E' il cuore della fragile democrazia kosovara e non è esente da ingerenze politiche e assenza di indipendenza. Un'analisi dell'operato della Corte costituzionale - a firma di Andrea Capussela e pubblicato da EURAC - mette in luce il grave problema di governance del Kosovo indipendente

29/01/2014 -  Rossella Vignola

La supremazia del diritto è una componente essenziale di qualsiasi processo di state-building e democratizzazione. Per questo motivo il buon funzionamento di un organo di controllo e garanzia come la Corte costituzionale è di fondamentale importanza per la sostenibilità delle istituzioni democratiche.

Nel Kosovo indipendente, così come stabilito dal Piano Athisaari, la sostenibilità di lungo periodo del processo di democratizzazione dipende in larga misura dalla performance della Corta costituzionale. Data l'importanza cruciale di quest'organo, la Corte kosovara è stata strettamente monitorata dalla comunità internazionale ricevendo ingenti risorse in assistenza tecnica e finanziaria.

La supervisione internazionale in Kosovo è terminata il 10 settembre 2012 in seguito ad una valutazione positiva del progresso nell'implementazione del piano Athisaari, in particolare sul buon funzionamento della Corte Costituzionale.

In quest'analisi Andrea Lorenzo Capussela discute empiricamente e con sguardo critico l'operato della Corte attraverso un'attenta rassegna delle sue sentenze più significative. Alcune di queste hanno avuto conseguenze importanti per la vita politica kosovara (si vedano i casi sull'impeachement del presidente Sejdiu, o sull'annullamento dell'elezione di Pacolli) o riguardato temi sensibili, come i diritti delle minoranze o il finanziamento del servizio radiotelevisivo pubblico.

Dalla sua analisi della giurisprudenza costituzionale emerge che la Corte manca di effettiva indipendenza ed è soggetta a pesanti interferenze politiche, da cui neanche i giudici internazionali risultano immuni. I casi analizzati da Capussela vedono la Corte conformarsi, spesso attraverso un'estensione della propria giurisdizione e dei propri poteri, agli interessi dell'élite politica, o comunque alle fazioni dominanti.

In definitiva, secondo Capussela la Corte Costituzionale è manifestazione ma anche causa dei gravi problemi di governance e di rule of law del sistema politico kosovaro post-indipendenza. Problemi che la comunità internazionale non è riuscita ad indirizzare e che potrebbe persino aver contribuito a creare permettendo all'élite politica kosovara di trasformare la Corte in uno strumento per avanzare i propri interessi, e rafforzarli.

L'analisi del funzionamento della Corte costituisce per Capussela un ulteriore esempio delle forme particolari che la “cattura dello Stato” da parte di network corrotti ha assunto nel Kosovo indipendente, soffocandone lo sviluppo democratico, economico e sociale.

Allo stesso tempo è un esempio significativo delle politiche della comunità internazionale in Kosovo. Nonostante investimenti ed impegni molto onerosi i risultati sul terreno sono decisamente insoddisfacenti. 14 anni dopo l'intervento della NATO e un anno dopo la fine della supervisione internazionale, in questo stato definito da Freedom House un “regime autoritario semi-consolidato”, un terzo della popolazione vive in povertà e la disoccupazione giovanile sfiora il 70 per cento.