La pandemia da Covid-19 e la campagna vaccinale in Grecia dividono anche la Chiesa ortodossa: se le gerarchie ecclesiastiche di Atene invitano a vaccinarsi come "gesto d'amore verso il prossimo", non sono isolati i casi di sacerdoti o monaci ad opporre resistenza
Sul monte Athos il tempo si è fermato. A scandire la giornata dei monaci è il suono arcaico del symantron, l’asse di legno su cui risuona il martello tenuto dal pope per chiamare i confratelli alla preghiera. Il calendario è ancora quello giuliano, sfasato di 13 giorni da quello gregoriano seguito nella Grecia ortodossa al di là del posto di frontiera di Karyes, nella penisola Calcidica, che divide questa Repubblica teocratica dal mondo profano. Ma negli ultimi mesi, nei 20 monasteri dove vivono 1600 monaci greci, bulgari, russi, serbi e rumeni e nelle più isolate grotte degli asceti, a segnare le giornate sono pure i contagi e le morti da Covid.
La pandemia che sconvolge il pianeta non ha risparmiato nemmeno la montagna Sacra dell’Ortodossia, tanto più che solo un monaco su quattro si è vaccinato e che fra i rimanenti uno su due si è ammalato e guarito, secondo l’amministratore politico Athanasios Martinos (in base alla Costituzione ellenica, l’Athos ha sì uno statuto autonomo, ma alcune funzioni fra cui la sanità e l’ordine pubblico sono gestiti dallo Stato).
Il triste bollettino ha visto spegnersi finora 31 vite consacrate alla preghiera: l’ultimo a morire intubato in ospedale a Salonicco è stato padre Panteleimon, 59 anni, che aveva scelto una “capanna” isolata nel sud della penisola. Ma come è arrivato il virus fra questi sentieri? Gli ingressi dei pellegrini alla Montagna sacra sono controllati nel centro amministrativo di Karyes, tuttavia - secondo il quotidiano “Makedonia” di Salonicco - pare che fra i devoti provenienti da tutti i Balcani, quindi da zone scarsamente vaccinate, alcuni esibiscano falsi green pass. Negli ultimi giorni, la paura del contagio sull’Athos aumenta.
Sale il numero di chi accetta di farsi vaccinare. Il monastero della Megali Lavra, il più grande, ha chiuso per precauzione le porte ai visitatori. In prima linea nella lotta al vaccino - considerato strumento di Satana - rimane invece il cenobio di Esfygmenou, l’unico che sorge in riva al mare e dove l’abate Methodios guida da anni la lotta contro il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli colpevole, a suo dire, di perseguire la strada dell’ecumenismo e di mettere così a rischio la pura fede ortodossa. Ricordiamo che durante l’ultima visita di un Papa cattolico in terra greca, nel 2001, i monasteri avevano suonato le campane a lutto. Ancora prima, nel 1991, avevano issato le bandiere nere durante l’incontro in Vaticano dell’allora Patriarca Atenagora e Paolo VI, il primo tête à tête fra i due massimi prelati cristiani dopo il Grande scisma del 1054, dovuto, fra altri motivi teologici e storico-politici, al rifiuto ortodosso del primato papale romano e all’aggiunta cattolica “Filioque” nella preghiera del Credo. Tuttavia gli esfygmeniti sono andati ben oltre nella loro crociata: da 50 anni non nominano addirittura più nelle loro preghiere Bartolomeo I, il “Papa” della Chiesa orientale che da Costantinopoli-Istanbul guida spiritualmente gli oltre 200 milioni di ortodossi nel mondo, mentre invece continuano a invocare la sua benedizione gli altri monasteri sparsi sull’Athos, da quello serbo di Chilandari, fondato nel 1196 dal principe serbo Sava, che rinunciò al trono per ritirarsi qui, a quello russo di San Panteleimon e quello bulgaro di Zografou.
Per questo gli esfygmeniti sono considerati scismatici dal Patriarcato, che ha fondato vicino a Karyes un nuovo monastero con lo stesso nome e un nuovo abate, sperando di far sloggiare gli scomodi abitanti di quello originale. Ma la millenaria fortezza bagnata dalle onde resiste a oltranza, spalleggiata dalle pagine Facebook delle sue migliaia di fedeli che in questi giorni, appunto, con lo slogan “Ortodossia o morte”, oltre alle solite stimmate contro la Chiesa “ufficiale” pubblicano post apocalittici contro il vaccino anticovid, raccomandato invece non solo dal Patriarca ecumenico come gesto d’amore verso il prossimo, ma anche dalla Chiesa di Atene.
“I monasteri sono un vettore del movimento no vax! Danno un cattivo esempio in questo momento tragico” ha lanciato l’allarme Nikos Zanakakis, docente di pneumologia all’università di Creta, fra i medici più ascoltati nei canali tv greci dall’inizio della pandemia, tanto più ora che i morti al giorno superano i 90 e i contagi 7000, con le terapie intensive al limite della saturazione. Il professore non si riferisce solo ai monasteri dell’Athos, ma agli oltre mille sparsi per la provincia ellenica. Ma davvero questi luoghi di culto sono responsabili morali della strage? In Grecia, più di 6 milioni e mezzo di persone hanno completato le due dosi di vaccino, ossia il 61,8% del totale della popolazione rispetto al 66% della media UE (dati dell’EODY, Organismo nazionale della salute pubblica). A guardare il recente sondaggio dell’Istituto Pulse, alla domanda posta ai greci che non si sono ancora immunizzati “Cosa vi farebbe cambiare idea rispetto a farvi vaccinare?” solo otto su cento hanno risposto “essere convinto da un sacerdote”, mentre 14 su cento chiederebbero più informazioni da parte dei medici e scienziati e 56 su cento sono irremovibili nella propria scelta.
“L’influenza dei monasteri sull’opinione pubblica è comunque forte” dice a OBCT Georgios Steiris, docente di Storia della Filosofia all’università di Atene “questi sondaggi riguardano soprattutto le grandi città, sono fatti al telefono e non riescono a tastare il polso della provincia e dei piccoli paesi. Basta guardare invece la mappa delle regioni colpite in Grecia dal covid: a parte l’Attica e Atene, dove si concentra metà della popolazione del Paese, a soffrire di più sono quelle del nord. Non a caso vi spiccano quelle intorno al monte Athos”.
In effetti, oltre alla città di Salonicco, fra i più alti tassi di contagio presentano le circoscrizioni di Kilkis, Serres, Pella, Drama, Kozani con punte di oltre cento casi ogni 100mila abitanti. Proprio nel nord della Grecia la percentuale dei vaccinati scende: 51% a Salonicco contro l'oltre 60% di Atene. “Sicuramente in questo momento c’è una divisione della Chiesa greca rispetto alle misure anti vaccino", continua Steiris. "Più che per questioni teologiche, per un problema di scarsa istruzione di molti sacerdoti, specie in provincia. Molti non hanno seguito un percorso universitario, ma si sono fermati a un seminario di un anno dopo il liceo. Così cadono vittima più facilmente delle fake news. Altrimenti saprebbero che sono stati molti i santi della Chiesa ortodossa che erano medici, come i santi Kosmas, Damianos e l’ucraino Loukas, che accettavano i benefici della scienza, a cominciare dai vaccini disponibili nella loro epoca”.
E i fondamentalisti di Esfygmenou? Tutti ignoranti? “Si affidano solo alla preghiera e al pentimento, e sono un faro di speranza per tutti noi” ci racconta il medico che da anni se ne prende cura, Athanasios Papaghiorgou, docente di chirurgia all’università di Atene, no vax dichiarato e per questo sospeso dallo stipendio insieme a suoi 6500 colleghi che lavoravano negli ospedali ellenici: “Sono contrario al vaccino, ma favorevole ai farmaci che curano il covid, purtroppo costosissimi", precisa Papaghiorgou. "Per ora è stata solo un’élite ad averli, a cominciare da certi alti prelati della Chiesa ortodossa, in Grecia e nei Balcani”. Comunque sia, a cercare di ingraziarsi le pecorelle più o meno smarrite del gregge ortodosso sono soprattutto i politici.
Il premier conservatore Mitsotakis, al potere dal 2019, fin dall’inizio della pandemia è stato cauto nell’imporre controlli ai fedeli che andavano in chiesa. Nella primavera 2020 aveva sì chiuso i luoghi di culto per impedire assembramenti, ma in seguito non è stato difficile entrare in una parrocchia greca e vedere il sacerdote che dava la comunione con lo stesso cucchiaino di vin santo a tutta la fila dei fedeli, dai vecchi ai bambini. “In effetti le autorità hanno chiuso un occhio su questa pratica pericolosa" sottolinea il teologo Steiris. "Eppure nella lunga storia della Chiesa ci sono già state epidemie, durante le quali ai fedeli veniva proposto di prendere da soli, e non dalle mani del pope, il pezzo di pane benedetto e intingerlo nel vino santificato”. L’opposizione di centro sinistra accusa il governo di non fare rispettare misure anti covid nelle chiese per fini elettorali.
A cominciare da quest’estate, quando Mitsotakis, fra i primi leader in Europa a imporre il green pass, non aveva incluso il controllo del certificato su chi andava a messa. “Non si può mettere sullo stesso piano parrucchieri e luoghi di culto!” aveva replicato il premier alle proteste di Alexis Tsipras, leader del movimento riformista Syriza, alla guida del Paese fra il 2015 e il 2019. “Evidentemente, Tsipras non ha mai sentito il bisogno di accendere un cero in chiesa, altrimenti capirebbe”. In realtà anche l’ateo Alexis, unico primo ministro nella storia ellenica a non avere giurato sulla Bibbia fedeltà allo stato, da tempo ha moltiplicato le visite a luoghi religiosi, facendosi immortalare in fotografie con l’Arcivescovo di Atene Ieronimos e con il Patriarca ecumenico Bartolomeo.
Solo ora, a partire dal 21 novembre, all’approssimarsi di Natale e con l’impennata della pandemia, il governo si è deciso a chiedere un test rapido all’ingresso nelle chiese, che si prevedono affollate. “Ma chi controllerà i certificati? La Chiesa no di certo, non abbiamo personale a sufficienza. Dovrebbero esserci controlli da parte della polizia”, ha lanciato l’allarme il Metropolita di Dodoni Chrysostomos, lo stesso prelato che da tempo chiede di imporre l’obbligo vaccinale ai popi no vax in quanto dipendenti pubblici, visto che in Grecia i sacerdoti ricevono lo stipendio dallo Stato. La risposta del portavoce di governo è stata incerta, alludendo a vaghi controlli a campione. In compenso, solo tre giorni dopo il decreto con le ultime misure anti-Covid, è scomparsa la prevista multa per i sacerdoti che permettono a fedeli privi di test di entrare in chiesa. È rimasta solo quella di 300 euro per i fedeli.
Quanto a imporre l’obbligo vaccinale, nessun partito finora lo caldeggia. I no vax ellenici sono trasversali: secondo un recente sondaggio dell’Istituto Marc, 18,8 elettori di Syriza su cento sono contrari a immunizzarsi, seguiti dai 18,6 della destra nazionalista e ultraortodossa di Elliniki Lysi, dai 12,2 di Nuova democrazia, il partito di Mitsotakis, il quale punta ad attirare i voti a destra del proprio schieramento. Nemmeno alle forze armate e ai poliziotti, che dovrebbero controllare i test, è stato imposto il vaccino.
Fra tanta confusione, i cittadini seguono i diagrammi dell’epidemia impauriti. Le messe di Natale si avvicinano. Basteranno le preghiere a scongiurare un nuovo lockdown?