La leadership albanese-kossovara teme che il dialogo diretto con Belgrado possa indebolire le proprie posizioni. Un articolo tratto da IWPR e tradotto dall'Osservatorio sui Balcani.
I politici a Pristina temono che l'apertura dei negoziati con la Serbia possa significare una tutela internazionale affievolita ed un maggior peso dato alle posizioni espresse a Belgrado.
Il dialogo dovrebbe iniziare prima o poi già quest'estate, come annunciato al vertice del Consiglio europeo tenutosi a Salonicco lo scorso giugno.
Ma se i paesi membri dell'UE hanno definito i negoziati che si stanno per avviare come un passo fondamentale nella direzione di allentare le tensioni tra serbi ed albanesi in Kossovo, le due parti coinvolte nei dialoghi sembrano essere fortemente apprensive non riuscendo ancora a comprendere dove questi ultimi potrebbero portare.
A Pristina si è particolarmente nervosi.
Tutti i politici appartenenti alla comunità albanese non transigono sull'indipendenza della regione. Solo le pressioni internazionali li hanno spinti al tavolo delle negoziazioni con i serbi. Ora temono che, a questo tavolo, potrebbero trovarsi obbligati a fare qualche passo indietro rispetto alle posizioni espresse sin dal 1999.
Una fonte che ha voluto rimanere nell'anonimato, componente del gabinetto del Primo ministro del Kossovo, ha dichiarato ad IWPR che la delegazione kossovara non voleva avviare i negoziati con Belgrado sino a quando non fosse stabilito lo status finale del Kossovo.
"Adesso rischiamo di avviarci ai negoziati in una posizione di inferiorità. La Serbia è uno Stato, il Kossovo no", ha affermato quest'ultima.
I timori della delegazione di Pristina è che i dialoghi incombenti rappresentino il cuneo attraverso il quale la Serbia potrà reimporre la propria autorità sulla regione. Ci si preoccupa che le potenze occidentali, impazienti di definire lo status della regione, possano utilizzare queste negoziazioni per legare il Kossovo e la Serbia in una sorta di confederazione leggera, seguendo le linee alla base del recente accordo che ha portato all'Unione Serbia - Montenegro.
E questo è percepito come un anatema dalla maggior parte degli albanesi del Kossovo.
La fonte anonima di IWPR ha condiviso queste preoccupazioni affermando che, agli occhi dell'opinione pubblica del Kossovo, un eventuale fallimento del dialogo sarebbe percepito paradossalmente come un pieno successo della delegazione.
Preoccupazioni simili sono state espresse alla fine di giugno dal Primo ministro del Kossovo Bajram Rexhepi, che ad alcuni media austriaci ha dichiarato come gli albanesi fossero ostili al dialogo con Belgrado temendo che la comunità internazionale lasciasse alla piena autonomia delle due parti la definizione dello status finale della regione.
Gli albanesi ritengono che negoziati diretti rischiano di favorire le posizioni serbe. Il sospetto è che l'UE stia aumentando le proprie inclinazioni per Belgrado negli ultimi mesi. Il principale indiziato in questo è il Rappresentante UE per la politica estera Javier Solana.
Ulteriori conferme in questa direzione sono state colte nel mancato smantellamento delle istituzioni serbe parallele nel campo dell'educazione e della sanità create nel nord del Kossovo e gestite direttamente da Belgrado.
A minare la fiducia in Javier Solana è inoltre la convinzione che quest'ultimo non desideri irritare Belgrado in modo da non destabilizzare la nuova Unione Serbia Montenegro del quale è un dei principali artefici.
Alcuni rappresentanti albanesi hanno trovato prove della mano morbida di Solana nei confronti della autorità serbe anche al recente vertice di Salonicco quando quest'ultimo ha accolto con gran favore la volontà di Pristina e Belgrado di avviare dei negoziati senza nemmeno menzionare che i rappresentanti serbi avevano appena rifiutato la proposta albanese di tenere, in Grecia, un primo incontro informale affermando che "non avrebbero accettato di incontrare gli albanesi solo perché lo chiedeva Steiner".
Solana in quell'occasione ha ricevuto le dure critiche del presidente dell'Assemblea kossovara, Nexhat Daci, che lo ha accusato di assecondare Belgrado fallendo nell'imporre un incontro a Salonicco.
I nervi dei kossovari sono stati portati ad alta tensione anche dal recente arresto di Hashim Thaci, ex comandante della guerriglia ora leader di uno dei maggiori partiti del Kossovo. L'ex comandante dell'Uck è stato subito rilasciato senza che gli fosse imputato alcun capo d'accusa ma l'apparente fraintendimento ha innervosito i suoi colleghi a Pristina.
Il primo ministro Rexhepi ha descritto l'arresto come una "pericolosa provocazione che potrebbe portare ad un incremento della tensione nella regione".
Parlando subito dopo l'arresto Jakup Krasniqi, vicino a Thaci e membro anch'esso del Partito Democratico del Kossovo, ha dichiarto ad IWPR: "Non vedo perché gli albanesi dovrebbero avviare i negoziati con Belgrado se quest'ultimo non ritira le accuse rivolta agli ex membri dell'Uck".
Meno di una settimana prima dell'arresto a Budapest Thaci aveva dichiarato che aveva intenzione di viaggiare sino a Belgrado per avviare i negoziati.
Alcune dichiarazioni fatte dal vice-premier del governo serbo Nebojsa Covic suggeriscono che i rappresentanti serbi tenteranno con tutti i mezzi di testare la volontà albanese di avviare i negoziati. Covic ha richiesto che il Tribunale penale dell'Aja, l'UE ed i Ministero degli esteri e dell'interno serbi conducano un accurato controllo su tutti i nomi dei membri della delegazione kossovara, cosa che potrebbe lasciar fuori dalla porta Thaci.
Anche se le date dell'inizio dei colloqui non sono ancora state fissate il Ministro degli interni serbo Dusan Mihajlovic ha indicato che il mandato d'arresto che pende su Thaci potrebbe essere sospeso nel caso lui entrasse in Serbia quale membro di una delegazione ufficiale. Ma Mihajlovic ha anche tenuto a precisare che se entrasse nel Paese in qualsiasi altra forma verrebbe immediatamente arrestato.
Alcuni analisti hanno commentato che i politici kossovari potrebbero, almeno privatamente, aver accolto con favore la proposta di Belgrado a rispettare una serie di condizioni prima di avviare il dialogo poiché gli albanesi stessi si sentono ancora impreparati.
Augustin Palokaj, analista politico, in un commento pubblicato dal quotidiano kossovro Koha Ditore, ha avvertito che la mancanza di personale esperto nel governo kossovaro potrebbe nuocere alle negoziazioni. Ha sottolineato come molti dei Ministri che compongono il governo siano stati scelti con criteri esclusivamente politici spesso prescindendo dalle competenze messe in campo. Quale diretto risultato di questo Palokaj teme che, ancora una volta, la comunità internazionale possa imporre proprie decisioni a prescindere dai negoziati in atto.
La portavoce UNMIK Simon Haselock ha dichiarato ad IWPR che vi sarebbe il pericolo che entrambe le parti entrino nel negoziato "con troppi bagagli" e finiscano per concentrarsi su questioni caratterizzate da forte emotività piuttosto che sulla sostanza delle cose. "Se si concentreranno sul simbolismo falliranno", ha affermato Haselock.