La poetessa romena Ana Blandiana ha incontrato il pubblico moldavo durante un festival cinematografico a Chișinău. La Blandiana, figura simbolo del desiderio di libertà in Romania durante il regime di Ceaușescu, ha ribadito l'importanza di una partecipazione attiva alla vita politica
Il 15 novembre, la poetessa e attivista politica romena Ana Blandiana ha partecipato a Chișinău al festival cinematografico Astra. Originario di Sibiu, nel 2024 l’Astra Film Festival è stato esportato nella capitale moldava per il terzo anno di fila. L’iniziativa, gratuita per gli spettatori moldavi, è finanziata dal governo romeno con l’obiettivo di rafforzare il sentimento di fraternità e continuità culturale dei popoli separati dal fiume Prut.
Tra silenzio e peccato
Nella serata di venerdì, l’Astra Film Chișinău, ha visto Ana Blandiana come ospite speciale. La poetessa ha interagito col pubblico dopo la proiezione del film documentario sulla sua vita “Tra silenzio e peccato” (Între tăcere și păcat), girato da Diana Nicolae.
Il nome del documentario è stato scelto dalla regista sulla base del nome di una conferenza a Roma di cui la poetessa è stata ospite speciale. L'opera alterna interviste, poesie e filmati originali. A detta della stessa Blandiana: “Forse non è un capolavoro, ma serve a far riflettere sulla storia del paese.”
Pur essendo una delle figure più popolari del panorama politico romeno, a molti il nome, o meglio, lo pseudonimo Ana Blandiana non dirà molto.
Il padre di Otilia Valeria Coman (vero nome della Blandiana), nata a Timișoara nel 1942, era un prete ortodosso ex membro della Guardia di Ferro (partito religioso fascista romeno) e, in quanto tale, considerato un nemico del popolo dal regime comunista. Già dall’infanzia a Oradea, i professori di Otilia notano il suo precoce talento letterario. E non è una sorpresa che molte delle sue poesie trovino luce già nell’adolescenza.
A diciassette anni Otilia decide di diventare Ana Blandiana e pubblica le sue prime poesie in Tribuna, a Cluj, in un volume contenente le opere di trenta giovani poeti.
Otilia scegli per sé il nome Blandiana, prendendo in prestito il nome del villaggio in cui nacque sua madre vicino a Vințu de Jos, nella contea di Alba. Ma lo pseudonimo non la protesse da una censura di quattro anni, causata dai trascorsi del padre.
Il suo vero debutto letterario dovrà quindi attendere fino al 1964, con il suo primo volume “Prima persona plurale” (Persoana întâia plural).
Gli anni Sessanta sono un momento di semi-libertà nella Romania comunista e corrispondono a un momento di crescita nella carriera di Blandiana che pubblicherà diversi volumi, viaggerà all’estero, e leggerà le proprie opere in televisione divenendo una figura culturale nota a livello nazionale.
Ceaușescu diventò segretario generale nel 1965 e i primi anni del suo mandato non furono inizialmente repressivi. Fu solamente con i viaggi in Cina e Nord Corea e le successive tesi di luglio del 1971 che nacque la sua dottrina repressiva e totalitaria.
La poesia di Blandiana rifletteva sull’esistenza e sulle condizioni nelle quali versavano i romeni; non fu politica in senso diretto, ma divenne politica perché sincera e in dissonanza rispetto alla propaganda di regime.
Verso la politica
Sono quindi gli anni Settanta e Ottanta, segnati da letture di poesia clandestini, che fanno di Ana Blandiana la figura di riferimento del panorama culturale e politico romeno.
In questi anni, infatti, la repressione spinse molti romeni a consumare cultura di alto livello e le sue poesie incominciarono a circolare come veri e propri samizdat.
Nel documentario, Blandiana racconta che non è mai stata spaventata dalle repressioni se non verso la fine degli anni Ottanta, quando incominciò a ricevere telefonate anonime da bambini che le chiedevano: “Perché offendi zia Elena?” (in riferimento ad Elena Ceaușescu).
Quando iniziò la rivoluzione, o piuttosto, quando ci fu l’uccisione dei coniugi Ceaușescu, i rivoluzionari decisero di portare in televisione alcune delle figure di riferimento del panorama culturale, e tra queste, Ana Blandiana.
Fu immediatamente chiaro che il popolo voleva libertà e per loro la scrittrice rappresentava una voce di speranza e onestà. Pur rifiutando il ruolo politico che le volevano cucire addosso, la poetessa finì per parlare a comizi con folle inneggianti il suo nome.
Il primo presidente dell’era democratica Ion Iliescu le chiese di assumere il ruolo di vicepresidente, ma la poetessa rifiutò.
La decisione si rivelò saggia quando divenne ovvio che Iliescu rappresentava la rivoluzione incompleta della Romania, un regime comunista che cercava di mantenere la propria influenza sulle strutture statali.
Blandiana finì per diventare una delle figure chiave del partito di opposizione Alleanza Civica, il cui leader Emil Constantinescu divenne presidente nel 1996.
Ana Blandiana nel 2024
Parlando a Chișinău, Blandiana ha ricordato quel verso di una poesia che le è stato tanto rimproverato dai romeni negli anni della rivoluzione e che li descriveva come un “popolo vegetale”.
Lo ha fatto per ricordare ai moldavi in sala che non si può essere attori passivi dell’arena politica, ma che è necessario partecipare attivamente alle consultazioni elettorali.
Dichiarandosi apertamente pro-europea, Blandiana ha testimoniato di essere rimasta col fiato sospeso fino a che il referendum costituzionale, svoltosi in Repubblica Moldova il 20 ottobre, non ha dato esito positivo.
Infine, ha esortato i moldavi a sostenere i partiti pro-europei alle prossime elezioni politiche che si svolgeranno nel 2025.
Secondo Blandiana, la poesia, la più alta delle arti, è stata consumata in massa perché in Romania non vi era libertà, ma oggi che la libertà è data per scontata la cultura non va abbandonata.