Si sono incontrati per la terza volta. Senza risultati concreti. Ai negoziati di Vienna sullo status del Kosovo la delegazione serba e quella albanese non trovano l'accordo sul tema del decentramento. Se ne riparla agli inizi di maggio
Albanesi e serbi non sono riusciti a raggiungere alcun accordo in merito al progetto di decentramento al terzo round degli incontri di Vienna. E non è stata una sorpresa dato che, come aveva già in qualche modo annunciato Albert Rohan, uno dei mediatori internazionali, nelle settimane scorse a Pristina le due parti stavano su posizioni molto distanti.
Da parte del governo serbo si è chiesto di creare municipalità nelle aree abitate in maggioranza da serbi che abbiano forte autonomia, istituzioni proprie e possibilità di ricevere sostegno finanziario anche dalla stessa Belgrado. Da parte albanese questa proposta è stata ritenuta inaccetttabile perché rischierebbe di portare alla divisione del Kosovo.
Con questo ulteriore incontro a Vienna si sta entrando nel vivo delle questioni. E per questo la tensione sale. Cattive notizie sono arrivate ancor prima che le parti si incontrassero al tavolo dei negoziati. La delegazione serba in un incontro con il mediatore designato dall'ONU Martti Ahtisaari ha espresso la propria insoddisfazione in merito alla bozza di progetto di decentramento stesa dallo stesos Ahtisaari accusandolo di aver cambiato le carte in tavola dopo che un accordo con loro era già stato raggiunto.
Il braccio destro di Ahtisaari, Albert Rohan, ha spiegato che la loro intenzione era quella di "garantire alle municipalità serbe il maggior livello di competenze ed autonomia, così come previsto da numerose costituzioni europee". Rohan ha proposto la creazione di municipalità nelle aree abitate al 70-80% da serbi ma non si è espresso sul numero di queste municipalità. Ha inoltre annunciato che sarà possibile per queste municipalità creare delle relazioni istituzionali tra loro, riconosciute formalmente. "Ma questo non significa la creazione di un'Entità speciale", ha tenuto a chiarire. Ciononostante dalla delegazione albanese questa parte del documento è stata ritenuta inaccettabile.
Solo tre delle otto pagine del documento sul decentramento aministrativo sono state discusse durante il terzo round dei colloqui. "Questo documento in realtà è il secondo dei quattro passaggi del progetto di Belgrado per dividere il Kosovo" ha dichiarato ad Osservatorio l'ex premier kosovaro Bajram Rexhepi. A suo avviso il primo passo sarebbe la creazione di municipalità serbe, il secondo la loro unione, il terzo un referendum che porterebbe diretto alla separazione dal territorio kosovaro.
Sandra Raskovic-Ivic, designata dal governo serbo per relazionarsi con la comunità serba del Kosovo, sta insistendo dal canto suo in questi giorni sul fatto che Belgrado dovrà essere direttamente responsabile per quanto riguarda il settore sanitario e scolastico delle municipalità abitate in maggioranza da serbi. "Pristina vuole imporre i programmi scolastici e la gestione del settore sanitario ma noi non lo vogliamo. Ovvio che altre competenze saranno direttamente dell'amministrazione locale, in collaborazione sia con Belgrado che con Pristina. Ma per quanto riguarda il settore dell'educazione e sanitario il ruolo di Belgrado dev'essere predominante".
Anche la delegazione kosovara reagisce al documento presentato dai mediatori internazionali. Uno dei suoi membri, Lufti Haziri, ha dichiarato che la proposta kosovara per il decentramento contiene tutte le garanzie necessarie per la comunità serba. "Il documento invece che Rohan ci ha proposto lascia aperta l'opzione che i serbi vivano una vita pubblica separata dalla nostra e che si instauri un terzo livello di potere in Kosovo", ha aggiunto Enver Hoxhaj, altro membro della delegazione kosovara interpellato da Osservatorio.
Secondo quest'ultimo il fatto che le municipalità possano essere finanziate da Belgrado e che possano anche gestire la formazione superiore è inaccettabile. Hoxhaj chiarisce che in nessuno stato europeo le università sono competenza delle amministrazioni locali. "Vi sono molti paesi "madre" che desiderano finanziare le proprie minoranze, ma queste questioni passano attraverso il potere centrale" ha aggiunto "accetteremo qualsiasi cosa che però passi attraverso il governo del Kosovo, perchè altrimenti si rischia la frammentazione e la deformazione del potere".
Ma non era solo la delegazione kosovara ad essere insoddisfatta della proposta di quella serba ai negoziati di Vienna. Uno tra i principali leader dei serbi del Kosovo, Oliver Ivanovic, si è dichiarato pessimista in merito ai negoziati sul decentramento accusando Belgrado di non rappresentare adeguatamente gli interessi della comunità serba del Kosovo. "La delegazione di Belgrado non conosce in modo adeguato la realtà che noi viviamo tutti i giorni. E' per questo che ho più volte insistito nel far parte di questa delegazione". Per Ivanovic è più difficile per gli albanesi accettare le richieste che arrivano da Belgrado piuttosto che quelle che arrrivano dai serbi del Kosovo.
In ogni caso i media del Kosovo hanno accusato Ahtisaari affermando che il suo piano per il decentramento porta alla divisione etnica e territoriale del Kosovo. "Il Kosovo etnico di Ahtisaari", il titolo di uno dei principali quotidiani del Kosovo. Se ne riparlerà, a Vienna, agli inizi di maggio.