Via da Caucaso e Moldova i "rappresentanti speciali", figure di vertice della politica Ue verso queste regioni chiave al nostro confine orientale? La decisione crea interrogativi. Potrebbe arrivare nel 2011. Insieme alla nomina di un unico inviato per i Balcani. Effetti della ristrutturazione. Perché l'anno zero della diplomazia Ue è cominciato
Grandi manovre nella diplomazia europea. A Bruxelles l'Alto rappresentante per la politica estera, Catherine Ashton, battaglia con Parlamento europeo, Commissione e Stati membri Ue per dare vita al nuovo servizio diplomatico comunitario. E in vista del traguardo, i suoi collaboratori hanno lanciato l'idea di cambiare il modo in cui l'Unione fa sentire la propria voce in giro per il mondo, a cominciare dal Caucaso e dai Balcani.
La proposta è cambiare la struttura dei “rappresentanti speciali” dell'Ue, ambasciatori nominati dai governi dell'Unione che in alcune capitali affiancano le 'normali' strutture diplomatiche della Commissione europea.
Visto che l'idea fondante del cosiddetto “Servizio di azione esterna europeo” (SAEE) è di cancellare le divisioni tra Commissione e Stati membri in politica estera, gli uomini della Ashton hanno suggerito di “cancellare” qualche rappresentante, incorporandone le funzioni nel nuovo corpo diplomatico Ue.
A rischio Semneby (Caucaso del sud) e Mizsei (Moldova)
A rischio sarebbero soprattutto lo svedese Peter Semneby, inviato Ue nel Caucaso del Sud, l'ungherese Kálmán Mizsei, incaricato di seguire la situazione in Moldova, nonché il rappresentante Ue per il processo di pace in Medio Oriente, il belga Marc Otte. Gente poco nota al grande pubblico, che in questi anni ha lavorato nelle retrovie.
La loro eredità verrebbe raccolta dai funzionari del SAEE a Bruxelles, o in loco dagli ambasciatori che nei prossimi mesi verranno scelti per guidare le delegazioni esterne dell'Unione.
Ma la riforma ha suscitato qualche allarme: il sito Radio Free Europe/Radio Liberty, che per primo ne ha diffuso la notizia, ha sostenuto che l'abolizione dei rappresentanti speciali “darebbe un forte segnale della retrocessione della Moldova e del Caucaso del Sud dalla lista di priorità dell'Ue”.
Vladimir Socor, un analista dell'Eurasia Daily Monitor, concorda, suggerendo invece di rafforzare gli incarichi affidandoli ad un paio di ex ministri degli Esteri Ue, invece che ad oscuri diplomatici di carriera.
I collaboratori della Ashton minimizzano: "non sarà retrocessione"
I collaboratori della Ashton, interpellati da Osservatorio Balcani e Caucaso, minimizzano, precisando che si tratta di un'idea ancora tutta da discutere. “La priorità ora è di trovare un accordo sul servizio esterno” affermano.
E, spiegando che “è in corso un'analisi caso per caso sull'utilità di ogni rappresentante speciale”, sostengono che l'eventuale abolizione degli inviati in Moldova e Caucaso del Sud non comporterebbe alcuna “retrocessione” per quelle aree geografiche.
“Anzi, Ashton potrebbe seguirle ancor più da vicino se avesse a portata di mano i funzionari che se ne occupano, qui a Bruxelles.”
Non solo tagli, possibile nomina di un inviato Ue per i Balcani
La riflessione in corso non comporta solo tagli. Per i Balcani, per esempio, si sta pensando alla nomina di un inviato Ue per l'intera regione, che potrebbe sostituire gli attuali rappresentanti speciali in Bosnia, Macedonia e Kosovo. Fonti diplomatiche riferiscono che Ashton si stia muovendo dietro forti spinte della Gran Bretagna, desiderosa di imporre la candidatura dell'ex commissario internazionale per la Bosnia Paddy Ashdown.
Miroslav Lajčák, ministro degli Esteri slovacco fino al voto dello scorso fine settimana, e che ha ricoperto lo stesso incarico nel 2007-2009, sarebbe un candidato alternativo.
Interpellato da Osservatorio Balcani e Caucaso, proprio alla vigilia delle elezioni di sabato 12 giugno in Slovacchia, Lajčák si è chiamato fuori dalla corsa, sostenendo che “finché sono ministro il posto non mi interessa”. Ma è una smentita che lascia più di uno spiraglio, visto che, all'indomani del voto, il governo di cui ha fatto parte sembra destinato a lasciare spazio ad una coalizione di centro-destra, malgrado il partito SMER del premier uscente Robert Fico abbia ottenuto la maggioranza relativa dei consensi.
Miroslav Lajcak, ex ministro degli Esteri slovaccoUn unico inviato speciale Ue per i Balcani occidentali
riporterebbe l'area ai primi posti dell'agenda
In ogni caso, il ministro slovacco ha concordato sulla necessità per l'Ue di prestare maggiore attenzione ai Paesi dei Balcani, sempre meno al centro di un'agenda europea dominata dalla crisi dell'eurozona. “Ashton ha un portafoglio enorme, mentre il commissario all'Allargamento Štefan Füle ha un incarico piuttosto tecnico.
Sarebbe utile avere qualcuno che si occupasse dei Balcani dal punto di vista politico, con un occhio agli sviluppi nell'intera regione, come faceva (l'austriaco Stefan) Lehne per (il precedessore di Ashton, Javier) Solana,” ha detto Lajčák durante una recente visita a Bruxelles.
Gli 11 inviati Ue resteranno in carica tutto il 2010
Alcuni Paesi Ue, tuttavia, non sono convinti della necessità di nominare un vero e proprio inviato per i Balcani, sostenendo che basterebbe incaricare uno dei collaboratori di Ashton di seguire l'area a tempo pieno.
Come, del resto, Lehne faceva per Solana. Al momento il capo della diplomazia Ue si avvale di un italiano, Fernando Gentilini, ma solo come “consigliere speciale.”
Il dibattito sulla riorganizzazione dei rappresentanti speciali Ue è destinato a protrarsi nei prossimi mesi, anche se il mandato degli attuali 11 inviati scade a fine agosto.
Verrà esteso, in attesa di una schiarita sul SAEE, che nella migliore delle ipotesi non sarà operativo prima di dicembre.
Fino ad allora georgiani, moldavi e chiunque altro tema di essere retrocesso nel 'ranking' della diplomazia Ue può restare tranquillo.