Le conseguenze a breve del "parere" espresso dalla Corte di giustizia sull'indipendenza di Pristina, il possibile effetto domino, gli schieramenti in gioco. Ecco titoli e commenti dalla stampa italiana, Usa ed europea
LE MONDE, FRANCIA
Il Kosovo vince all’Aja
Larga vittoria di Pristina davanti alla Corte internazionale
Una decisione troppo favorevole a Pristina era temuta fin da dicembre 2009, da parte di alcuni dei 29 Paesi partecipanti alle audizioni davanti ai giudici dell’Aja, tra cui la Spagna (uno dei 5 Paesi Ue su 27 che con Slovacchia, Romania, Grecia e Cipro, anche per problemi interni di separatismo, non ha riconosciuto il Kosovo). Proprio Madrid riteneva che un parere come quello pronunciato ieri, 22 luglio, avrebbe inevitabilmente creato un precedente per altri gruppi indipendentisti in tutto il mondo. Su questo punto i giudici non sono ricorsi a sfumature e non hanno dato prova dell’abituale prudenza. “Il diritto internazionale generale – hanno affermato - non vieta le dichiarazioni di indipendenza”. Ed un giurista belga, ieri a fine udienza, ha commentato con ironia che la Corte “ha aperto la via agli indipendentisti fiamminghi”.
LA STAMPA, ITALIA
Per il Kosovo una sentenza che non decide
L’indipendenza di Pristina non è illegittima in quanto «non espressamente preclusa» dalla risoluzione 1244 dell’Onu, che pure riconosce alla Serbia sovranità sulla sua provincia meridionale. E’ un po’ come dire che se ti appropri di una parte di casa mia te la puoi tenere perché questo «non è espressamente precluso» dal regolamento di condominio, però in attesa che il lungo e discutibile parere della Corte di Giustizia dell’Aja sia analizzato in ogni sua parte (e si tratta di un documento particolarmente lungo) da ieri il mondo civilizzato deve fare i conti con nuove e temibili opzioni. Dopo il parere - per quanto «non vincolante» - del solo tribunale che sia riconosciuto da quasi tutti i Paesi del mondo, se adesso per ipotesi la Catalogna decidesse di autodefinirsi repubblica indipendente Madrid avrebbe un argomento in meno per opporsi alla scelta, e se la parte Nord di Cipro occupata dai turchi volesse riprovare a proclamarsi Stato oggi il resto d’Europa sarebbe costretto quanto meno a darle ascolto. Lo stesso potrebbe accadere ai moldavi e agli ungheresi di Romania, agli albanesi del Nord della Grecia, e in pura teoria perfino ai ceceni, anche se si può azzardare l’ipotesi che in quel caso Mosca sceglierebbe argomenti diversi. Insomma, da ieri le leggi internazionali non valgono più, o almeno non del tutto, in uno dei loro principi essenziali, quello che prevede l’integrità territoriale delle nazioni.
CORRIERE DELLA SERA, ITALIA
Clinton: "Tutti lo riconoscano"
Il Segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha esortato tutti i Paesi, inclusa la Serbia, a riconoscere il Kosovo dopo il «decisivo» pronunciamento con cui la Corte Internazionale di giustizia ha dichiarato legale l'indipendenza dell'ex provincia serba a maggioranza albanese. Sia il Dipartimento di Stato che la Casa Bianca hanno invitato Belgrado e Pristina a lavorare «insieme» per risolvere i problemi comuni. Gli Usa hanno sollecitato i Paesi europei a mostrarsi «uniti» nel sostegno alla decisione dell'Aja. «La Corte ha affermato con forza che la dichiarazione di indipendenza è legale», ha sottolineato il portavoce del Dipartimento di Stato Philip Crowley. Belgrado però insiste che i giochi non sono conclusi, perché «la questione è politica» ed ora «la parola passa all'Assemblea generale dell'Onu», in settembre.
AGENZIA DI STAMPA APCOM, ITALIA
Choc a Mitrovica nord, festa a sud del fiume Ibar
Sono almeno 2 mila i serbi che si sono radunati in Piazza Sumadija, a Mitrovica nord, per ascoltare il ‘sindaco’, Radenko Nedelkovic. "La battaglia per il Kosovo non è persa", tenta di rassicurarli dal palco, prima di lanciare "l'appello a mantenere la calma", in attesa delle prime reazioni ufficiali da Belgrado. "Spero che non ci saranno incidenti” aggiunge. "Non me lo aspettavo, non so come andrà finire adesso, dal futuro non mi aspetto più nulla", afferma Darko, un anziano che dice di "sapere cosa è la guerra".
Finito il comizio, più che la rabbia regna lo sgomento per il responso arrivato dall'Aia. Persino le campane - che da indicazione del Patriarca serbo Irinej avrebbero dovuto suonare in tutta la Serbia - tacciono a Mitrovica Nord. Il solo rumore in città è quello degli elicotteri Nato che sorvolano l'area a bassa quota.
E lasciano appena udire quello dei clacson delle auto albanesi che, dall'altra parte del ponte, suonano in segno di festa.
JURNALUL NATIONAL, ROMANIA
Il Kosovo è un vicolo cieco
Indipendentemente dalla sentenza, lo Stato kosovaro continua a esistere solo sulla carta. Non è il riconoscimento internazionale a sancire l'esistenza di uno Stato: è semmai la sua esistenza che ne determina il riconoscimento. Indipendentemente dal parere della Corte, è poco probabile che la posizione della comunità internazionale possa cambiare. I Paesi che hanno riconosciuto il Kosovo non rinunceranno alla loro posizione, perché il problema è politico, e non giuridico, e poiché la soluzione giuridica è sui generis e dunque non potrà costituire un precedente. Chi ha rifiutato il riconoscimento (Slovacchia, Romania, Spagna, Cipro, Grecia, Russia e Cina), continuerà a farlo, perché non è possibile riconoscere un'entità che non soddisfa i criteri oggettivi per essere uno Stato.
La sentenza non cambierà la realtà, che in occasione della dichiarazione di indipendenza (il 17 febbraio 2008) è stata completamente ignorata per assecondare i piani delle potenze euro-atlantiche. Questi piani, oggi superati, consideravano lo smantellamento della Jugoslavia e l'albanizzazione dei Balcani occidentali come una garanzia per l'ordine mondiale unipolare, o come la possibilità di ricostituire l'Europa multiculturale al posto di quella uscita dal Trattato di Versailles. Oggi la situazione è diversa. Cinque stati membri dell'Ue non hanno riconosciuto il Kosovo e non hanno alcuna intenzione di farlo, rendendo impossibile l'apertura dei negoziati per l'adesione del Paese all'Ue.
EURONEWS TV
Un parere non vincolante e un precedente per le regioni separatiste
Plaudono gli Stati Uniti, Tirana parla di giorno storico. La Nato conferma il suo impegno per la sicurezza di tutti. Dura quanto scontata la replica di Belgrado, che pure si era detta aperta a un compromesso. Il verdetto non è comunque vincolante. Resta da trovare una soluzione possibile per entrambe le parti. Tre le ipotesi possibili: uno scambio di territorio, la concessione di una larga autonomia alla parte nord del Kosovo, ad alta concentrazione serba, o una divisione politica e territoriale analoga a quella di Cipro.
THE GUARDIAN, REGNO UNITO
E’ finita la battaglia per il Kosovo
La decisione rivoluzionaria in favore dell'indipendenza del Kosovo potrebbe avere implicazioni di vasta portata per altri movimenti separatisti
Quando la polvere si depositerà, buon senso e interesse nazionale potrebbero far accettare l’indipendenza del Kosovo alla Serbia. Poco prima della sentenza, il vicepresidente Usa Joe Biden aveva fatto sapere che gli Stati Uniti non contemplavano l'idea di fare passi indietro rispetto alla recente indipendenza del Kosovo. Le considerazioni principali che la Corte di giustizia Onu ha esaminato - derivanti da decine di osservazioni da parte degli Stati membri delle Nazioni Unite - si sono concentrate su questioni come la sovranità, i rari precedenti nel diritto internazionale, e su come di recente grandi Stati come l’Urss abbiano visto nuovi Paesi costituirsi lungo i confini amministrativi.
La decisione era attesa per le sue possibili, profonde conseguenze sulla scena internazionale, e perché in grado di rafforzare le richieste di riconoscimento da parte di territori diversi come Cipro del Nord, Somaliland, Sudan, Cecenia, Nagorno-Karabakh, Ossezia meridionale, Abkhazia, Transnistria, ma anche Xinjiang, Sri Lanka, Paesi Baschi e Catalogna.
Minoranze irritabili chiedono sempre più il riconoscimento, i diritti di autonomia, indipendenza e dalla fine della guerra fredda hanno allentato la camicia di forza geostrategica globale, diventando elemento comune in tutta Europa. La tendenza in atto è quella di un’accelerazione verso l'affermazione della minoranza nazionale, e il fenomeno dei diritti tribali - di solito definito in termini di territorio sovrano, di confini delineati, di etnia, lingua e storia - appare di natura globale. Il presidente serbo Boris Tadic ha detto che la sentenza “destabilizzerà molte regioni del mondo". Ora che i peggiori timori della Serbia si sono realizzati, resta da vedere se tali fosche previsioni si riveleranno corrette.
WASHINGTON POST, STATI UNITI
Thaci, “è la risposta migliore per il mondo intero”
Il piccolo Paese balcanico è stato riconosciuto da 69 Paesi, inclusi gli Stati Uniti e la maggior parte delle nazioni dell'Unione Europea. Ma ha bisogno di arrivare a 100 per costituire uno Stato effettivo. "La storica vittoria del Kosovo non dovrebbe essere sentita come una sconfitta da parte di Belgrado" ha detto il Primo ministro del Kosovo Hashim Thaci, definendo la sentenza "la risposta migliore per il mondo intero". Il ministro degli Esteri del Kosovo, Skender Hyseni, ha aggiunto dopo aver lasciato la Corte, "il mio messaggio al governo della Serbia è 'Vieni a parlare con noi'". Il presidente serbo Boris Tadic ha dichiarato che la Serbia potrebbe proporre all'assemblea Onu di settembre una risoluzione sul Kosovo, che rappresenterebbe un "compromesso" tra serbi e albanesi del Kosovo. A Bruxelles, il Segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen ha detto che la nuova situazione non pregiudicherebbe il ruolo della forza di pace, forte di 10 mila uomini in Kosovo, denominata KFOR. "KFOR continuerà ad attuare il suo mandato per mantenere un ambiente sicuro e protetto in modo imparziale in tutto il Kosovo, a beneficio di tutte le comunità" ha detto.
EL PAIS, SPAGNA
La Spagna più al sicuro se respinge le analogie tra Paesi Baschi e Kosovo
La sconfitta delle tesi spagnole (e serbe) contrarie all’indipendenza del Kosovo è completa. Il governo Zapatero si è messo in un vicolo cieco politico nel mettere indirettamente sullo stesso piano il caso kosovaro con la Catalogna e i Paesi baschi. Madrid rifiutò ogni contatto e negò la sua partecipazione a forum internazionali con presenza kosovara. E solo di recente il rifiuto si è ammorbidito.
Anche altri Paesi hanno avuto il suo stesso riflesso: anteporre le proprie paure e le proprie storiche tensioni territoriali alla singolare realtà dei Balcani. Il caso più evidente è la Russia: quello che Mosca ha negato al Kosovo le è servito – con argomenti contrari - per difendere la secessione dei suoi alleati dell’Ossezia del sud e dell’Abkhazia. Non è alta politica, cambiano solo gli interessi. Per tranquillità di tutti, la sentenza della Cig mette in chiaro che il Kosovo è un caso eccezionale.
Dei 5 membri Ue che non l’hanno ancora riconosciuto, la Grecia probabilmente sarà il primo a cedere. Lo ha già lasciato intendere il suo premier Papandreu. La Slovacchia, che mantiene contatti ad alto livello con Pristina, potrebbe essere la seconda. La Romania guarda in silenzio, e Cipro, condizionato dal suo nord turco, ha dichiarato che non riconoscerà il nuovo Stato neanche nel caso che i serbi cedessero. E la Spagna? Facile, rispetterà la sentenza e raggiungerà la maggioranza degli altri membri Ue.
LES ECHOS, FRANCIA
Un precedente storico
Gli Stati Uniti e la maggior parte dei Paesi occidentali avevano riconosciuto l’indipendenza kosovara, ma non la Serbia né la Russia, suo alleato in Consiglio di sicurezza dell’Onu con diritto di veto. Oggi il presidente serbo Tadic ha annunciato che Belgrado « prenderà nuove misure ». E il ministero degli Esteri di Mosca ha evidenziato che il parere della Cig non dà alcun fondamento giuridico all’indipendenza di Pristina. "Questa sentenza è una brutta notizia per un certo numero di governi che devono far fronte a movimenti separatisti - ha commentato Edwin Bakker, ricercatore all’istituto olandese di relazioni internazionali Clingendael - Questo pronunciamento avvicina molto il Kosovo ad un’adesione all’Onu. E significherebbe che per la prima volta dalla divisione del Pakistan negli anni ’70 (che diede origine a Pakistan e Bangladesh, ndr), un Paese può diventare indipendente sulla carta del mondo malgrado l’opposizione dello Stato da cui si è separato.
DIE WELT, GERMANIA
Preoccupazione per gli scenari nei Balcani e nel Caucaso
La Corte internazionale dell'Aia, la più alta autorità giuridica delle Nazioni Unite, dopo questa sentenza sarà sempre chiamata in causa, a fronte di controversie internazionali o intergovernative. Contro la secessione di Pristina hanno fatto pesare il loro sostegno alla Serbia innanzitutto la Russia e la Cina. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha parlato di un "pericoloso precedente", sostenendo che ora la secessione dalla Serbia potrebbe portare "ad una reazione a catena nei Balcani e in altre parti del mondo".
Senza sovvenzioni massicce il Kosovo non sarebbe sopravvissuto. Nel luglio 2008, 65 Paesi si sono impegnati per un totale di oltre un miliardo 200 milioni di euro di aiuti per la ricostruzione. Di questi, 500 milioni provengono dal bilancio UE di Bruxelles, altri 300 milioni sono stati invece versati direttamente ai singoli Paesi a favore di Pristina. Gli oneri della Germania ammontano ad un totale di 200 milioni di euro. Ci sono stati successi: nel 2009 l'economia è cresciuta del 4%. Tuttavia, quasi una persona su due è disoccupata, il 45% dei circa 2 milioni di abitanti vive sotto la soglia di povertà, mentre le importazioni superano le esportazioni di dieci volte, e dappertutto la corruzione è dilagante. La strada verso un‘economia funzionante è ancora lunga.
A questo punto è del tutto chiaro l'impatto che il parere giuridico della Corte avrà sui movimenti indipendentisti d'Europa, del Caucaso e, non meno importante, sui Balcani occidentali. Si potrebbe aggiungere anche della situazione di tensione in Bosnia Erzegovina che in questo modo potrebbe destabilizzare – nel peggiore degli scenari - l'intera regione.