Tensione nel nord del Kosovo. Unità speciali del governo di Pristina cercano di prendere il controllo di alcuni valichi con la Serbia, provocando la reazione della popolazione. Un poliziotto albanese è stato ucciso. Sul posto si stanno svolgendo negoziati, in una situazione di crescente confusione. La Serbia chiede una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU

27/07/2011 -  Luka Zanoni

La situazione in Kosovo ritorna incandescente, dopo che la sera del 25 luglio il governo di Hashim Thaci ha ordinato alle forze speciali di polizia kosovare di prendere il controllo di due punti di frontiera con la Serbia. Le forze speciali hanno cercato di insediarsi a Brnjak e Jarinje, nella parte settentrionale del Kosovo, suscitando le forti proteste dei serbi di Leposavić, Rudare e Zubin Potok, che hanno bloccato le strade per impedire l’accesso dei militari kosovari. Ci sono stati incidenti nella notte tra il 25 e il 26 luglio che hanno portato all’uccisione (sembra per uno sparo di un cecchino, secondo B92) di un poliziotto kosovaro.

La Kfor è intervenuta per riportare la calma. Il comandante della forza multinazionale, Erhard Bühler, è riuscito a negoziare tra ieri e oggi il ritiro della forze speciali. Rimangono tuttavia i blocchi sulle strade nelle zone controllate dai serbi.

Rimosso Reshat Maliqi

Prima dell’azione della forze speciali, Hashim Thaci ha rimosso senza spiegazioni il capo della polizia kosovara, Reshat Maliqi. Una fonte interna ad Eulex, che ha preferito rimanere anonima, ha spiegato che “Maliqi era uno dei pochi interlocutori con cui si poteva dialogare bene. Evidentemente era contrario all’azione progettata da Thaci ed è stato rimosso”.

L'Unione europea ha condannato l'operazione. L’Alto rappresentante per la politica estera Catherine Ashton ha chiesto che venga riportata subito la pace. Fernando Gentili, Alto rappresentante in Kosovo, ha dichiarato alla radio KiM: “L’azione di stanotte (25 luglio) da parte del governo kosovaro non è stata di aiuto. È stata portata a termine senza consultazioni con la comunità internazionale e l’Ue non la sostiene”.

Il Primo ministro Hashim Thaci ha dichiarato che la decisione del governo kosovaro “di portare il controllo e la legge al nord del Kosovo è basata sulla Costituzione kosovara”. Thaci, che considera il nord del Kosovo come “un buco nero”, ha precisato che l’azione non va interpretata come un attacco ai serbi locali ma che si è trattato di “un’azione per portare ordine e legge nei punti di passaggio 1 e 31. Per riportare la legge sull’intero territorio del Kosovo”.

Il presidente serbo Boris Tadić ha subito precisato che la Serbia non ha alcuna intenzione di fare un’altra guerra. Invitando alla calma e al dialogo, Tadić ha precisato che “la cosa più difficile è battersi per la pace, e la più facile propendere di nuovo per la guerra e le violenze”, riferendosi anche a quei partiti serbi che vorrebbero riaprire il conflitto per il Kosovo. La Serbia ha chiesto una seduta straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

Sempre secondo il funzionario di Eulex, ora c’è il rischio che la polizia kosovara, dopo il funerale del poliziotto ucciso, che si terrà domani, cerchi di nuovo di riprendere il controllo del nord del Kosovo. Secondo notizie di agenzia, inoltre, elicotteri della Kfor hanno trasportato doganieri kosovari ai punti di frontiera nel nord del Kosovo.

La scintilla

Da giorni la situazione al Nord del Kosovo era tesa. La scintilla che ha innescato la tensione di questi giorni si può far risalire alla decisione della Serbia di non riconoscere i bolli doganali della Repubblica del Kosovo. Una fonte di Eulex a Pristina ci ha confermato che l’Unmik aveva dato il via libera al governo kosovaro per poter usare quei bolli, perché in accordo con la Risoluzione 1244. Al rifiuto della Serbia è seguito, per reciprocità, l’embargo del Kosovo per le importazioni serbe il 20 luglio scorso. Lo scambio commerciale tra la Serbia e il Kosovo, secondo i dati della Camera di commercio di Belgrado, lo scorso anno è stato di 395,23 milioni di dollari, dei quali 391,2 sono le importazioni che dalla Serbia raggiungono il Kosovo, e 4 milioni di dollari sono le esportazioni kosovare verso la Serbia. Nei primi mesi del 2011 lo scambio commerciale tra Serbia e Kosovo ha registrato un aumento del 16,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

I beni più esportati dalla Serbia verso il Kosovo sono energia elettrica (41,2%), farina, zucchero, materiale edile, cibo, nafta, medicine. Decine di camion provenienti dalla Serbia nei giorni scorsi stazionavano nei punti della linea amministrativa senza poter entrare in Kosovo. Una trentina oggi ha fatto ritorno in Serbia dopo quasi una settimana di attesa.

Non è la prima volta che il governo Kosovaro dopo la dichiarazione di indipendenza del 2008 ha tentato di riprendere il controllo del nord del paese. Secondo la nostra fonte “Eulex è riuscita ad impedirlo ogni volta, ma questa volta hanno fatto da soli”. Si tratta infatti del primo tentativo serio di prendere il controllo della parte settentrionale del paese da parte del governo di Pristina.