La linea politica della Serbia che ha spinto i serbi del Kosovo a boicottare il loro governo locale sta creando dissenso tra i leader locali serbi e ha portato allo storico annuncio dell'SLKM guidato da Ivanovic di una sua possibile partecipazione all'Assemblea del Kosovo
Di Arben Qirezi per Balkan Crisis Report no. 566 , 22 luglio 2005, (tit. Orig.: "Kosovo Serbs announce break with Belgrade")
Traduzione per Osservatorio sui Balcani di: Letizia Gambini
Una frattura si è aperta tra il governo serbo e i leader dei serbi del Kosovo dopo che uno di questi ultimi ha dichiarato che avrebbe partecipato all'assemblea locale dominata dagli albanesi a dispetto delle indicazioni di Belgrado.
La posizione della Serbia è netta: nessuna partecipazione senza garanzie. Come ha affermato recentemente il Presidente della Serbia, Boris Tadic, "La Serbia sta chiedendo una più attiva partecipazione alla comunità internazionale e più garanzie per i serbi alle autorità locali. Senza questi presupposti, non avrebbe senso per i serbi partecipare nelle istituzioni del Kosovo".
Tadic ha dichiarato questo dopo aver incontrato l'inviato ONU, Kai Aide, che aveva cercato invano di spingere le autorità serbe a persuadere i serbi del Kosovo a partecipare attivamente nelle istituzioni locali.
Ma Oliver Ivanovic, capo del "Srpska Lista za Kosovo i Metohiju" (SLKM), ora afferma di temere che la Serbia stia facendo di questa faccenda una questione di orgoglio, trascurando gli interessi reali dei serbi del Kosovo.
"Tutto questo si sta facendo... per dispute interne," ha dichiarato questa settimana. "Queste discussioni potrebbero costare molto ai più di 100.000 serbi che hanno deciso di rimanere in Kosovo."
Ivanovic ha annunciato che il suo gruppo prenderà gli otto seggi che ha ottenuto, e mai occupato, nell'Assemblea del Kosovo. Inoltre, formalizzerà la propria decisione di unirsi al governo nei prossimi giorni.
L'annuncio determina una netta frattura con la linea politica del SLKM, che era prima caratterizzata dalla volontà di lasciare tutte le grandi decisioni a Belgrado.
Su suggerimento del governo della Serbia, la maggior parte dei serbi del Kosovo ha boicottate le elezioni per l'Assemblea dello scorso ottobre.
Sono andati a votare meno di 1000 serbi. L'SLKM e la Lista Civica Serba (CLS) ha ottenuto i 10 seggi che erano stati assegnati alla comunità serba, senza tenere conto dei voti effettivi.
Il CLS guidato da Slavisa Petkovic, che ha ottenuto due dei dieci seggi, ha partecipato fin da subito all'Assemblea e ha preso anche il Ministero per i Ritorni e le Comunità.
Il governo del Kosovo ha come priorità il programma dei ritorni e Petkovic si è trovato così a dover amministrare il budget ministeriale più grande: oltre 14 milioni di euro nel 2005 soltanto.
Il Ministro dell'Agricoltura, che era anch'esso riservato ai serbi del Kosovo, è invece rimasto senza ministro, perchè l'SKLM ha deciso di continuare a seguire il programma di boicottaggio suggerito da Belgrado.
Sebbene la struttura ONU per il governo del territorio, Constitutional Framework for Kosovo, abbia affermato che i rappresentanti che mancano dall'Assemblea per più di sei mesi dovrebbero essere destituiti, la missione ONU in Kosovo (UNMIK) si è rifutata di attuare questa azione, sperando chiaramente che l'SLKM avrebbe prima o poi cambiato idea.
Nel frattempo Petkovic ha criticato l'UNMIK per aver dato così tanta importanza all'SLKM invece di consentire al CLS, "che ha dimostrato una buona volontà alla cooperazione con le istituzioni, di prendere i seggi vacanti rimanenti nell'Assemblea e nel governo".
Alcuni osservatori hanno sostenuto che la precedente posizione di Ivanovic, che prevedeva il fatto che l'SLKM non avrebbe potuto prendere alcuna decisione a proposito della sua partecipazione nelle istituzioni del Kosovo senza l'approvazione della Serbia, fosse in realtà una tattica che aveva come obiettivo di massimizzare la posizione della Serbia e assicurare a Belgrado un ruolo centrale nelle trattative finali per l'assetto della regione.
"Belgrado contava sul fatto che un boicottaggio prolungato dei serbi del Kosovo avrebbe rinforzato la tesi che i serbi abbiano bisogno della loro organizzazione di self-government nel Kosovo," affrerma Bekim Kastrati, analista politico di Pristina.
"D'altra parte all'SLKM, come gruppo politico sponsorizzato da Belgrado, è mancata la forza interna per poter prendere delle decisioni da soli."
Ma le ultime dichiarazioni di Ivanovic suggeriscono che queste previsioni hanno perso la loro forza iniziale.
La Serbia ha sofferto una grande perdita di prestigio durante l'anno scorso dopo che la comunità internazionale ha rifiutato il suo piano di formare cinque province autonome serbe in Kosovo, collegate l'una a l'altra da corridoi.
Nell'attuale situazione di stallo è emerso chiaramente il fatto che Belgrado stia al momento semplicemente rinforzando la sua posizione alle spese dei serbi del Kosovo, la cui dipendenza da Belgrado ha privato di una voce credibile.