Tre donne rom. Dopo otto anni sono rientrate a Mahalla, quartiere rom di Mitrovica raso al suolo durante la guerra. Tra un passato da sfollate e un presente ancora precario. Una nostra traduzione
Di Sebiha Bajrami - Nevipe Kosov@
Selezione e traduzione a cura di Le Courrier des Balkans e Osservatorio sui Balcani
I politici che fanno visita ai rom nel loro quartiere di Mitrovica assicurano che il Kosovo sarà presto indipendente. Il primo ministro Agim Ceku ha aggiunto che il Kosovo indipendente rappresenterà un progresso per tutte le comunità che vi vivono e che nessuno dovrà avere dubbi in merito. "Noi ci auguriamo che tutti coloro i quali hanno lasciato il Paese rientrino in un Kosovo indipendente", ha aggiunto.
"La nostra vita a Kragujevac era molto difficile. Mio bisnonno viveva in questo quartiere, ed ora noi siamo di ritorno. Non è positivo però essere obbligati a rimanere sotto la protezione dei soldati internazionali, vogliamo essere liberi. Prima o poi questi soldati se ne ritorneranno a casa loro, e allora non sappiamo cosa ci accadrà. E poi speriamo che i nostri figli possano andare a scuola, è là che si prepareranno per il loro futuro", ci hanno raccontato alcune donne rom del quartiere.
Milikia, una donna di sessantatre anni, è rientrata da Subotica, in Vojvodina, col marito e con i suoi sei figli. Prima della guerra del 1999 viveva in questo quartiere e ora prova a ricostruirsi una vita. Abbiamo parlato con lei della sua nuova casa.
Eccoti nella tua nuova casa, come ti senti?
Milikia: Che dire, dopo la guerra in Kosovo, pieni di paura, abbiamo abbandonato le nostre case. E ora, otto anni dopo, siamo ritornati. Le nostre vecchie case non esistono più. Ma ci hanno offerto questo appartamento. Devo dire che abbiamo un po' paura a stare qui, abbiamo paura ci accada qualche cosa. Prego Dio che non ci accada niente e di non essere obbligati ad andarcene un'altra volta. Abbiamo ricevuto questi appartamenti, non sono così male, va bene.
Sei contenta di ritornare nel tuo quartiere dopo otto anni?
Milikia: Molto contenta. Prima non avevamo alcun rifugio, abitavamo in campi collettivi. E ora, grazie a Dio, stiamo bene. Mio bisnonno viveva qui, e noi siamo ritornati a casa.
Come vi guadagnate da vivere?
Milikia: E' difficile, molto difficile. E' vero che ci hanno offerto questi appartamenti, ma come facciamo se non abbiamo lavoro? Io, per esempio, avrei bisogno di una macchina da cucire, per lavorare e guadagnarmi da vivere. Ci hanno promesso aiuti regolari, ma per il momento non si è visto niente. Ma qualsiasi cosa accada quello che a noi serve ora è la libertà, nient'altro.
Un'altra donna si avvicina a noi per ascoltare la conversazione con Milikia.
Stiamo parlando con Milikia della sua vita, prima e ora ... Cosa ci puoi raccontare della tua?
Xhanxhia: Che dire? E' stato molto difficile per noi la vita in Serbia. Non era una vita. Ringrazio l'organizzazione che ha costruito questi appartamenti per noi e che ha organizzato il ritorno in questo nostro quartiere rom. Qui, c'è la mia famiglia.
Che piani avete per il futuro? Nessuno di voi lavora ...
Xhanxhia: E' vero. Quando ci siamo spostati in questi nuovi appartamenti ci hanno promesso tre mesi di aiuti alimentari. Questa promessa non è stata rispettata. Come facciamo a vivere se non abbiamo lavoro? E' vero che ci hanno regalato delle stufe a legna e che abbiamo la corrente elettrica, ma non sappiamo cosa faremo in futuro. Non riceviamo più le nostre pensioni, e non abbiamo nulla.
Ricevete le pensioni a Belgrado?
Xhanxhia: Ho ricevuto la mia pensione solo per un anno, poi è stata tagliata. Non sappiamo che fare, abbiamo iniziato a cercare cose nella spazzatura perché abbiamo fame e non abbiamo niente da mangiare. E' per questo che imploro Dio che ci dia la libertà in Kosovo, e perché non ci sia più guerra. Siamo tutti uguali, fatti di carne e sangue.
Si avvicina Aichia. Anche lei è appena ritornata nel suo quartiere dopo otto anni passati a Kragujevac.
Dopo essere stata a Kragujevac siete ritornata nel vosro vecchio quartiere. Siete contenta?
Aichia: Certamente! Sono molto felice. La nostra vita a Kragujevac era molto difficile. L'organizzazione DRC ci ha donato cucine ed altri aiuti. Vorrei però dire che noi siamo abituati a vivere in case con un giardino e non in questi edifici con più piani. Ci servirebbe inoltre un miglior acesso ai servizi sanitari, per non essere obbligati ogni volta a recarci a Mitrovica nord, è troppo lontana per i malati.
Come fate per i generi alimenari visto che nessuno di voi ha un lavoro?
Aichia: Quando siamo arrivati qui ci hanno detto che avremmo ricevuto dei generi alimentari. E a volte, ce ne danno. Facciamo il giorno prima delle liste di ciò di cui abbiamo bisogno. Ma poi meno della metà di ciò che abbiamo chiesto arriva veramente fino a noi. Da questo punto di vista non si può certo dire le cose vadano bene. Evidentemente qualcuno si sta arricchendo sulle nostre spalle. A volte non abbiamo né la corrente elettrica né l'acqua.
Qual'è la situazione in merito alla sicurezza nel quartiere?
Aichia: La nostra casa è in fondo al quartiere. La polizia del Kosovo è nel quartiere 24 ore su 24. E ci sono anche i soldati danesi e francesi della KFOR. Ciononostante non è positivo essere protetti tutto il tempo dai soldati, vogliamo essere liberi. Prima o poi i soldati se ne ritorneranno a casa, e allora non sappiamo cosa ci accadrà.