Molte le sorprese arrivate in Kosovo con i ballottaggi per le elezioni locali, con il cambiamento dell'amministrazione in numerosi centri maggiori, Pristina compresa. E ora, si fanno più forti le voci di elezioni politiche anticipate
Il Kosovo ha chiuso la settimana scorsa il lungo percorso delle elezioni locali. Un percorso iniziato con la campagna elettorale tenuta nel mese di novembre, e concluso poi con i ballottaggi tenuti il 1 dicembre in 13 delle 38 municipalità del suo territorio. Nel secondo turno, a differenza della prima tornata, non si sono registrati incidenti violenti nel Kosovo settentrionale, e il voto è stato generalmente valutato come libero e corretto.
Nel quadro generale, si sono registrati numerosi cambiamenti di amministrazione, con la comparsa di nuovi attori sulla scena politica kosovara. Ecco una breve panoramica delle novità salienti emerse dalle amministrative 2013.
Più elettori che abitanti
Anche per le elezioni locali sono rimasti aperti i molti dubbi sulla validità delle liste elettorali in Kosovo. Secondo quelle approvate dalla Commissione Elettorale Centrale, ad avere diritto a depositare il voto nell'urna sarebbero 1,79 milioni di persone. Un numero difficilmente accettabile, soprattutto se si considera che l'ultimo censimento della popolazione (2011) ha registrato 1,81 milioni di abitanti in tutto il Kosovo. Le responsabilità maggiori cadono naturalmente sulle istituzioni che avrebbero dovuto procedere alla revisione delle liste, per capire finalmente le reali dimensioni delle liste (e di conseguenza le cifre che riguardano l'affluenza alle urne).
Nonostante tutto però le manipolazioni e i brogli legati alla insoddisfacente gestione delle liste sembrano essere rimasti a livello minimo. Le elezioni amministrative 2013 sono state con tutta probabilità le consultazioni più corrette dell'ultimo decennio e le denunce di irregolarità sono state numericamente limitate.
Per una volta, sono stati gli stessi partiti politici a sostenere un processo elettorale più trasparente, un comportamento evidente soprattutto nelle forze di opposizione che aspiravano a raggiungere il potere per la prima volta. Risultato: questa volta, gli osservatori non hanno registrato “manipolazioni industriali” del voto come più volte successo in passato.
Cambio di guardia
E l'opposizione, è realmente riuscita a rovesciare sindaci delle forze di governo da numerose amministrazioni in tutto il Kosovo. A partire da Pristina, dove il lungo “regno” della Lega Democratica del Kosovo (LDK), durato 14 anni, è stato interrotto dalla vittoria del movimento Vetëvendosje (Autodeterminazione), presentatosi per la prima volta alle elezioni locali.
L'ex sindaco di Pristina (nonché leader dell'LDK) Isa Mustafa, ha chiaramente sottovalutato la sfida, snobbando i dibattiti elettorali e concentrandosi sui successi ottenuti dal suo partito altrove. Anche l'Alleanza per un Nuovo Kosovo (AKR) del tycoon Behgjet Pacolli ha fatto registrare successi importanti, conquistando le città di Mitrovica (sud) e Gjakova. In quest'ultima a guidare il governo locale sarà la vice premier e ministro del Commercio e dell'Industria Mimoza Kusari-Lila, che diventa la prima donna sindaco del Kosovo.
Sei città principali hanno visto un cambio di amministrazione, risultato che sottintende una generale variazione dei rapporti di forza tra le forze politiche a livello generale.
Nel panorama che emerge dal voto, il Partito Democratico del Kosovo (PDK) del premier Hashim Thaçi resta la forza che esprime il numero più alto di sindaci (10) seguito dall'LDK (9) che però ha conquistato vari centri importanti. Tra gli sconfitti, forse al primo posto va citata l'Alleanza per il Futuro del Kosovo (AAK) di Ramush Haradinaj, che ha perso tre municipalità, comprese le roccaforti di Peja/Peć e Gjakova.
I risultati finali sono in gran parte il risultato di alleanze tattiche tra i partiti, soprattutto ai ballottaggi. Ad eccezione di Vetëvendosje, tutti gli altri partiti hanno siglato accordi senza alcun riferimento alla base programmatica, ma con l'obiettivo di superare gli avversari politici e conquistare il potere a livello locale. Così, ad esempio, a Mitrovica l'LDK ha supportato l'AKR per sconfiggere gli avversari del PDK, a Gjakova è stato invece il partito di Thaçi a favorire l'AKR contro l'AAK. A Peja, il PDK ha dato il proprio appoggio all'AAK, ma si è visto comunque sconfitto dalla formazione di Isa Mustafa.
A Novobrdo, piccola municipalità del Kosovo orientale a popolazione mista albanese-serba, fino ad oggi governata dall'LDK, ci sarà ora un'amministrazione guidata dalla “lista serba” Građanska Inicijativa Srpska, anche grazie al sostegno malcelato del PDK.
Grazie a questo risultato, la “Srpska” si è assicurata un mandato di quattro anni in nove municipalità complessive, di cui quattro nel Kosovo del nord a larga maggioranza serba, che per la prima volta partecipava alle consultazioni nel quadro costituzionale kosovaro, grazie agli accordi di normalizzazione dei rapporti tra Pristina e Belgrado raggiunti lo scorso aprile a Bruxelles.
Nonostante il carattere locale delle consultazioni, il sostegno arrivato dal governo serbo al processo elettorale (Belgrado ha esplicitamente invitato i serbi del Kosovo ad andare alle urne, e a votare per la “Srpska”), manda un segnale molto importante per il proseguimento del dialogo bilaterale. Elemento sottolineato dai messaggi prodotti dai rappresentanti UE sia a Pristina che Bruxelles, che hanno definito le elezioni “un importante successo”, ribadendo la loro importanza nel quadro della stabilizzazione regionale.
Qualche dimissione?
Col voto amministrativo, molte figure politiche hanno ricevuto un chiaro segnale da parte dei cittadini della loro voglia di cambiamento. La possibilità che qualcuno colga il segnale, facendosi da parte, sembra però ancora molto lontana dalla sensibilità dei politici kosovari. Ragionamento che potrebbe applicarsi per l'ex sindaco di Pristina Isa Mustafa, che però ha già annunciato di voler correre nelle prossime politiche alla carica di primo ministro.
E a proposito di primi ministri, quello in carica, rispetterà le fantasmagoriche promesse fatte in campagna elettorale nonostante i risultati deludenti? Pioveranno ancora soldi per trasformare Gjilan in una nuova Ginevra, Lipjan in una novella Parigi, o per costruire uno stadio a Mitrovica così bello e grande da far concorrenza a Wembley?
Le promesse, che avevano provocato numerose alzate di sopracciglio, non hanno impedito al PDK di perdere le città summenzionate. E ora a risultati acquisiti, si fanno sempre più insistenti le voci di elezioni politiche anticipate.