Valentina Burrai ha da poco terminato una ricerca a Mitrovica sul nazionalismo ed i rientri. Qui, in un agile testo scritto per Osservatorio, presenta cosa significhi Mitrovica nell'immaginario di entrambe le comunità.
Di Valentina Burrai
La violenza latente in Kosovo si manifesta spesso e volentieri nella città di Mitrovica che rappresenta un sunto delle frustrazioni serbe e albanesi nella regione.
Da un punto di vista albanese Mitrovica è il luogo per eccellenza in cui le aspettative di indipendenza non hanno trovato attuazione a causa della presenza importante della comunità serba. Quella di Mitrovica è infatti al più numerosa di tutto il Kossovo.
Questa sensazione e' acuita dalla percezione di indisponibilità di una parte del territorio di quello che viene oramai percepito come il "proprio Paese". Gli albanesi non sono liberi di spostarsi e di rientrare in alcuni luoghi del Kossovo. A Mitrovica questa sensazione è percepita in maniera particolarmente forte a causa delle tensioni che sono esplose ogni qual volta si è anche solo ipotizzato il rientro di profughi e rifugiati albanesi nella parte nord - serba - della città.
La divisione tra le due comunità è rappresentata simbolicamente dal confine fornito dal fiume Ibar oltre il quale la minoranza serba vive compatta e conserva strutture amministrative autonome che quasi 5 anni di governo internazionale non sono riusciti a scalfire. In questo senso a Mitrovica passa - per gli albanesi - un confine ingiusto che amputa il Kossovo di una parte di territorio.
Per la comunità serba la città rappresenta due cose. Innanzitutto è il luogo fulcro della "resistenza". E' cioè il luogo dove si é impedito che i serbi venissero cacciati via in massa, come è avvenuto in tutto il resto del Kossovo, durante il periodo del rientro degli albanesi contestuale al dispiegamento dei contingenti KFOR subito dopo la fine del conflitto.
Le riconoscono questo significato le due correnti principali della rappresentanza serbo-kosovara: quella facente capo a Momcilo Trajkovic e ad Artemije - a capo della diocesi di Raska-Prizren, di cui fa parte anche il Kossovo - e quella facente capo ai rappresentanti delle municipalità settentrionali a maggioranza serba il cui rappresentante principale e' Marko Jaksic.
Questi ultimi si sono da poco riuniti in una Unione delle municipalità serbe del Kossovo, che ha ricevuto poca eco mediatica, ma rappresenta, a mio parere, un interessante elemento per l'osservazione dell'evoluzione delle richieste politiche serbe nella regione, anche perché nell'Unione vi sono riuniti i rappresentanti serbi eletti nelle zone a maggioranza serba e alcuni rappresentanti politici provenienti dalle enclave.
In secondo luogo Mitrovica assume la funzione di paradigma della condizione serba in tutta la regione. Non c'è libertà di movimento, gli spostamenti sono molto problematici e l'accesso a strutture che si trovano da parte albanese è vissuto come impossibile.
Il significato simbolico di Mitrovica assume per queste ragioni un valore elevato. In questa maniera anche avvenimenti che si producono altrove si caricano di significato politico forte nelle loro ripercussioni sulla città e avvenimenti conflittuali che si manifestano a Mitrovica sono capaci di produrre ripercussioni anche importanti altrove nella regione e non solo.