Lunedì, Micheal Steiner, 'governatore' del Kossovo, aveva annunciato l'inizio dei negoziati tra governo serbo e governo albanese su 'questioni concrete'. Ma il cammino non è certo facile e le parti sono ancora 'muro contro muro'.
Sembra molto difficile per l'amministrazione internazionale del Kossovo mantenere l'entusiasmo che si respirava nei corridoi lunedì scorso, quando Micheal Steiner ha annunciato l'inizio del dialogo tra Pristina e Belgrado su questioni da lui definite 'concrete'. Le prime reazioni negative sono arrivate da Belgrado: l'invito di Steiner rivolto al Primo ministro Djindjic ed al suo vice Covic non è stato rifiutato, ma sono stati richiesti dei cambiamenti nell'agenda di un possibile incontro. In una lettera inviata da Nebojsa Covic al massimo rappresentante dell'UNMIK si chiarisce come il governo serbo, prima di passare all'agenda proposta da quest'ultimo, si aspetta che vengano pienamente implementati gli accordi già sottoscritti in precedenza. E cioè ritorno degli sfollati, decentralizzazione, libertà di movimento e amministrazione serba nel nord di Mitrovica.
Il quotidiano Koha Ditore ha pubblicato un articolo nel quale si fa una panoramica sulle resistenze sollevate dalla proposta di Steiner. Secondo il quotidiano kossovaro, il primo ministro Rexhepi ed Hashim Thaci, leader del PDK, sarebbero stati aspramente criticati dai propri colleghi di partito per aver firmato con Steiner un accordo preliminare che ha poi portato alle dichiarazioni di lunedì. Accordo che avrebbero sottoscritto anche i rappresentanti dell'LDK di Rugova mentre l'AAK, il terzo partito per ordine di grandezza, guidato da Ramush Haradinaj, si sarebbe opposto a qualsiasi forma di dialogo con Belgrado.
"La questione che non sarà sottoposta a nessun tipo di negoziazione è quella in merito allo status finale, all'indipendenza del Kossovo. Qualsiasi passo in questa direzione implicherebbe il rischio di accettare qualcosa in meno dell'indipendenza, di andare contro l'evidente volontà di sovranità dei due milioni di cittadini del Kossovo, un tradimento del voto espresso da almeno un milione di questi. Il Primo ministro, il Presidente dell'Assemblea, possono liberamente parlare dell'importazione della Slivovica o dell'esportazione della grappa Rahovec ma non possono in nessun modo negoziare l'indipendenza. Tutti sanno che negoziare significa arrivare ad un compromesso. E proprio un compromesso potrebbe essere l'offerta pre-elettorale di Djindjic: qualcosa in più dell'autonomia e qualcosa in meno dell'indipendenza. Questo significherebbe però rimanere all'interno della cornice dell'Unione Serbia Montenegro. Per questo occorre stare attenti".
Queste ultime sono le parole di Ernest Luma, portavoce dell'AAK, pubblicate su Epoka e Re, che hanno chiarito la piattaforma programmatica dell'AAK in merito a possibili negoziati con Belgrado. L'AAK esprime due ministri all'interno del governo kossovaro e sembra che la recente dichiarazione del governo, nella quale si afferma che eventuali negoziati con Belgrado debbano essere intrapresi non prima di un voto in merito dell'Assemblea kossovara siano arrivati solo dopo intensi colloqui con questi ultimi, promossi in particolare dai ministri del PDK.
La dichiarazione del governo sopramenzionata fa sì che l'iniziativa sia passata all'Assemblea con il rischio, assolutamente non remoto, che quest'ultima blocchi sul nascere qualsiasi tentativo di dialogo.