Condannati dalla Corte distrettuale di Pristina quattro ex Uck. Monta la protesta di parte della comunità albanese nei confronti dell'UNMIK. Esplosioni nella capitale.
Le relazioni tra gli albanesi del Kossovo, in particolare con quelli affiliati a PDK ed AAK, rispettivamente secondo e quarto partito della regione, e la Comunità internazionale si fanno sempre più tese. Uno degli ultimi elementi che hanno portato ad un ulteriore logorarsi di queste ultime è stata la recente sentenza emessa dalla Corte di Pristina contro alcuni membri del disciolto UCK operanti nella zona di Llap. I giudici hanno comminato un totale di 45 anni di carcere, 17 dei quali a carico del comandante di zona Rrustem Mustafa, conosciuto con il nome di battaglia di Remi, accusato di crimini di guerra contro suoi compatrioti appartenenti alla comunità albanese.
Le reazioni negative alla sentenza non sono state esclusivamente verbali. Immediatamente dopo l'emissione del verdetto una granata è stata lanciata contro la stazione di polizia di Podujevo, città natale di Remi, e due sono state trovate inesplose nella stessa zona. Barry Fletcher, portavoce della polizia UNMIK ha dichiarato che "benché non vi sia alcuna prova è altamente probabile che le esplosioni siano correlate al verdetto della Corte distrettuale di Pristina contro i membri dell'Uck operanti a Llap".
Giovedì scorso, il quotidiano Epoka e Re, tra I più radicali nella regione titolava in prima pagina "Per bloccare l'arresto dei liberatori? Abbattere l'UNMIK".
L'AAK, quarto partito in Kossovo, ha accusato l'UNMIK di organizzare processi politici contro gli ex membri dell'UCK ed ha ufficialmente richiesto al Segretario generale delle Nazioni Unite di considerare l'ipotesi di chiudere la missione ONU in Kossovo.
"L'AAK non ha alcuna fiducia in queste corti" si sottolinea in un comunicato stampa emesso dall'AAK stesso. "Le corti dell'UNMIK sono state politicizzate da alcuni esponenti all'interno della Comunità internazionale che vogliono bloccare il percorso del Kossovo vero l'indipendenza e riconsegnarlo nelle mani della Serbia. Crediamo fermamente che il comandante Remi, Fatmir Limaj e Daut Haradinaj siano eroi del Kossovo".
Jakup Krasniqi, attuale Ministro per i servizi pubblici, ha espresso l'opinione del suo partito, il PDK, dichiarandosi deluso per varie ragioni. "Innanzitutto è assurdo che membri dell'UCK vengano accusati di crimini di guerra contro civili albanesi. Innanzitutto il verdetto è stato manovrato dal punto di vista politico e costruito su false accuse sollevate dai servizi segreti di Belgrado".
Sconcerto è stato espresso anche dalla dirigenza della Protezione civile kossovara (TMK), che ha assunto molti dei membri del disciolto UCK e di cui facevano parte anche i quattro condannati. "Siamo certi della purezza e della giustezza della guerra di liberazione condotta dall'Uck e per questo siamo convinti che prima o poi la giustizia prevarrà", è stato dichiarato in un comunicato stampa emesso dalla dirigenza del TMK.
Il TMK sta attraversando un momento particolarmente critico: alcuni dei suoi membri, appartenenti anche a livelli dirigenziali, saranno forse obbligati a dimettersi in seguito alla scoperta di loro legami con la criminalità organizzata. I risultati dell'inchiesta condotta da un comitato creato congiuntamente da UNMIK e KFOR, rispettivamente missione ONU in Kossovo e forza di interposizione militare a guida NATO, saranno a breve resi pubblici e certo non contribuiranno ad allentare le attuali tensioni.
Prova di un clima di incertezza sempre maggiore le due esplosioni che hanno scosso la capitale Pristina nella serata di domenica. Obiettivi la Corte distrettuale ed una stazione di polizia. Koha Ditore ha citato il portavoce UNMIK Andrea Angeli secondo il quale l'attacco sarebbe stato effettuato con un lanciarazzi. Un altro portavoce UNMIK ha reso noto che si teme che i due attentati siano connessi con la condanna degli ex Uck.Dal nostro corrispondente a Pristina