La maggior parte dei visitatori del monastero di Sokolica, nord del Kosovo, sono albanesi. Vengono per pregare davanti ad una scultura della Vergine che si ritiene porti felicità e guarigione. Nessuna discriminazione qui: ciascuno prega nella sua lingua, e le otto suore stanno imparando l'albanese
(Articolo tratto da Le Courrier des Balkans, pubblicato originariamente il 23 gennaio 2012)
“Pregate nella vostra lingua”, raccomanda una religiosa ad una coppia, in questa fredda mattina di gennaio, giorno di Natale ortodosso al monastero di Sokolica, nei pressi del villaggio di Boletin. Ed è proprio qui, che grazie ai numerosi visitatori albanesi, si è infranto un tabù. Suor Makarija, la badessa, ha deciso che le religiose di questo monastero sulle montagne nella regione di Zveçan/Zvećan dovranno imparare l'albanese.
Veste nera e foulard bianco a coprire il capo, la religiosa di 67 anni, mostra il cammino ad ogni nuovo visitatore. La sera, le suore attendono che la croce venga issata, simbolo di speranza per i cristiani ortodossi di un nuovo anno favorevole. Il 2011 non ha portato nessun cambiamento rilevante nella vita delle religiose, ed anzi le divisioni tra serbi e albanesi in questa zona del nord del Kosovo si approfondiscono sempre più. Dallo scorso settembre le strade che portano ai due punti di frontiera con la Serbia sono bloccate da barricate costruite dalla comunità serba.
Numerosi visitatori albanesi
Madre Makarija racconta come ha fatto venire in segreto al monastero un'insegnante albanese di Mitrovica sud per tenere dei corsi d'albanese, anche alla vigilia di Natale. “Viviamo in mezzo agli albanesi, è nostro dovere apprendere la lingua dell'altro”, afferma.
L'iniziativa della religiosa supera quanto viene fatto nelle stesse scuole serbe del Kosovo. “Le nostre porte sono sempre aperte a tutti. Abbiamo deciso di fare dei corsi di albanese per avvicinarci gli uni agli altri”, precisa.
Il monastero accoglie numerosi visitatori. La maggior parte di loro ritiene che la scultura della Vergine, del 14mo secolo, porti felicità e guarigione. E' molto cara alle coppie che non hanno bambini e si ritiene possa guarire i bambini sordi e muti. “Dopo 10 anni di matrimonio non riusciamo ad avere un bambino. Ci hanno detto che pregare qui guarisce”, racconta Myftar, originario di un villaggio della regione di Prizren. Quando questi visitatori chiedono a madre Makarija come devono pregare lei risponde: “Nella vostra lingua”. “Possono pregare in nome di Allah, o in nome di Cristo, nella loro lingua materna”, spiega, aggiungendo che non si occupa di politica. “Abbiamo la nostra missione e la nostra vita. Che siano i politici ad occuparsi di politica!”.
“Non disturba la Chiesa”
Sokolica è un monastero di piccole dimensioni, del 13mo secolo, ristrutturato grazie a fondi del governo del Kosovo e l'aiuto di un'organizzazione internazionale. Il monastero è circondato da comunità di albanesi di religione musulmana e il portone d'ingresso si dice appartenga alla famiglia dell'eroe kosovaro Isa Boletini, che si è battuto tra la fine del 19mo secolo e l'inizio del 20mo affinché il territorio del Kosovo venisse integrato all'Albania.
L'ultima famiglia serba avrebbe abbandonato le montagne di Shala e Bajgorës negli anni '60. Gli abitanti attuali della zona, che vivono in estrema povertà, spiegano che il monastero fa parte della storia e della cultura del villaggio. “Fin dalla mia infanzia volevo entrarci e visitarlo. Le religiose una volta ci lasciarono entrare. E ci regalarono delle caramelle” si ricorda Idriz Peci, che vive proprio al fianco del monastero. Spiega poi che madre Makarija ha aiutato gli albanesi della regione nel 1999, quando il villaggio era pieno di miliziani serbi. “Ci aiutava a raggiungere la città, per procurarci cibo e medicinali”.
Il monastero di Sokolica, ai piedi di una roccia circondata da querce, è uno dei monumenti più visitati del Kosovo, con i suoi affreschi del 15mo e 16mo secolo. Makarija sottolinea che non ha necessità di alcuna autorizzazione della Chiesa ortodossa per organizzare dei corsi di albanese. “Non disturba la Chiesa. Noi non siamo dei robot, a cui si dice cosa si deve fare. La nostra Chiesa è libera, e noi abbiamo una libertà totale”.
I dirigenti della Chiesa ortodossa serba rimangono ciononostante molto attivi in merito alle sorti politiche del Kosovo, continuando a benedirlo come “la culla della Serbia”. Il primo ottobre 2010, il Patriarca Irinej, è stato nominato proprio al Patriarcato di Peć, sede storica della Chiesa ortodossa serba. Ma Sokolica resta un'eccezione. Un monastero diverso dagli altri, dove otto suore parlano l'albanese.