Oliver Ivanović

Oliver Ivanović

L'omicidio del leader politico serbo-kosovaro ha gettato un'ombra sulla pace in Kosovo. Il dialogo tra Pristina e Belgrado subirà un rallentamento, ma non dovrebbe bloccarsi del tutto

18/01/2018 -  Dragan Janjić Belgrado

Oliver Ivanović, leader dell’Iniziativa civica “Sloboda, demokratija, pravda” (Libertà, democrazia, giustizia), è stato ucciso nella mattina di martedì 16 gennaio davanti alla sede del suo partito a Mitrovica nord. È stato la voce della ragione tra i politici serbo-kosovari e senz’altro il più strenuo e coraggioso rappresentante dell’opposizione nei comuni a maggioranza serba nel nord del Kosovo. Pur essendo stato demonizzato in modo sistematico dal governo di Belgrado e dai media ad esso vicini, accusato di crimini di guerra, più volte trattenuto in stato di fermo e interrogato dalle autorità kosovare, Ivanović non si è mai piegato, rimanendo fino all’ultimo coerente con se stesso.

Nello stesso giorno in cui Ivanović è stato ucciso, a Bruxelles sarebbe dovuto iniziare il nuovo round di negoziati tra Serbia e Kosovo, ma Belgrado ha ritirato la propria delegazione non appena appresa la notizia dell’accaduto. Non vi è dubbio che l’omicidio di Ivanović avrà delle ripercussioni sull’andamento del negoziato, rallentandolo ulteriormente. C’è da aspettarsi che le due parti continuino ad accusarsi a vicenda di ostruire il processo negoziale, ma è poco probabile che esso venga bloccato.

Il destino dei negoziati dipende innanzitutto da Bruxelles e Washington, che hanno spinto le due parti a sedersi al tavolo negoziale. Come precedentemente annunciato, la maggior parte delle attività previste dall’agenda negoziale dovrebbe essere portata a termine entro la fine di quest’anno, e per il primo semestre dell’anno prossimo è prevista la firma di un accordo legalmente vincolante tra Belgrado e Pristina. La ratifica di questo accordo è di enorme importanza per la stabilità dell’intera regione, ed è poco probabile che la comunità internazionale ammetta grossi scostamenti rispetto all’agenda prestabilita.

C’è da aspettarsi quindi che la tensione innescata dall’omicidio di Ivanović si plachi entro tempi relativamente brevi e che le delegazioni di Belgrado e Pristina tornino al tavolo delle trattative. Stando a quanto annunciato in via ufficiosa, la principale richiesta nei confronti della Serbia sarà quella di garantire che non ostacolerà l’adesione del Kosovo alle organizzazioni internazionali, comprese le Nazioni Unite. Oliver Ivanović non era favorevole all’ammissione del Kosovo all’Onu, ma questo difficilmente potrebbe essere il movente del suo omicidio perché anche altri partiti e leader politici serbi sono contrari a questa ipotesi.

Politica

L’uccisione di Ivanović ha destato grande attenzione a Belgrado, dove si è tenuta, poche ore dopo l’accaduto, una seduta d’emergenza del Consiglio di sicurezza nazionale. Questo tragico evento è servito da pretesto per riaccendere lo scontro tra la leadership al potere e l’opposizione. Il presidente Vučić ha accusato l’opposizione e alcuni giornalisti di voler attribuire a Belgrado la responsabilità dell’omicidio e di agire contro il proprio paese. Vučić era evidentemente infastidito dai numerosi commenti postati sui social network che parlavano di un omicidio politico, nonché dalle dichiarazioni di alcuni esponenti dell’opposizione che hanno fatto paragoni tra le circostanze attuali e il regime di Slobodan Milošević.

Vučić e la compagine di governo sostengono che si è trattato di un atto terroristico, che implica di per sé l’esistenza di moventi politici. Hanno chiesto che le autorità serbe venissero direttamente coinvolte nelle indagini, suggerendo che la responsabilità dell’omicidio potrebbe gravare sulle autorità di Pristina, senza tuttavia fornire alcuna prova a sostegno di tale ipotesi. Vučić ha dichiarato che si sa bene a chi giova questo omicidio, ma ha rifiutato di fornire qualsiasi precisazione in merito. I media filogovernativi hanno duramente attaccato l’opposizione e alcuni giornalisti, accusandoli di agire contro la Serbia e in favore degli interessi di diversi gruppi criminali.

Sono in pochi a Belgrado a credere che l’omicidio di Ivanović possa essere risolto in un tempo ragionevole. Il Kosovo settentrionale è sotto la giurisdizione formale del governo di Pristina, ma i meccanismi di esercizio del potere esecutivo sono ancora in fase di costituzione. È da anni che questa regione vive in una sorta di vacuum istituzionale, che ha permesso a diversi gruppi criminali e centri di potere di portare avanti affari illegali e di consolidare il proprio controllo sul territorio, intrattenendo rapporti d’affari con gruppi malavitosi che operano in altre parti del Kosovo. In queste circostanze non sarà facile svolgere indagini in modo efficace e tempestivo.

Campagne denigratorie

Ivanović aveva nemici sia tra i serbi che tra gli albanesi kosovari, e la lista dei possibili mandanti dell’attentato è piuttosto lunga e chiunque di loro avrebbe potuto organizzare l’attentato. In diverse interviste rilasciate a quei pochi media serbi che danno spazio anche all’opposizione, Ivanović ha parlato apertamente delle minacce a cui era sottoposto, insieme ad altri esponenti dell’opposizione nel nord del Kosovo, da parte di diversi gruppi criminali serbi. Descriveva la situazione nella regione come cupa, citando numerosi episodi di automobili date alle fiamme (compresa la sua) e altri atti vandalici mai chiariti. Raramente menzionava gli albanesi kosovari come fonte delle minacce.

Particolarmente dure sono state le pressioni a cui era sottoposto durante le elezioni amministrative in Kosovo del 2017. Srpska lista (Lista serba), appoggiata da Belgrado, ha conquistato tutte le municipalità a maggioranza serba, conducendo una campagna imperniata sulla retorica denigratoria nei confronti degli avversari, bollati come nemici dei serbi e della Serbia. Ivanović veniva duramente attaccato e accusato di agire contro la Serbia, e il suo partito è uscito pesantemente sconfitto dalle elezioni. Nonostante tutte le accuse e minacce di cui è stato bersaglio, Ivanović non si è ritirato dalla vita politica.

L’opposizione serba, anch’essa demonizzata dai media e accusata di tradimento e di legami con la criminalità organizzata, vede nell’omicidio di Ivanović l’esito estremo delle brutali campagne denigratorie condotte contro chi la pensa diversamente. L’attacco rivolto dal presidente Vučić ai partiti di opposizione e ad alcuni giornalisti nel corso della conferenza stampa tenutasi dopo l’omicidio di Ivanović è un chiaro indicatore del fatto che la leadership al potere non ha alcuna intenzione di cambiare il proprio atteggiamento nei confronti degli avversari politici.