Campagna moldava - Andrea Bonetti

Campagna moldava - Andrea Bonetti

Non è solo povertà il mondo rurale della Moldavia. Ma è indubbio che spopolamento e mancanza di servizi di base sono problemi molto gravi che stanno portando alla disgregazione socio-economica. Ancora poca la progettualità che va controcorrente

14/10/2019 -  Francesco BrusaAndrea Bonetti

Guardinga e in piedi sull’uscio di casa, una signora non gradisce che si fotografi la sua abitazione. "Perché? È per far vedere che siamo poveri?". Superando Balţi, il principale polo industriale della Moldavia, e addentrandosi nel distretto di Rîşcani si giunge nel comune di Grinauţi, di cui fa parte anche la frazione Ciobanovca. Circondata da campi di girasoli, grano e da appezzamenti incolti, la lunga strada principale attorno a cui si sviluppa il villaggio è costellata da orti e pollai, mentre il bestiame bruca liberamente per tutto il territorio. "La sua reazione è normale. Lo sapete come fanno i giornalisti qui… vedono quasi sempre il lato negativo", abbozza in risposta Sergiu (nome di fantasia), intromettendosi spinto forse dalla curiosità.

Piuttosto che alla povertà, in effetti, i colori pastello delle case fra Grinauţi e Ciobanovca sembrano rimandare più a un senso di tranquillità e di armonia, a un contesto rurale in apparenza dignitoso e organizzato.

Fra spopolamento e ricordi

Eppure, come fanno notare indirettamente i suoi abitanti, il piccolo centro è salito di recente “agli onori delle cronache” proprio perché si troverebbe in stato di abbandono e sulla via dello spopolamento. Un breve reportage televisivo di Nord News mostra infatti che nella frazione Ciobanovca sarebbero residenti ormai solo sei persone, mentre i servizi come il trasporto pubblico latitano lasciando la popolazione con ancora meno prospettive di quelle poche offerte in altre zone. "Si tratta di un “ciclo” molto comune", afferma la sindaca di Grinauţi Aliona Frecautan, "i giovani si sono trasferiti per lavoro, magari nella vicina Balţi, chi è restato sta invecchiando o è deceduto. Sono comunque persone che lavorano la terra e allevano qualche animale, producendo soprattutto per sé e per i familiari. Il punto è che alcuni servizi, come l’autobus scolastico o negozi, sarebbero inutili. Tutto il resto, dalle linee telefoniche al gas naturale, funziona perfettamente".

Il lago nei pressi di Ciobanovca - Andrea Bonetti

Terminati i caseggiati di Grinauţi, un lungo percorso sterrato segna il “confine” con Ciobanovca, che si intravede all’orizzonte come un modesto agglomerato di villette. Fino alla Seconda guerra mondiale, l’area è stata abitata anche da una “colonia tedesca” di qualche centinaio di persone, quasi interamente tornata in patria allo scoppio del conflitto. Un legame che saltuariamente si tramanda all’oggi, attraverso visite di alcuni discendenti della comunità, e che – spiega ancora il sindaco - "ha lasciato in chi ha vissuto quegli anni un piacevole ricordo di convivenza fraterna e collaborazione". Dopodiché, in modo analogo al resto del territorio moldavo, Grinauţi e Ciobanovca hanno vissuto l’esperienza sovietica fatta di collettivizzazione dei campi e del lavoro agricolo: pressoché tutti gli abitanti dei due centri vennero impiegati nel kolchoz cittadino, occupandosi della coltivazione in serra di ortaggi e tabacco. Oggi, le due località paiono confrontarsi con dinamiche e problematiche che interessano la maggior parte dei centri rurali della repubblica est-europea.

Aspirazioni tradite?

"Mi sento più vicino alla mentalità della città, appena posso “scappo” a Balţi". Vitalie è nato e vive a Grinauţi, ma – mischiando inglese e rumeno – dice di sentirsi stretto in un contesto che non corrisponde alle sue aspirazioni. Alle sue spalle, una storia di reclusione e disagio mentale. "Ho passato settimane nell’ospedale psichiatrico di Chișinău. Qui, in campagna, non mi sento realizzato e cerco – per quel che posso – di scoprire il mondo: rispetto tutti i popoli, e li considero come fratelli".

Provando a fare una passeggiata per la frazione di Ciobanovca, i sentimenti dei pochi abitanti sembrano echeggiare quelli di Vitalie. Non direttamente rivolti al contesto rurale, ma in generale alla percezione di uno stato che li abbandona e non si cura a sufficienza della loro condizione. "Certo che era meglio prima, quando c’era l’Unione Sovietica, almeno tutti lavoravano e non erano lasciati a se stessi", raccontano alcuni. Nonostante da poco in Moldavia si sia verificato un cambio politico non di poco conto – a giugno di quest’anno, infatti, Vladmir Plahotniuc, da molti considerato l’oligarca che aveva in mano quasi l’intero potere parlamentare e mediatico della nazione, è fuggito all’estero lasciando spazio a un nuovo governo guidato dalle forze filo-europeiste e democratiche della coalizione Pas guidata da Maia Sandu – in questa parte di campagna i riferimenti continuano a essere altri: "Per me quelli che stanno al governo sono tutti uguali", dicono altri residenti a Ciobanovca, "non si interessano di quello che succede lontano dalla capitale. Dovremmo prendere esempio dalla Russia: lì sì che viene garantita la dignità anche per chi lavora i campi e lo stato si interessa delle condizioni di ogni cittadino".

Una disillusione che, però, pare essere il segno anche di una profonda consapevolezza. Spingendosi ancora un po’ più in là degli agglomerati di Ciobanovca e Grinauţi, si incontra un lago balneabile, attorniato da alcune case e una roulotte-contanier dove – ci dicono - dimora il “custode” dell’area. "Non so dove sarà il mio futuro, ma di certo qua mi aspettano delle responsabilità": Andrei (altro nome di fantasia), un bambino che dimostra meno di 10 anni, sta portando assieme al padre le mucche a pascolare. "L’idea di trasferirmi da un’altra parte mi attira, ma so anche che occorre mandare avanti l’attività di famiglia. È questo che ora sto imparando, piano piano".

Nuovi segnali

Sulla via principale, appena prima e poco dopo la sede del comune, si incontrano due edifici abbandonati. Con la sua insegna sbiadita dal tempo, il vecchio magazzino centrale si allunga su di un prato mente lo scheletro di quello che fu la casa della cultura si eleva di più piani sopra i tetti circostanti. "Dopo le privatizzazioni degli anni Novanta, la funzione di queste strutture andò a perdersi", spiega la sindaca. "I beni prodotti nel kolchoz venivano raccolti al magazzino, per poi essere distribuiti fra gli abitanti e i centri rurali vicini; i coltivatori dopo il lavoro si ritrovavano spesso alla casa della cultura: l’economia collettiva di allora creava una socialità più concentrata. Un aspetto che con le privatizzazioni è chiaramente andato scemando: l’agricoltura è diventata principalmente di sussistenza, fra chi ha mantenuto alcuni ettari da coltivare, chi ha venduto il proprio appezzamento e chi si è trasferito, e per quanto riguarda il centro della cultura non ci sono stati più sufficienti fondi per mantenerlo in attività, anche perché la sua importanza come punto di ritrovo per gli abitanti di Grinauţi e Ciobanovca ha iniziato a non essere più così sentita".

Come tanti altri contesti rurali della Moldavia, anche quest’area si trova dunque ad affrontare processi di disgregazione socio-economica che sembrano avanzare in maniera lenta ma inesorabile. Tuttavia, proprio nella piccola e isolata frazione di Ciobanovca, ci sono segnali che potrebbero rappresentare una timida inversione di rotta. Da qualche anno a questa parte, infatti, abitanti di altre zone – magari dalla vicina Balţi – hanno iniziato a comprare alcuni degli appartamenti rimasti disabitati. "Visti i prezzi molto economici, c’è chi ha pensato di comprare casa qui e usarla per le vacanze", spiega sempre la sindaca. "Altri ancora – è il caso di un ex-docente universitario che risiedeva in città – sono invece incuriositi dalla possibilità di coltivare e di vivere appieno il contesto rurale. È un fatto nuovo, che però potrebbe essere d’aiuto. Allo stesso modo, la Romania sta finanziando la ristrutturazione della biblioteca di Grinauţi che è diventata non solo un luogo per i libri, ma anche un punto di scambio fra i giovani e i più anziani nonché un servizio per quanti non possiedono il computer e, attraverso la rete della struttura, riescono a comunicare con i propri parenti all’estero".

Sono spiragli di un possibile sviluppo, certo piccoli e minoritari ma che in una realtà come quella delle campagne moldave rappresentano già dei processi significativi. Sfiridon Vangheli, importante figura della letteratura nazionale nata proprio a Grinauţi, dice in un suo poema:

E ancora cresce

Cresce fino a che i rami

Toccano il cielo

E d’improvviso vede

I campi dietro le case

Con i fiori gialli

Molto si sorprese il pioppo

Di vedere il mondo

Da ogni lato

[…]

Pensava che la terra

Avesse solo due facce:

i bambini e le case

Sembra invece

Che ci siano anche campi

E colline avvolti

Nella pallida luce”

Dopo essersi chiarito con la signora, rimasta in piedi sull’uscio di casa, Sergiu sembra come preso da un moto di empatia. "La capisco la vostra curiosità", dice mentre cammina sulla strada che conduce verso la fine del villaggio, "è la stessa che a volte mi spinge ad andarmene".