In piena crisi di consensi, il partito socialista greco 'Pasok' propone un referendum sul Trattato di Lisbona. Kostas Simitis, ex premier e fondatore del partito, è profondamente contrario. Il capo dell'opposizione e leader del Pasok, George Papandreu, decide allora di espellerlo
"I referendum nuocciono gravemente alla salute dell'Europa" titola il quotidiano greco "To Vima", riferendosi alla vittoria dei "no" al Trattato di Lisbona in terra d'Irlanda. Ma nella politica ellenica, la proposta di un referendum analogo da parte del Pasok (Movimento socialista Panellenico) ha portato più che mai a galla il grave stato di malattia del partito guidato da George Papandreu, all'opposizione dal 2004 dopo la vittoria elettorale del centrodestra di Kostas Karamanlis. Da mesi i sondaggi mostrano un calo a picco della sua popolarità, nonostante che il governo conservatore stia in sella con una maggioranza risicatissima.
Che fare, allora? Trovare un capro espiatorio. Per ribadire la leadership di Papandreu, messa più volte in forse all'interno del partito dopo l'ultimo congresso socialista dello scorso novembre. E se capro espiatorio deve essere, che la vittima sia eccellente.
Così è stato: il siluro ha centrato Kostas Simitis, ex primo ministro di lungo corso, dal 1996 al 2004. Proprio colui che ha designato George Papandreu come successore alla guida del centro sinistra 4 anni fa, e che grazie alle misure economiche "lacrime e sangue" ha centrato l'obiettivo di portare la Grecia nell'euroclub fin dal 2000, è stato radiato dal gruppo parlamentare socialista. "Mangiare un pesce grosso tiene alla larga i pesci piccoli" ha riassunto ai giornalisti un collaboratore di Papandreu.
La cronistoria è questa. Il 12 giugno Simitis si é rifiutato di firmare la petizione per un referendum anti Trattato di Lisbona voluta dalla presidenza del Pasok. "Dissento" ha risposto l'ex premier, con una lettera rivolta al capo del partito ma diffusa contemporaneamente anche a giornali e canali televisivi. "Non firmo anche se il Trattato non è perfetto, perché ratifica un'Europa a due velocità mentre dovrebbe rafforzare sempre più l'unione politica ed economica di tutti gli stati membri. Però il Trattato apre nuove strade in questa direzione. E rigettarlo, indebolirebbe la posizione della Grecia nell'Unione Europea".
Papandreu non aspettava altro: lo dimostra il fatto che non si è limitato a richiamare all'ordine il dissidente, ma l'ha subito buttato fuori dal gruppo parlamentare per indisciplina. Il suo entourage, nell'analisi dei retroscena della crisi pubblicata dal quotidiano "Eleftherotypia", mormora che a mandarlo su tutte le furie è stato l'accenno, nella lettera di Simitis, al cambiamento di rotta sulle questioni europee da parte di Papandreu rispetto ai governi precedenti targati Pasok, di cui anche Papandreu faceva parte in qualità di ministro degli Esteri. Come dire: non hai raccolto la mia eredità. Sei un ex delfino che ha tradito il suo mentore.
In questa, che ha tutta l'aria di una "vendetta familiare" intrapartitica, l'Europa c'entra davvero? Il motivo ufficiale del referendum proposto dal Pasok, proposta bocciata il 18 giugno dal parlamento ellenico con 152 voti contro e 146 a favore, è che "i cittadini sono il cuore della politica socialista. Con questa consultazione, sarebbero informati sugli sviluppi che li riguardano". Una mossa più simbolica che concreta. Proprio il giorno precedente alla bocciatura del referendum, lo stesso Pasok ha ratificato, infatti, il Trattato di Lisbona insieme alla maggioranza del Parlamento ellenico. Schizofrenia?
Gli analisti pensano che entrambe le scelte, quella pro-referendum e l'allontanamento di Simitis, siano dettate dal disperato bisogno di uscire dalla crisi di popolarità in cui versa il Movimento fondato da Andreas Papandreu, padre di George, e dallo stesso Simitis nel 1974, all'indomani della caduta del regime dei colonnelli. Una strategia in due mosse.
La prima: sottoporre il trattato a un referendum (che avrebbe dovuto svolgersi dopo la sua ratifica in Parlamento), per raccogliere consensi a sinistra. Perché anche il partito comunista KKE era a favore del voto popolare sul Trattato "Per schierarci al fianco dei fratelli irlandesi e per mandare all'Europa dei monopoli un messaggio di resistenza e disobbedienza" hanno dichiarato i suoi leader nei comizi.
E in una Grecia che registra il più alto tasso d'inflazione dell'Ue, e il maggiore malessere dei ceti medio bassi dovuto al rincaro dei prezzi, dire - come ha fatto il Pasok - che "i cittadini sono al centro della nostra politica, ed è giusto che siano più informati degli sviluppi che li riguardano", fa comunque scena.
La seconda: l'espulsione di Simitis, invece, esprime il bisogno di Papandreu di presentarsi come un leader forte. Forse, però, il capo del Pasok non ha fatto bene i suoi conti: secondo un'indagine pubblicata ieri l'altro dal quotidiano "Kathimerini", un elettore socialista su due è contrario alla cacciata dell'ex primo ministro, il quale fra l'altro non ha escluso di fondare un proprio partito. Sarebbe il colpo di grazia per il Pasok, che non riesce a riemergere da una crisi che dura da 4 anni. Neppure la disastrosa gestione da parte del governo Karamanlis dell'emergenza incendi che nell'estate 2007 ha devastato il Paese, ha fermato l'emorragia di consensi per i socialisti. All'interno del Movimento socialista panellenico, ora si cerca di ricomporre lo strappo. L'Europa, intanto, sta a guardare.