Jessen-Petersen e Ahtissari a Pristina - B92

Partiti. Con il suo arrivo a Pristina l'inviato speciale del Segretario generale ONU per i negoziati sullo status del Kosovo, Martti Ahtissari, ha dato il via ufficiale ai negoziati. Ed in valigia si è subito ritrovato tre diverse risoluzioni del Parlamento di Serbia, Albania e dell'Assemblea del Kosovo

24/11/2005 -  Alma Lama Pristina

L'ex presidente finlandese Martti Ahtissari ha davanti a sé una tra le missioni più complesse della propria carriera. Non è una novità che sarebbe stato così. Come non è una novità che la prima parola che ha sentito posando piede sul suolo kosovaro è stata "indipendenza". E nemmeno sarà una novità che i leader di Belgrado diranno lui di essere disposti a concedere qualsiasi cosa al Kosovo, tranne naturalmente l'indipendenza. Forse ai suoi occhi sarà una novità scorgere un paesaggio balcanico in parte pacificato, molto diverso da quello incontrato sei anni prima quando era arrivato per tentare di convincere Milosevic alla capitolazione ed evitare le bombe della NATO.

Questa volta la sua missione non è condizionata dal rumore delle armi da fuoco, ma certo non si può dire che in questa parte dei Balcani non manchino le tensioni. Ahtissari deve terminare quanto aveva sospeso a metà 1999. L'avvio ufficiale dei negoziati per definire lo status futuro del Kosovo - e non lo status finale, come ha sottolineato Ahtissari - è stato dato con il suo arrivo a Pristina, lo scorso 21 novembre.

Lo scopo del viaggio quello di "percepire" le posizioni dei due soggetti principali coinvolti nelle trattative, serbi ed albanesi. A Pristina dopo un incontro di tre ore la delegazione kosovara gli ha consegnato un documento presentato come una "piattaforma per l'indipendenza". Quest'ultima è stata approvata dai componenti delle delagazione kosovara dopo essere stata preparata grazie alla consulenza dell'organizzazione non governativa statunitense "Public International Law and Policy Group" con a capo Paul Williams, ex membro del Dipartimento di Stato. All'interno del documento vi sarebbero anche le risposte della delegazione kosovara a temi quali la garanzia delle minoranze, la sicurezza per tutti i cittadini del Kosovo e la salvaguardia del patrimonio religioso e culturale serbo.

Ahtissari, dopo la visita a Pristina è partito per Decani, passando su una strada tutta macchiata di rosso dagli attivisti di "Vetevendosje", movimento guidato dal carismatico Albin Kurti. Rosso a loro avviso come il sangue versato dai kosovari nell'ultima guerra. A Decani, Kosovo orientale, Ahtissari ha incontrato rappresentanti della Chiesa ortodossa. Il diplomatico finlandese ha poi incontrato successivamente anche alcuni tra i leader della comunità serba e delle altre minoranze presenti in Kosovo.

Ma in Kosovo lo attendevano anche tre "testamenti". Le risoluzioni approvate dal Parlamento dell'Albania, da quello della Serbia ed infine dall'Assemblea del Kosovo. L'unico elemento in comune tra questo documenti? Il fatto che la loro approvazione è stata sofferta e molto dibattuta nei rispettivi organi legislativi.

A Tirana, in seguito a settimane di scontro politico, si è arrivati ad una risoluzione a favore di un'indipendenza incondizionata del Kosovo. Questo nonostante alcuni esponenti dell'attuale governo, in particolare il Ministro degli esteri Besnik Mustafaj, si era dichiarato a favore dell'indipendenza sì, ma condizionata dalla comunità internazionale.

L'approvazione di una risoluzione da parte dell'Assemblea del Kosovo, a favore di un Kosovo indipendente e sovrano, è stata fortemente caldeggiata per settimane dal principale partito d'opposizione, il PDK di Hashim Thaci ed altrettanto fortemente criticata dalla comunità internazionale. Il dibattito in merito in Assemblea è stato più volte rimandato mentre i rappresentanti internazionali passavano al setaccio l'intero documento. Lo stesso amministratore internazionale del Kosovo ha dichiarato che la risoluzione era una atto legittimo se concepita come piattaforma negoziale della delegazione kosovara. "Se non fosse così" ha dichiarato Jessen-Petersen "il parlamento sta compiendo un atto unilaterale e credo che la comunità internazionale ed il gruppo di contatto hanno già chiarito che la risoluzione non darà un buon segnale alla comunità internazionale".

Secondo l'analista politico Baton Haxhiu non aveva molto senso dichiarare l'indipendenza del Kosovo e poi sedersi al tavolo dei negoziati sullo status. "Vedo la risoluzione più come una dichiarazione di intenti politici che altro". Era necessaria una presa di posizione di questo tipo quando i cittadini del Kosovo già 14 anni fa in un referendum avevano dichiarato la loro volontà di indipendenza? "A mio avviso sì, era necessario concretizzare l'opzione emersa 14 anni fa".

Avni Zogiani, editorialista del quotidiano kosovaro Express la pensa diversamente. "L'agenda politica è in ogni caso definita dagli internazionali. Questa risoluzione, ma anche il referendum di 14 anni fa non hanno alcuna importanza. Noi saremo obbligati a fare quanto imposto da fuori. Nessuno è pronto a sostenere il peso del Kosovo e per questo si sta delineando l'ipotesi di una divisione su base etnica. Si intuisce, ma la leadership kosovara non è in grado di comprendere quanto sta avvenendo ...".

"Il fatto che il rappresentante dell'amministrazione ONU non sia intervenuto ad annullare la risoluzione dell'Assemblea significa che non sono affatto interessati a quanto dichiariamo" aggiunge Zogiani "tanto poi sanno che non facciamo quello che dichiariamo. Sarà imposta una soluzione sullo status, ma il problema più grave è che permarrà una situazione economica grave".

Dell'approvazione di una risoluzione sul Kosovo da parte del Parlamento della Serbia si è poco parlato invece tra i leader kosovaro-albanesi. Anche a Belgrado l'approvazione è arrivata non senza un forte dibattito all'interno delle varie componenti politiche del Parlamento. Nella risoluzione si sancisce che si è disposti a dare un'autonomia sostanziale al Kosovo ma non a parlare di indipendenza. Il Primo ministro serbo Vojslav Kostunica riferendosi ai kosovari-albanesi li ha dichiarati una minoranza della Serbia ed ha specificato che in nessuno Stato europeo alle minoranze viene garantito il diritto all'autodeterminazione.

Sulla questione delle risoluzione è intervenuto anche Goran Svilanovic, attualmente funzionario del Patto di Stabilità, in passato Ministro degli Esteri della Serbia. "La risoluzione approvata dall'Assemblea del Kosovo serve solo per la scena politica interna ma non ha alcun peso internazionale" ha dichiarato "così è anche per quella che sarà adottata dal Parlamento serbo (dichiarazione rilasciata prima che venisse approvata la risoluzione in Parlamento, ndr), con nessun peso reale sulle relazioni internazionali. Ciascuno si sta comportando nello stesso ed identico modo: si rapporta esclusivamente con il proprio popolo".

Ritornando nei suoi uffici a Vienna Ahtissari in valigia si troverà tre diverse risoluzioni. Che dovrà valutare. E forse alla fine nessuna delle tre verrà tenuta in considerazione. Ma questo viaggio delle "tre risoluzioni" è solo il primo che Ahtissari si troverà ad affrontare.