E' iniziata la campagna elettorale per le elezioni generali in Kossovo , che dovrebbero tenersi il 17 novembre, senza che vi siano sostanziali divergenze tra i principali contendenti. Tutti vogliono che la loro provincia diventi uno Stato sovrano. Gli elettori dovranno solo decidere chi sarà a guidare i kossovari su questa strada.
A differenza del clima di violenza che ha caratterizzato le elezioni locali dello scorso anno, i partiti politici, in particolar modo i più militanti, hanno favorito un'apparenza più liberale e progressista, rendendosi conto di avere maggiori probabilità di raggiungere il potere dimostrandosi convinti sostenitori dei valori della democrazia.
Nonostante sia quasi scontata la vittoria dell'Alleanza Democratica di Ibrahim Rugova, LDK, sembra probabile che quest'ultimo sarà costretto a governare in coalizione.L'uomo che durante gli anni '90 e la lotta di resistenza passiva a Milosevic godeva praticamente del supporto della totalità della popolazione albanese, ora è appoggiato solo dalla metà di questi ultimi.
Ma i suoi principali rivali, Hashim Thaqi e Ramush Haradinaj, ritengono il suo tempo sia passato e il suo approccio ritenuto debole e troppo aperto al compromesso rischi di bloccare, se non impedire, l'indipendenza del Kossovo.
Molti consensi da Rugova sono passati ai due partiti nati dall'UCK, l'esercito di liberazione del Kossovo: il Partito Democratico del Kossovo di Thaqi, PDK, e l'Alleanza per il futuro del Kossovo di Haradinaj, AAK. I sondaggi prevedono che questi due partiti si attestino rispettivamente sul 30% ed il 10% dei consensi. I loro sostenitori sperano in una continua ed inesorabile erosione della popolarità ed influenza di Ibrahim Rugova.
L'LDK invece sosterrà con tutta probabilità durante questa campagna elettorale che è merito di Ibrahim Rugova, e della sua lunga opposizione al regime, se la questione kossovara è assurta a fondamentale nell'arena internazionale. Il suo carisma e la sua esperienza, ritengono i suoi sostenitori, garantiscono basi maggiori per la richiesta dell'indipendenza, che non le dichiarazioni di Thaci e Haradinaj, da loro visti come violenti, nervosi e soprattutto privi della necessaria esperienza politica.
Ma Thaqi e Haradinaj, entrambi famosi ex-comandanti dell'UCK, si stanno preoccupando di raffinare la loro immagine proponendosi come alternativa politica di valore piuttosto che opzione "militante" per l'elettorato.
Oltre a criticare Rugova per la sua tendenza al compromesso, il PDK ha sottolineato più volte come egli abbia fallito nel creare una piattaforma comune dei kossovaro-albanesi per l'autogoverno del Kossovo in seguito alla fine del conflitto nel 1999.
In questo processo di "make-up" l'AKK sta tentando invece di riformare la sua immagine di coalizione di sinistra composta da radicali e militanti. Per protesta molti sostenitori della linea dura hanno lasciato il partito.
La coalizione ha cercato di avvicinare i partiti liberali ed è riuscita addirittura a reclutare tra le proprie file Mahmut Bakali, ex-leader comunista, fuori dallo scenario politico negli ultimi due decenni ma stimato intellettuale il cui arrivo porterà all'AKK un significativo numero di voti.
Sia Bakali che Haradinaj sostengono che in questo specifico momento storico per il Kossovo, così vicino all'indipendenza, si dovrebbe proporre la formazione di una coalizione governativa che comprenda tutti i partiti sulla scena politica e non tanto permettere che le scelte in merito al futuro della provincia possano essere prese da un unico partito o dalla coalizione da esso guidata.
Ed è proprio la questione dell'indipendenza che sta causando molti dubbi sulla partecipazione dei circa 170.000 serbi-kossovari. Nonostante più della metà di questi ultimi si sia registrata per votare non è chiaro quanti effettivamente si recheranno al seggio. Visto che, per ragioni demografiche, il parlamento della provincia sarà dominato da kossovari-albanesi che spingeranno per ottenere un loro Stato sovrano, i leader della comunità serba ritengono ci sia il rischio di legittimare il processo di indipendenza recandosi alle urne il 17 novembre prossimo.
La comunità internazionale sta tentando di convincere i serbi a partecipare al voto argomentando che questo garantirà loro un'influenza sulle decisioni in merito all'indipendenza della Provincia. Dieci posti del parlamento kossovaro sono riservati alla comunità serba. Se prendessero parte alle elezioni potrebbero riuscire ad ottenere fino a 27 deputati.
Sembra che queste elezioni si terranno in condizioni molto migliori rispetto a quelle locali dello scorso ottobre, oscurate dalla violenza. Mentre i partiti albanesi tentano di migliorare la loro immagine si ha la percezione che la spigolosa rivalità tra moderati e militanti si sia attenuata. Sono diminuite le intimidazioni, le minacce ed i pestaggi.
I leader kossovari sembrano aver capito che devono essere pazienti ed adattarsi inizialmente ai poteri limitati che i vincitori acquisiranno con queste elezioni. Hanno compreso che il Paese continuerà ad essere governato dall'Alto Rappresentante delle Nazioni Unite e che, nel breve periodo, i poteri della nuova assemblea saranno limitati.
Detto questo, vi è anche la convinzione che chi sarà eletto giocherà un importante ruolo nelle negoziazioni sul futuro status del Kossovo e come conseguenza che la provincia ha bisogno di un'amministrazione efficiente ed una squadra politica forte in grado di condurre quelle stesse negoziazioni.


di Shkelzen Maliqi
IWPR (traduzione a cura dell'Osservatorio sui Balcani);

08/10/2001 -  Anonymous User

E' iniziata la campagna elettorale per le elezioni generali in Kossovo , che dovrebbero tenersi il 17 novembre, senza che vi siano sostanziali divergenze tra i principali contendenti. Tutti vogliono che la loro provincia diventi uno Stato sovrano. Gli elettori dovranno solo decidere chi sarà a guidare i kossovari su questa strada.
A differenza del clima di violenza che ha caratterizzato le elezioni locali dello scorso anno, i partiti politici, in particolar modo i più militanti, hanno favorito un'apparenza più liberale e progressista, rendendosi conto di avere maggiori probabilità di raggiungere il potere dimostrandosi convinti sostenitori dei valori della democrazia.
Nonostante sia quasi scontata la vittoria dell'Alleanza Democratica di Ibrahim Rugova, LDK, sembra probabile che quest'ultimo sarà costretto a governare in coalizione.L'uomo che durante gli anni '90 e la lotta di resistenza passiva a Milosevic godeva praticamente del supporto della totalità della popolazione albanese, ora è appoggiato solo dalla metà di questi ultimi.
Ma i suoi principali rivali, Hashim Thaqi e Ramush Haradinaj, ritengono il suo tempo sia passato e il suo approccio ritenuto debole e troppo aperto al compromesso rischi di bloccare, se non impedire, l'indipendenza del Kossovo.
Molti consensi da Rugova sono passati ai due partiti nati dall'UCK, l'esercito di liberazione del Kossovo: il Partito Democratico del Kossovo di Thaqi, PDK, e l'Alleanza per il futuro del Kossovo di Haradinaj, AAK. I sondaggi prevedono che questi due partiti si attestino rispettivamente sul 30% ed il 10% dei consensi. I loro sostenitori sperano in una continua ed inesorabile erosione della popolarità ed influenza di Ibrahim Rugova.
L'LDK invece sosterrà con tutta probabilità durante questa campagna elettorale che è merito di Ibrahim Rugova, e della sua lunga opposizione al regime, se la questione kossovara è assurta a fondamentale nell'arena internazionale. Il suo carisma e la sua esperienza, ritengono i suoi sostenitori, garantiscono basi maggiori per la richiesta dell'indipendenza, che non le dichiarazioni di Thaci e Haradinaj, da loro visti come violenti, nervosi e soprattutto privi della necessaria esperienza politica.
Ma Thaqi e Haradinaj, entrambi famosi ex-comandanti dell'UCK, si stanno preoccupando di raffinare la loro immagine proponendosi come alternativa politica di valore piuttosto che opzione "militante" per l'elettorato.
Oltre a criticare Rugova per la sua tendenza al compromesso, il PDK ha sottolineato più volte come egli abbia fallito nel creare una piattaforma comune dei kossovaro-albanesi per l'autogoverno del Kossovo in seguito alla fine del conflitto nel 1999.
In questo processo di "make-up" l'AKK sta tentando invece di riformare la sua immagine di coalizione di sinistra composta da radicali e militanti. Per protesta molti sostenitori della linea dura hanno lasciato il partito.
La coalizione ha cercato di avvicinare i partiti liberali ed è riuscita addirittura a reclutare tra le proprie file Mahmut Bakali, ex-leader comunista, fuori dallo scenario politico negli ultimi due decenni ma stimato intellettuale il cui arrivo porterà all'AKK un significativo numero di voti.
Sia Bakali che Haradinaj sostengono che in questo specifico momento storico per il Kossovo, così vicino all'indipendenza, si dovrebbe proporre la formazione di una coalizione governativa che comprenda tutti i partiti sulla scena politica e non tanto permettere che le scelte in merito al futuro della provincia possano essere prese da un unico partito o dalla coalizione da esso guidata.
Ed è proprio la questione dell'indipendenza che sta causando molti dubbi sulla partecipazione dei circa 170.000 serbi-kossovari. Nonostante più della metà di questi ultimi si sia registrata per votare non è chiaro quanti effettivamente si recheranno al seggio. Visto che, per ragioni demografiche, il parlamento della provincia sarà dominato da kossovari-albanesi che spingeranno per ottenere un loro Stato sovrano, i leader della comunità serba ritengono ci sia il rischio di legittimare il processo di indipendenza recandosi alle urne il 17 novembre prossimo.
La comunità internazionale sta tentando di convincere i serbi a partecipare al voto argomentando che questo garantirà loro un'influenza sulle decisioni in merito all'indipendenza della Provincia. Dieci posti del parlamento kossovaro sono riservati alla comunità serba. Se prendessero parte alle elezioni potrebbero riuscire ad ottenere fino a 27 deputati.
Sembra che queste elezioni si terranno in condizioni molto migliori rispetto a quelle locali dello scorso ottobre, oscurate dalla violenza. Mentre i partiti albanesi tentano di migliorare la loro immagine si ha la percezione che la spigolosa rivalità tra moderati e militanti si sia attenuata. Sono diminuite le intimidazioni, le minacce ed i pestaggi.
I leader kossovari sembrano aver capito che devono essere pazienti ed adattarsi inizialmente ai poteri limitati che i vincitori acquisiranno con queste elezioni. Hanno compreso che il Paese continuerà ad essere governato dall'Alto Rappresentante delle Nazioni Unite e che, nel breve periodo, i poteri della nuova assemblea saranno limitati.
Detto questo, vi è anche la convinzione che chi sarà eletto giocherà un importante ruolo nelle negoziazioni sul futuro status del Kossovo e come conseguenza che la provincia ha bisogno di un'amministrazione efficiente ed una squadra politica forte in grado di condurre quelle stesse negoziazioni.


di Shkelzen Maliqi
IWPR (traduzione a cura dell'Osservatorio sui Balcani);