La lettera F di uno speciale abecedario, dedicato ai 25 anni dall'indipendenza della Moldavia. Un punto di vista approfondito sul cosiddetto "furto del secolo" in quest'intervento di Paul Radu, giornalista investigativo e direttore dell'OCCRP
A novembre del 2014 in Moldavia è scoppiato un grosso scandalo relativo al furto di quasi un miliardo di dollari dalle casse di tre banche nazionali. Si tratta però solo di un pezzo di uno schema fraudolento attivo già da diversi anni. Potresti spiegarci il funzionamento di tale schema? Quali debolezze dello stato moldavo ci può rivelare?
Lo scandalo relativo al furto del miliardo di dollari scoppiato a novembre 2014 è in effetti connesso al cosiddetto schema del “Russian Laundromat ”, attivo oramai da anni. Praticamente ciò che è iniziato come un'operazione di riciclaggio di denaro su piccola scala si è pian piano gonfiato, fino a coinvolgere anche banche moldave e lettoni.
Il crimine organizzato ha visto che poteva agire su livelli quantitativamente più consistenti e per farlo necessitava appunto di banche che facessero il suo gioco all'interno dell'UE (Riga) e appena al di fuori di essa (Chișinău). Lo schema funziona in maniera analoga a un “tor”, il sistema che permette di mascherare la propria identità su internet, ed è alimentato da una miriade di compagnie off-shore generalmente con sede nelle Isole Vergini, in Nuova Zelanda, in tutti quei paesi insomma che non applicano molti controlli in tale ambito. A nome delle compagnie agiscono poi vari complici e delegati, che si premurano di far transitare il denaro, facendo effettuare a quest'ultimo un numero elevatissimo di passaggi prima di giungere alla destinazione finale.
In tale schema confluivano gli illeciti di vari gruppi, dal crimine organizzato vietnamita ai cartelli messicani, dalla mafia russa a quella rumena e ucraina, poiché consentiva di riciclare soldi in una maniera altamente sicura e “intelligente”. È chiaro dunque che a un certo punto il crimine organizzato ha iniziato a muovere quantità veramente ingenti, stiamo parlando di miliardi e miliardi di dollari, ed è anche arrivato un momento in cui venivano saccheggiate le stesse banche in cui transitava il denaro conducendole al fallimento. Ecco, in questo contesto si inserisce il caso moldavo che è venuto alla luce a novembre del 2014.
Possiamo dire che in Moldavia si servivano del sistema “Russian Laundromat” anche alcuni politici o comunque persone in alto nelle istituzioni e ciò rende il paese non solo uno dei punti di transito dello schema ma anche una vittima diretta di esso. Si è generata infatti una “filiera” di corruzione che coinvolge banche, sistema giudiziario e parte dei rappresentanti politici che erano in combutta con i criminali. Inoltre, i soldi razziati dal sistema bancario erano soldi appartenenti allo stato, dove confluivano anche gli aiuti delle organizzazioni internazionali. Come conseguenza la Moldavia si ritrova dunque in una condizione economica pessima e ancora più bisognosa di finanziamenti esterni rispetto al passato.
Rispetto al perché la repubblica post-sovietica sia entrata a far parte del “Russian Laundromat” è facile arguire che ci siano motivazioni innanzitutto geografiche ma anche storiche. Come dicevo, era essenziale per il crimine organizzato avere un paese “debole” all'interno dei confini dell'UE (Lettonia) e uno appena al di fuori. La Moldavia si prestava benissimo a questo secondo ruolo, contando anche l'alto tasso di corruzione nonché la generale lentezza del suo sistema giudiziario. Inoltre, lo schema è stato architettato anche basandosi su reti di relazioni già attive prima del crollo dell'Unione Sovietica, che coinvolgono ex-membri dei servizi segreti comunisti.