Manette ai polsi di Agim Ceku, a capo del TMK. Arrestato in Slovenia in base ad un mandato di cattura internazionale emesso da una corte serba. Ceku è stato poi rilasciato su forti pressioni UNMIK.
"La gente del Kossovo non viene adeguatamente protetta e le istituzioni del Kossovo non godono di alcuna immunità". Sono state queste le prime parole pronunciate da Agim Ceku, ex generale del disciolto UCK, dopo essere atterrato all'aeroporto di Pristina, le mani libere dalle manette. Il comandante della Protezione Civile Kossovara (KPC, probabile futuro embrione di un esercito kossovaro) era stato tenuto agli arresti per dodici ore all'aeroporto di Lubiana, in seguito ad un mandato d'arresto Interpol emesso da una corte di giustizia serba.
L'arresto di Ceku è il secondo che coinvolge un'alta personalità delle istituzioni kossovare e basati su mandati d'arresto emessi in Serbia. Il 30 giugno di quest'anno l'Interpol aveva arrestato l'ex leader dell'UCK Hashim Thaci a Budapest. Ma mentre Thaci, che attualmente guida il secondo partito del Kossovo, è stato arrestato su di un mandato di cattura emesso ai tempi del regime di Milosevic, il generale Ceku è stato tratto agli arresti in base ad un ordine di cattura emesso da una corte in Serbia nel 2002.
Una corte che prima aveva sede a Pristina ma che, dopo che il regime di Milosevic si ritirò dal Kossovo e fissò la propria sede a Nis, Serbia meridionale. Di fatto opera quale istituzione di giustizia parallela a quelle del Kossovo e quotidianamente emette verdetti sui cittadini kossovari. Il caso Ceku è uno di questi.
La più grande preoccupazione, ha affermato Ceku, è che un organismo internazionale quale l'Interpol implementi le richieste della Serbia e riconosca di fatto la sua sovranità sui cittadini del Kossovo. Il generale in particolare ha attaccato l'amministrazione ONU in Kossovo. "L'UNMIK non ha fatto nulla per avvisarci delle richieste d'arresto che pendevano su di noi, e del rischio di spiacevoli sorprese. Almeno avrebbero dovuto farlo in seguito all'arresto di Thaci", ha affermato Ceku.
Ceku ha inoltre sottolineato come dopo esser venuto personalmente e suo malgrado a contatto con una "grande verità" ha potuto rendersi conto come "l'UNMIK non ha fatto alcuno sforzo per delegittimare i verdetti delle corti serbe e per spiegare che questi ultimi erano da considerare invalidi rispetto ai cittadini kossovari".
Interrogato da ANSA, uno dei portavoce UNMIK, Sunil Narula, non ha voluto fare commenti sulla questione. "Non posso fare commenti sulle motivazioni che hanno spinto l'UNMIK a non avvisare personalità come Ceku sul fatto che fossero ricercate dall'Interpol", ha affermato.
Fonti informali affermano che la corte serba ha emesso richieste d'arresto per altri membri dell'UCK. "La polizia UNMIK dovrebbe richiedere all'Interpol di fare chiarezza sull'argomento e di concentrarsi invece sui veri criminali", ha affermato Ceku. Ed il Ministro serbo per la giustizia ha richiesto all'UNMIK di consegnare Ceku, Hashim Thaci, a capo del PDK e Ramush Haradinaj, a capo del quarto partito del Paese. Batic ha richiesto che vengano loro confiscati i passaporti e che non possano più lasciare il Kossovo.
"L'UNMIK è l'unica istituzione in Kossovo che si può effettivamente occupare di politica estera" ha affermato Jakup Krasniqi, segretario generale del Partito Democratico del Kossovo (PDK). "L'UNMIK non ha fatto quanto poteva fare per il popolo del Kossovo. Siamo in possesso di informazioni per le quali le corti della Serbia avrebbero preparato un dossier di 4000 pagine con incriminazioni contro ex leader dell'UCK. Dossier poi inviato sia al Tribunale dell'Aja che all'UNMIK. Chiediamo che i documenti emessi da istituzioni parallele non vengano riconosciuti e che anzi gli uffici di queste ultime vengano immediatamente chiusi. L'UNMIK sta adottando in Kossovo le logiche dei poteri forti", ha affermato sempre Krasniqi.
Il generale Ceku, come il leader del PDK Hashim Thaci, sono stati rilasciati dopo forti pressioni del capo dell'UNMIK. "Nella nostra corrispondenza con il Ministro della giustizia serbo datata 11 febbraio 2003" ha scritto il capo dell'amministrazione UNMIK Harri Holkeri al Ministro degli affari esteri della Slovenia, Dimitrelj Rupel "il Ministro Vladan Batic ha richiesto il trasferimento di Ceku ed altri rappresentanti kossovari in Serbia". Nella lettera si continua affermando che la giurisdizione di questo caso specifico appartiene alla corte di Pristina. Holkeri ha inoltre sottolineato di essere l'unica autorità competente in Kossovo, secondo quanto sancito dalla Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per decidere se il Dipartimento di giustizia del Kossovo debba o meno procedere in merito a casi come questo.
"Per questo motivo chiedo che l'arresto venga annullato e l'immediato rilascio di Agim Ceku".
Secondo quanto affermato nella lettera inviata da Holkeri alle autorità slovene l'UNMIK, in seguito alla corrispondenza con il Ministero della giustizia serbo del 20 febbraio scorso, avrebbe richiesto ulteriori informazioni sulle accuse mosse a Ceku, informazioni mai inoltrate. I rappresentanti del Governo serbo hanno negato sia mai arrivata dall'UNMIK una richiesta di questo tipo.
L'inchiesta a carico del generale Ceku, secondo quanto affermato dal pubblico ministero della corte di Nis, Danica Marinkovic, che si occupa del caso, sarebbe stata avviata nel 1999. L'accusa? Genocidio nei confronti della comunità serba del Kossovo, avvenuto in seguito all'arrivo delle truppe KFOR nella regione.
Ceku è accusato di essere responsabile, in quanto alto ufficiale UCK, dell'uccisione di 669 serbi, di 18 appartenenti ad altre minoranze, di aver causato a 518 persone lesioni gravi e di 548 sparizioni. Ceku è stato fermato in Slovenia per l'accusa "di essere coinvolto nell'uccisione di tre poliziotti serbi avvenuta nel villaggio di Gllogoc nel 1997".
L'arresto di Ceku ha causato in Kossovo forti proteste sia nei confronti delle istituzioni internazionali che della Slovenia. Le più alte cariche delle istituzioni kossovare hanno invece lasciato che fosse l'Assemblea del Kossovo ad esprimersi sulla questione. Il Presidente dell'Assemblea Nexhat Daci ha affermato che è la seconda volta che un leader kossovaro veniva umiliato in questa maniera, e con loro veniva umiliato il passato ed il futuro del Kossovo. Poco dopo l'Assemblea ha approvato a voto unanime una risoluzione che sancisce l'invalidità di tutti i verdetti in merito a cittadini kossovari emessi da istituzioni parallele con sede in Serbia e nel Kossovo stesso. Nella risoluzione si chiede inoltre che anche Interpol ed Europol facciano altrettanto.
La vicenda ha acuito i risentimenti della gente e delle istituzioni del Kossovo nei confronti dell'amministrazione UNMIK. In particolare si afferma che quest'ultima non sta lavorando per lo sviluppo del Kossovo e per il suo riconoscimento internazionale.
"Dopo avermi messo le manette la polizia slovena ha seguito la procedura e mi ha chiesto se volevo chiamare l'ambasciata del mio Paese. Sono rimasto senza parole, non sapevo chi chiamare dato che il Kossovo non ha alcuna rappresentanza diplomatica". "Non siamo certamente eguali rispetto agli altri cittadini europei" ha continuato Ceku, che sarebbe stato trasferito a Belgrado se Holkeri non fosse intervenuto in tempo.
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