Sulla stampa kosovara hanno definito così l'incontro di oggi a Vienna tra i più alti rappresentanti di Belgrado e Pristina. Per i tempi biblici con cui si stanno svolgendo i negoziati. Ma si faranno passi avanti? In molti sembrano dubitarlo

24/07/2006 -  Alma Lama

E' stato definito l'incontro "degli elefanti". Non è difficile capire il perché: ci si riferisce ai tempi lunghi. Quasi tre anni dopo il fallimento del primo incontro a Vienna il tempo è ritornato a bussare alla porta. "Gli elefanti", il Kosovo e la Serbia, si rincontreranno, non virtualmente attraverso dichiarazioni in televisione ma dal vivo, sedendo attorno alla stessa tavola nella stessa città. Assieme a loro gli altri "elefnati", quelli che influiscono sulle relazioni internazionali nel mondo intero.

Oggi 24 luglio si sentiranno nuovamente gli albanesi insistere sul fatto che l'indipendenza è l'unica strada possibile nel ridefinire lo status del Kosovo e dei serbi pronti ad accettare qualsiasi cosa basta non sia l'indipendenza. Tutti coloro i quali conoscono anche sommariamente la politica in questa regione sanno che l'esito dell'incontro non potrà che essere questo.

Secondo Ramush Tahiri, tra i più rispettati analisti politici kosovari, questo sarà il primo incontro ai massimi vertici dove si discuterà di questioni concrete. "Per me però rischia d'essere nulla più che un incontro di cortesia che in Serbia verrà strumentalizzato ad uso interno. Per il Kosovo è un riconsimento indiretto della propria soggettività internazionale". Tahiri è stato consulente dell'ex presidente dell'assemblea Nexhat Daci ed è stato in quella veste presente al primo incontro serbo-albanese tenutosi a Vienna.

"Certamente la comunità internazionale è ben consapevole delle posizioni di entrambe le parti in causa, ma lo scopo di quest'incontro è trovare qualsiasi cosa sulla quale serbi ed albanesi possano parlare con una voce unica. Ve n'è più d'una che potrebbe trovare l'accordo della parti: la necessità di negoziare, la necessità di risolvere la questione dello status, il miglioramento delle condizioni delle minoranze" ha affermato Tahiri per poi sottolineare che ritiene che le diplomazie occidentali proveranno a "convincere le due delegazioni ad approvare alla fine dell'incontro una dichiarazione comune che abbia alla base una condivisione, seppur minima, di alcuni aspetti dei negoziati".

Gani Mulliqi, uno degli editorialisti del quotidiano di Pristina Zeri ha ricordato come il "meeting degli elefanti" avrà un solo merito. Quello di aver fatto sedere attorno allo stesso tavolo i due contendenti. Si dice invece certo che non ne uscirà alcun risultato concreto. Mulliqi sottolinea inoltre come incontri organizzati in questo modo non porteranno neppure a più collaborazione tra Pristina e Belgrado.

Condivide quest'ultima opinione Alex Anderson, rappresentante in Kosovo del prestigioso Think Tank ICG, secondo il quale alla fine l'incontro di Vienna risulterà in un fallimento.

In merito ai risultati dei negoziati anche la maggior parte dei politici kosovari sembra pessimista. Rame Buja, membro dell'Assemblea del Kosovo e membro della delegazione albanese a Rambouillet nel 1999, ritiene che l'incontro dei "big" non può e non contribuirà a migliorare le cose. "Lo può fare solo la comunità internazionale".

Ma anche "l'autore" dell'incontro sembra convinto del fatto che non ne uscirà molto. "Nostro scopo è quello che entrambe le parti possano presentare all'altra il proprio punto di vista", ha dichiarato Marrti Ahtissari, responsabile ONU per le negoziazioni. Molto chiare le sue intenzioni: creare il clima adatto per ulteriori passi avanti perché nessuno s'illude che serbi ed albanesi parlino con la stessa voce. Anche solo raggiungere un accordo tra le parti sula data dell'incontro è stato per Ahtissari una sorta di "mission impossible".

Ai dubbi di Belgrado, che ha accettato solo dopo aver ricevuto una serie di assicurazioni sull'incontro, ha fatto da contraltare la posizione albanese. Nessuna obiezione ad incontrare le autorità serbe a Vienna. Il Presidente Sejdiu ha dichiarato che chiederà l'indipendenza ed il problema verrà risolto entro il 2006. Ma è Albin Kurti con il movimento "Vetvendosje" a rappresentare la posizione più estrema con il motto: si sta negoziando il non-negoziabile.