E' in pericolo la stabilità dei Balcani e non solo. E' questo l'allarme lanciato da Mosca a seguito della visita in Kosovo di tre esponenti dell'opposizione siriana. Che si sarebbero recati a Pristina per imparare la guerriglia dagli ex Uçk
Lo scorso 15 maggio, durante un dibattito sul Kosovo tenutosi in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l'ambasciatore russo all'Onu Vitaly Churkin ha espresso preoccupazione in merito alla circolazione di notizie di stampa secondo cui il governo del Kosovo avrebbe instaurato contatti con esponenti dell'opposizione siriana ed avrebbe messo a disposizione basi per l'addestramento dei ribelli siriani.
Stando alle parole di Churkin, “trasformare il Kosovo in un centro internazionale di addestramento per insorti potrebbe costituire un serio fattore destabilizzante che andrebbe al di là dei Balcani”. A conclusione del proprio intervento, l'ambasciatore ha esortato le organizzazioni internazionali che operano in Kosovo (Kfor, Nato, Onu) ad intervenire in merito alla questione, adottando “tutte le misure necessarie per prevenire la messa in atto di tali piani”.
In una conferenza stampa tenutasi a seguito del dibattito presso le Nazioni Unite, il ministro degli Esteri del Kosovo Enver Hoxhaj non ha negato l'esistenza di contatti diplomatici fra governo del Kosovo e l'opposizione siriana, affermando che il Kosovo nel 2011 è stato “fra i primi governi in Europa a sostenere l'opposizione in Libia ed in altri Paesi arabi (…) dato il perseguimento di ideali affini”.
Pur avendo confermato di sostenere fermamente la causa dell'opposizione siriana, il ministro ha ad ogni modo respinto le accuse rivolte da Mosca sul coinvolgimento delle autorità kosovare in attività di addestramento dei ribelli siriani
La delegazione siriana in Kosovo
La presa di posizione russa è conseguente di un incontro tenutosi a Pristina lo scorso aprile fra lo stesso Enver Hoxhaj e una delegazione di membri dell’opposizione siriana: il rappresentante del Consiglio Nazionale Siriano e leader del Fratelli Mussulmani di Siria Molham Aldroby, l'Alto responsabile siriano all'interno dell'Assemblea Nazionale del Kurdistan Djengizkhan Hasso e Ammar Abdulhamid, oppositore del regime siriano esule negli Stati Uniti dal 2005.
“Siamo qui per imparare”, ha dichiarato quest'ultimo durante la sua visita in Kosovo a Le Courrier des Balkans “l'esperienza del Kosovo può esserci utile. Ad esempio ci è utile capire come i vari gruppi armati che formavano l'Uçk si sono organizzati tra loro. Questo soggiorno in Kosovo può servirci d'ispirazione per la nostra lotta”.
Nell'intervista Ammar Abdulhamid, pur evocando chiaramente la necessità di “costruire la capacità di combattere il regime siriano”, resta vago su una collaborazione che sia di più che un semplice scambio verbale di esperienze e non conferma né smentisce le voci sui campi d'addestramento dell'Esercito libero della Siria sul territorio kosovaro.
Fonti serbe
In linea con le accuse di Mosca anche le voci che arrivano da Belgrado, secondo le quali dietro a questa visita siriana in Kosovo vi sarebbero i servizi segreti Usa. “Dal momento che gli oppositori siriani non riescono a far crollare il regime, i fautori della rivoluzione sono passati al piano B: l'unificazione della guerriglia, ad immagine e somiglianza dell'Uçk. Sono coloro che avevano addestrato i terroristi albanesi del Kosovo nel 1996-1997 ad aver inviato i militanti siriani (...)” ha dichiarato alla stampa locale il generale Momir Stojanović, ex direttore dell'Agenzia di sicurezza militare serba.
Opinioni simili quelle espresse dall'ex comandante delle forze di sicurezza jugoslave, Ninoslav Krstić: “Queste formazioni militari s'eserciteranno negli ex campi d'addestramento dell'Uçk, vicino alla frontiera con l'Albania. Krstić indica anche come possibili luoghi d'addestramento Kukës e Tropoja nel nord dell'Albania per poi tirare in ballo anche la possibilità di campi d'addestramento in Macedonia.
Non lasciare soli i siriani
Intanto Verton Surroi, tra i più influenti giornalisti ed intellettuali kosovari, che sarebbe l'autore dell'invito dei tre rappresentanti dell'opposizione siriana in Kosovo, in un editoriale pubblicato da Global Viewpoint ha denunciato l'incapacità del piano in sei punti di Kofi Annan di porre fine al conflitto in Siria.
“E' chiaro che ha fallito sia nel porre fine alla violenza in Siria che ad assicurare un dialogo politico. Il regime ha compreso che può trascinare i piedi nell'implementazione del piano sino a quando non ci sarà un'alternativa all'orizzonte. Dà per scontato, come fece il Presidente della Serbia Milosević ai tempi della disgregazione jugoslava, che l'Occidente non ha lo stomaco per un intervento armato. E sembra che attualmente il regime siriano abbia ragione".
Surroi, dopo una lunga argomentazione, conclude: "Più volte i mediatori e diplomatici hanno ribadito che spetta ai siriani trovare la loro strada verso il futuro. Suona corretto, e dovrebbe essere così. Ma lasciare i cittadini siriani soli li condannerebbe ad una guerra prolungata e ad un bagno di sangue... La comunità internazionale non può stare a guardare o appoggiarsi su formule come quelle che sono già state sconfitte durante la tragedia nei Balcani".