In Kosovo fare musica è difficile. Gli spazi per esibirsi sono pochi, e anche chi ha un nome fa fatica a vivere. Ma non mancano isole felici, dove sempre più frequentemente si parla di “nuova scena punk” di cui The Glasses fanno parte

24/09/2014 -  Gianluca Grossi

Proviene dal Kosovo una band indie molto interessante chiamata The Glasses. Si forma alla fine del 2007 dall’incontro fra il leader, cantante e chitarrista, Flamur Mahmutxhiku, il chitarrista Asdren Jonuzi, il bassista Zgij Elshani e il batterista Pajazit Dermaku. E per la prima volta un gruppo indipendente dà del filo da torcere a generi molto più consolidati nel territorio come l’hip hop, la musica elettronica e soprattutto il turbo folk, che da anni caratterizza il Kosovo e gran parte dei Balcani.

Ci sono similitudini con gruppi locali come i Carino Babulja, i Por-No e i Telex. Ma i riferimenti stilistici più importanti rimandano a star internazionali con già molti anni di carriera sulle spalle, come The Strokes, Arctic Monkeys e leggende inarrivabili come i Beatles e Rolling Stones. "A Pristina, del resto, non c’è una scena rock molto importante", racconta il cantante e leader della formazione, "è anche per questo che abbiamo voluto proporre qualcosa di nuovo e di fresco".

Gli spazi per esibirsi sono pochi, e anche chi ha un nome conosciuto fa fatica a vivere di musica. Le etichette non ci sono o se ci sono non pagano. Molti gruppi si finanziano da soli. Ma non mancano isole felici, angoli dove sempre più frequentemente si parla di “nuova scena punk”. Coinvolti altri nomi come Ilektorati Intelektual e Pink Metal e manifesti politici ben precisi, che echeggiano la lotta di classe e la protesta sociale.

Le prime esibizioni dei Glasses avvengono in pub e locali di Pristina. Di concerto in concerto richiamano sempre più pubblico, finché il nome della band non inizia a circolare con maggiore insistenza. Si diffondono molti commenti positivi, tipo: “La band più emozionante di tutto il Kosovo e l’Albania”.

"Una gran bella soddisfazione", dice, serafico, il cantante. Di fatto, differenze musicali e culturali fra Kosovo e Albania, ce ne sono poche. "Tutti sanno che il 92% del Kosovo è abitato da albanesi", sottolinea il leader, "io stesso sul passaporto ho scritto kosovaro, ma sono innanzitutto un albanese". All’inizio si dedicano soprattutto alle cover, poi a brani propri. E così vede la luce due anni fa, il 27 settembre 2012, il primo disco, Staring from behind. È prodotto da Nenad Trifunovski e registrato da Alen Hadzi-Stefanov presso i PMG Recordings, dove anche i Barnays Propaganda hanno fatto tappa (a questo indirizzo si possono ascoltare tutte le canzoni).

Il brano di apertura è “Dirty Glasses”, canzone energica, distorta, riconducibile agli Strokes, ma anche a qualcosa di Franz Ferdinand, Vaccines e Libertines. Altre interessanti tracce sono "A Lady Big Dream", con un ritornello spudoratamente pop; "Silhouette", con un incedere in minore delicato e suggestivo; e "Bob De Rosa", dal tiro decisamente punk.

"L’abbiamo presentato davanti a quattrocento persone", afferma il cantante "è stata una grande soddisfazione vedere tanti giovani appassionati delle nostre canzoni e disposti a comprare i nostri cd". Da qui è partito anche il tour con tappe significative in Macedonia e a Lucerna, in Svizzera. Sogni nel cassetto? "Un giorno poter andare in tour con Jack White (leader dei White Stripes)", ma non solo. La speranza dei Glasses è, infatti, quella di poter presto entrare di nuovo in uno studio. Potrebbe avvenire entro l’inverno con la pubblicazione di un ep o di un video. "Vedremo", dice il cantante, "intanto abbiamo affittato un garage dove poter comodamente fare le prove".