Mitrovica la città divisa. In mezzo un ponte, sul fiume Ibar, scenario di molti scontri tra dimostranti albanesi, dimostranti serbi e forze di interposizione internazionali. E' avvenuto di nuovo la settimana scorsa ed in città si respira tensione.
A Mitrovica nord, parte della città abitata dai serbi, la situazione è in questi giorni particolarmente tesa. Tutto è partito lunedì 8 aprile con l'arresto di uno dei ''guardiani del ponte'' (unita' costituita dai serbi per controllare le entrate sul ponte del fiume Ibar che divide la citta'). L'arresto aveva provocato durissimi scontri tra polizia e serbi. I dimostranti avevano tirato pietre, sparato colpi di arma da fuoco, e lanciato due granate a mano. Almeno 14 agenti erano rimasti feriti, e molti veicoli Onu danneggiati. Anche tra i dimostranti serbi vi sono stati feriti.
Dario de Nicola, operatore Caritas a Mitrovica, ci fornisce una breve cronaca dell'avvenuto.
Giovedì 11 aprile - In città continua ad esserci un'atmosfera tesa, a tre giorni dall'arresto da parte dell'UNMIK Police del serbo Slavodje Jovic, detto Paggy, noto personaggio appartenente al gruppo dei "bridgewatchers"; organizzazione che da tempo, con il tacito consenso della KFOR, controlla chi entra nella parte nord della città. Jovic è stato trasferito ieri con un'ambulanza UNMIK all'ospedale di Prishtina, così come una parte dei poliziotti feriti durante gli scontri con la popolazione serba.
L'UNHCR, responsabile delle comunicazioni sulla sicurezza alle ONG presenti in città, questa mattina ha annunciato per il secondo giorno di seguito la totale restrizione al movimento nelle municipalità di Zubin Potok, Zvecan, Leposavic e Mitrovica nord. È interessante notare però come la KFOR francese, durante l'odierno briefing mattutino sulla sicurezza a cui sono invitati a partecipare tutti gli operatori delle ONG presenti sul territorio, abbia affermato che la situazione non presenta pericoli tali da impedire l'accesso alla parte nord della città. "Basta che non siate dell'UNMIK, è con loro che ce l'hanno". Parole confermate dai Carabinieri che ci hanno riferito che è come se la parte nord della città avesse dichiarato guerra all'ONU.
Ieri 600 persone, tra cui numerose donne e bambini, si sono radunate sulla via principale di Mitrovica nord, a poche centinaia di metri dal Ponte Ovest (quello principale), per protestare contro l'arresto di Jovic e contro l'UNMIK. Anche oggi si sono ripetute le stesse scene. Per fortuna queste ultime manifestazioni si sono svolte in maniera pacifica, ma c'è preoccupazione per quello che potrebbe succedere qualora uno dei serbi feriti durante gli scontri di lunedì dovesse perdere la vita. Nel dubbio l'UNMIK ha pensato bene di evacuare tutto il proprio personale dalla parte nord della città.
Al momento in città si percepisce un'atmosfera di attesa per quelli che saranno gli sviluppi della situazione. Rimane la sensazione che l'UNMIK Police non abbia utilizzato, in quest'occasione, il "tatto" necessario in un contesto delicato come quello di Mitrovica; città che tutt'oggi, a tre anni dalla fine della guerra, continua a vivere in una situazione di equilibrio precario.
Dario de Nicola