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In Kosovo, i dipendenti dei sempre più numerosi centri commerciali, lavorano in condizioni disumane. Un reportage

21/08/2017 -  Besnik Boletini

(Pubblicato originariamente da Le Courrier des Balkans il 10 agosto 2017)

In Kosovo i dipendenti che lavorano in esercizi commerciali di grande dimensione hanno vita dura. Molti di loro non hanno alcun contratto, accumulano straordinari senza che questi vengano loro pagati ed alcuni hanno un solo giorno di riposo ogni due settimane. Lavoratori che non godono né di ferie né del fine settimana, il loro quotidiano è un lavorare senza fine.

B.H. è una studentessa, lavora da tre anni in uno dei più grandi supermercati di Pristina per pagarsi gli studi. “Non è che il mio lavoro mi incanti, ma devo guadagnare dei soldi. Non veniamo trattati bene dalla direzione e dobbiamo fare più ore di quelle concordate. Ho lavorato per più di un anno senza contratto, poi mi hanno fatto un contratto per soli tre mesi. Nessuno rispetta le ore di contratto, né le ferie e neppure le indennità di licenziamento. Alcuni vengono licenziati senza ragione”. Come altri lavoratori di questi centri commerciali, B.H. non ha mai cercato di contattare l'Ispettorato del lavoro, di cui nessuno si fida. “Siamo pagati 250 euro al mese, non vale la pena avviare procedure amministrative complesse. Anche nel caso il datore venisse condannato, ti licenzierebbe comunque”.

Anche A.D. Lavora da più di un anno in un supermercato della capitale. Senza contratto, viene pagata ogni tanto in contanti e rischia sempre di venir licenziata. “Quando ho cominciato non ho avuto un giorno di riposo se non dopo un mese. Mi è stato detto che era normale all'inizio. Ora abbiamo un giorno di riposo ogni due settimane. E se ci assentiamo per le festività, dobbiamo poi lavorare il doppio per recuperare le ore perse. Se ci prendiamo dieci giorni di vacanza, non veniamo pagati e facciamo poi ore in più quando nuovi prodotti devono essere messi sugli scaffali”, racconta.

Secondo A.D. quando gli ispettori fanno le loro visite i dipendenti senza contratto vengono allontanati. “Quando è arrivato l'ispettore sono rimaste solo le due, tre persone che hanno un contratto. L'ispettore si è detto sorpreso che un supermercato così grande avesse così pochi dipendenti”, racconta. Secondo la procedura prevista gli ispettori debbono comunicare un mese in anticipo la loro visita.

“Quando mi hanno assunta mi avevano promesso 250 euro al mese ma alla fine del primo mese me ne sono stati dati solo 170 euro: i primi dieci giorni di lavoro non erano stati considerati perché reputati di 'formazione'”, spiega A.M, un'altra ragazza. “Il secondo mese ho ricevuto 200 euro, il terzo 225”. A.M. Dettaglia allo stesso modo i maltrattamenti e le minacce ricevute dalla direzione: “Il gestore ha iniziato a trattarmi male dal secondo giorno di lavoro. Mi faceva riempire inutilmente secchi d'acqua quando non c'erano clienti pur di farmi fare qualche cosa”.

E' cinque anni che L.G. lavora in un supermercato alla periferia di Pristina, senza alcun contratto. “Arriva gente nuova in continuazione, il capo licenzia quando è di cattivo umore. Alla fine dell'anno veniamo tutti multati dai 20 ai 50 euro per 'errori' che dicono che abbiamo commesso. La direzione trova continue scuse. Se si somma il denaro raccolto in questo modo in tutti i supermercati del Kosovo la cifra assume connotati rilevanti!”.

La situazione è quindi particolarmente allarmante. Sembra esserne ben consapevole Jusuf Azemi, presidente del Sindacato indipendente per l'artigianato e le piccole e medie imprese: “Nel 90% dei casi le ferie e i congedi per malattia non vengono retribuiti. In alcuni caso i lavoratori sono addirittura 'affittati' da un datore di lavoro ad un altro. Alcuni lavoratori lavorano per la stessa azienda da più di cinque anni con contratti rinnovati ogni tre mesi. Abbiamo denunciato questa situazione all'ispettorato del lavoro ma nessuno ha fatto nulla”.

Basri Ibrahimi è a capo dell'Ispettorato per il lavoro e afferma che i licenziamenti facili sono conseguenza di un vuoto della Legge sul lavoro. Questa stabilisce che un singolo datore di lavoro può stipulare un numero illimitato di contratti con lo stesso lavoratore. “Noi riteniamo che non sia giusto, perché così i datori di lavoro possono tenere in ostaggio i propri dipendenti. Ma sino a che vi sarà l'attuale disparità tra offerta e domanda nel mondo del lavoro la situazione rimarrà come l'attuale. E' per questo che abbiamo proposto un emendamento alla Legge sul lavoro, per sancire ad un anno la durata minima di un contratto”.