei gruppetti eversivi che, con una galassia di 60 e più sigle anarchiche o "insurrezionali", firmano da anni ogni mese nuovi piccoli attentati in pieno centro ad Atene o a Salonicco.

L'ultimo episodio del genere il 4 dicembre, proprio nel quartiere difficile di Exarchia, roccaforte della sinistra antagonista ma anche epicentro di traffici di droga, sotto una patina bohémien fatta di bar trendy, negozi bio, librerie ben fornite a pochi passi dal Museo archeologico nazionale, da quello Epigrafico e, soprattutto, dal Politecnico, simbolo in Grecia di ogni protesta politica contro le autorità. Da lì infatti il 17 novembre 1973 era partita la prima rivolta studentesca contro il regime dei colonnelli, che portò alla sua caduta il 24 luglio 1974. Ancora oggi il 17 novembre, festa nazionale, vede il Politecnico come meta fissa di cortei alla memoria di quei cancelli sfondati dai tanks dei dittatori, del sangue giovane versato.

Il 4 dicembre, dicevamo, a Exarchia, due bombe incendiarie fatte in casa sono state lanciate contro un edificio secondario del ministero dell'Ambiente, senza nessun ferito, rivendicato dal sedicente gruppo "Azione rivoluzionaria". Ma episodi simili accadono spesso. E, se interviene la polizia, a volte ci scappa il morto. Anche se la vittima in questione con i gruppetti bombaroli non c'entra niente.

Non c'entrava, nel 1995, un altro 15enne caduto sotto il fuoco degli agenti sempre a Exarchia: Michalis Kaltezas. E probabilmente non c'entrava nulla neppure Alexandros Grigoropulos, che ad Exarchia non abitava neppure. Alexis, come lo chiamano ormai tutti con un diminutivo affettuoso e accorato, era figlio della Atene bene: casa a Psychico, nel nord est chic della capitale, mamma con gioielleria in pieno centro (strada anche quella devastata in questi giorni), papà dirigente di banca (e proprio le banche sono stati fra gli obbiettivi più colpiti dalla furia dei manifestanti ellenici: 15 filiali di istituti di credito distrutti solo a Salonicco).

Grigoropulos frequentava il liceo Moraitis, uno dei più esclusivi e costosi in città. Forse quella maledetta sera si è trovato nella compagnia sbagliata nel momento sbagliato, accodandosi a un conoscente: i suoi compagni di scuola e di partite a basket giurano che lui non aveva grilli politici per la testa, al massimo professava idee "progressiste". Sta di fatto che la sua morte ha funzionato da detonatore anche alla delusione generalizzata dei greci verso uno Stato che negli ultimi quattro anni, ancora più che ai tempi di Andreas Papandreu, delle sue tangenti e dell'affare Koskotas, ha accumulato un'impressionante serie di scandali.

Per citarne solo alcuni: l'incapacità di gestire gli incendi che avevano devastato mezza Grecia l'estate 2007, il lasciare cadere a pezzi gli stadi di Atene 2004, il tentato suicidio dello stretto consigliere di Karamanlis, Zacharopulos, tuttora in fin di vita, in seguito a una scandalo sexy finanziario. Per non parlare dell'aumento esorbitante dei prezzi dei beni di prima necessità in Grecia ancora prima dello scoppio dell'attuale crisi economica globale. Del fatto che sedici greci su cento, secondo Eurostat (l'Istat dell'Unione europea), sono in bilico sulla soglia di povertà. Della corruzione che vede la Grecia, secondo l'osservatorio Transparency International, precipitata dal 2004 dal 47esimo al 55esimo posto fra i Paesi dove la malversazione del denaro pubblico la fa da padrone: l'ultimo posto in Europa. Eppure Karamanlis, all'indomani della sua elezione a più giovane primo ministro della storia ellenica, aveva promesso: "Spazzerò via la corruzione da questo Paese!"

Ma non è finita. A trascinare nelle piazze migliaia di greci, in questi giorni, è anche l'amara incertezza sul proprio futuro vissuta ogni giorno dai coetanei di Alexandros Grigoropulos, liceali. Tanto più che la prospettata riforma del sistema universitario, con la legalizzazione delle università private, e la paura del "declassamento" di fatto di quelle pubbliche, non aiuta i giovani e le famiglie ad avere fiducia. Come ultimo scandalo - solo in ordine di tempo - ricordiamo la cessione di enormi terreni, boschi e proprietà pubbliche (fra cui un lago intero, quello di Vistonitida!) sparse per tutta l'Ellade al monastero di Vatopedi sul monte Athos, una specie di holding clericale. Si parla di oltre 40mila metri quadrati di superficie concessi al sacro convento solo nella lucrosa a fini edilizi area dell'ex villaggio olimpico ad Atene. Karamanlis avrebbe dovuto presentarsi a renderne conto questa settimana in Parlamento.

Molti auspicano che invece presenti le sue dimissioni. Sarà da vedere se la Grecia andrà incontro a un cambio della guardia governativa o, come alcuni temono, (e un editorialista del quotidiano conservatore "Kathimerini" auspica, titolando "A choc therapy?") a una sorta di stato di polizia in nome della Patria in fiamme. Con il rischio di altri Alexis caduti in modo assurdo.