Chișinău, la sede del parlamento moldavo - foto  © Serghei Starus/Shutterstock

Chișinău, la sede del parlamento moldavo - foto  © Serghei Starus/Shutterstock

Presentata come decisiva per il futuro prossimo del paese, dalla tornata elettorale di domenica 24 febbraio per il rinnovo del parlamento di Chișinău potrebbe invece uscire una situazione di stallo

22/02/2019 -  Mihaela Iordache

Quasi tre milioni di cittadini moldavi sono chiamati domenica al voto per il rinnovo del parlamento di Chișinău. Nello stesso giorno si terrà anche un referendum consultivo al quale ai cittadini verrà chiesto se ridurre o meno il numero dei parlamentari, da 101 a 61, e se può essere introdotto un meccanismo per la revoca del singolo mandato parlamentare.

Le elezioni parlamentari in Moldavia sono state definite dagli analisti come decisive o cruciali per l’orientamento politico del paese: filo-russo o europeista. Si è parlato anche di elezioni a connotazione geopolitica.

Vero è che la Federazione russa non ha nascosto il suo interesse per la piccola ex Repubblica sovietica, un interesse ribadito durante le ripetute visite del presidente moldavo Igor Dodon a Mosca.

La Moldavia resta però divisa tra le aspirazioni europeiste ed euro-atlantiche e “la nostalgia” russa, una divisione profonda che rende complessi gli scenari post elettorali.

Le forze politiche in campo

Secondo un sondaggio realizzato dall’Istituto Repubblicano Internazionale nel futuro parlamento di Chișinău potrebbero trovare spazio quattro formazioni politiche: il Partito dei Socialisti della Moldavia (PSRM), appoggiato dal presidente filo-russo Dodon e guidato da Zinaida Greceanîi (39%); il Partito Democratico di Moldavia (PDM) dell’oligarca Vladimir Plahotniuc (14%); il Partito Azione e Solidarietà (PAS), formazione di centro-destra e guidata da Maia Sandu (13%), il Partito Piattaforma Dignità e Verità (PPPDA) sempre di centro-destra e guidato da Andrei Năstase (9%).

Per la prima volta i cittadini moldavi voteranno secondo un sistema elettorale misto: in parte proporzionale e in parte maggioritario, in seguito ad una legge elettorale entrata in vigore nel 2017 e voluta dal Partito Democratico di Plahotniuc. Sono 954 i candidati che sperano di occupare uno dei 101 seggi disponibili, mentre la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento è del 6% per i partiti e dell’8% per le coalizioni.

La destra moldava filo-occidentale e anti-oligarchica si è unita nella coalizione elettorale nominata “Acum” (Adesso), formata dall’alleanza tra la Piattaforma Dignità e Verità di Andrei Năstase e il partito Azione e Solidarietà di Maia Sandu.

Secondo alcuni sondaggi potrebbe entrare in Parlamento anche il Partito Șor guidato da Ilan Șor, già condannato per frode bancaria. Șor promette la ricostituzione del sistema com’era nel periodo sovietico, posti di lavoro ma anche il ritorno al kolchoz (azienda agricola collettiva di tipo sovietico). Un primo kolchoz è già stato inaugurato nel distretto di Orhei.

I socialisti (PSRM) vogliono chiudere l’Ufficio della Nato inaugurato nella capitale Chișinău nel 2017 e ribadiscono che la Moldavia non farà parte di nessuna alleanza militare. Il PSRM si è espresso anche contro l’unione con la Romania e vuole chiudere le tv che promuovono questa linea politica.

Il Partito Democratico dichiara di sostenere la linea filo-occidentale della Repubblica Moldova e la realizzazione dell’accordo di associazione con l’Unione europea. Il PD si dice interessato a sviluppare rapporti con tutti i partner esteri: Romania, Ucraina ma anche con la Russia. Inoltre il PD promette di continuare gli sforzi diplomatici per il ritiro completo di truppe straniere dal territorio della Repubblica Moldova, considerato un passo essenziale per abbassare la conflittualità con la Transnistria, e verso la riunificazione con quest’ultima, autoproclamatasi indipendente.

Il blocco di centro destra Acum promette riforme nel campo della giustizia, sanità, medicina e integrazione europea, nonché l’aumento degli stipendi minimi a 550 euro.

Sondaggi

Ma per formare il futuro governo un partito o un’alleanza ha bisogno di 51 mandati (50%+1). Secondo i sondaggi nessuna formazione politica raggiungerà una maggioranza in grado di formare da sola l’esecutivo.

L’agenzia Date Inteligente, citata dalla Radio Chișinău, ha presentato i sondaggi più recenti secondo i quali alle elezioni di domenica 24 febbraio il Partito dei Socialisti della Moldova (PSRM) otterrebbe 47 seggi, il blocco Acum 26, il Partito Democratico (PDM) 24 e il Partito Sor 4.

Una maggioranza di governo risulterebbe quindi possibile solo attraverso alleanze. Il blocco Acum ha già dichiarato di preferire elezioni anticipate piuttosto che un’alleanza con i democratici o i socialisti.

Anche il presidente filo-russo Dodon ha dichiarato che i socialisti non faranno alleanza né con i democratici né con Acum, preferendo le elezioni anticipate.

Alcuni esponenti democratici del PDM hanno invece mostrato interesse per un’alleanza con Acum. Alcuni analisti sostengono che non è esclusa nemmeno un’alleanza tra i socialisti e i democratici, indicando una possibile “intesa” tra Dodon e l’oligarca Plahotniuc.

Dodon, eletto presidente nel 2016 e stato leader del Partito comunista e poi del Partito socialista. Il presidente moldavo vorrebbe un referendum per cancellare l’accordo di associazione con l’UE e favorire l’adesione della Moldavia all’Unione Economica Eurasiatica. Per lui, gli Accordi tra l’Unione europea e la Moldavia del 2014 sono stati firmati “frettolosamente” dalle autorità moldave.

Economia

La Romania è il principale partner commerciale della Moldavia e quindi gli scambi con l’UE hanno registrato negli anni un notevole aumento. Al secondo posto resta però c’è la Federazione russa, secondo le statistiche nel 2017 il volume degli scambi commerciali tra la Russia e la Moldavia ha superato un miliardo di dollari.

Il mese scorso, durante la visita di Dodon a Mosca, il presidente russo Vladimir Putin ha mostrato l’interesse della Russia per le elezioni in Moldavia. Dal risultato di queste dipendono i rapporti tra i due stati e la fine dell’embargo su frutta, legumi e vini sul mercato russo.

Intanto la Moldavia sta registrando una buona crescita economica grazie agli investimenti pubblici e alle rimesse del milione di moldavi che lavorano all’estero. Secondo la previsione della Banca Mondiale quest’anno l’economia moldava crescerà del 3.8%

La Moldavia resta comunque un paese con una democrazia fragile, dove i conflitti istituzionali hanno raggiunto dimensioni estreme: l’anno scorso la Corte di Giustizia di Chișinău ha annullato l’elezione di Andrei Năstase (leader della Piattaforma Dignità e Verità) come sindaco della capitale per il mancato rispetto del silenzio elettorale. Mentre il presidente Igor Dodon è stato sospeso temporaneamente per cinque volte dalla Corte costituzionale in seguito al suo rifiuto di promulgare alcune leggi. Durante la sospensione, le leggi sono state promulgate dal presidente del Parlamento, il democratico Andrian Candu.

Domenica si deciderà il futuro del paese per i prossimi quattro anni. Le elezioni saranno monitorate da oltre 2400 osservatori nazionali e circa 700 osservatori internazionali, annuncia Publika TV. 18 missioni diplomatiche avranno i loro osservatori. Tra queste, le ambasciate di Francia, USA, Italia, Federazione Russa e Ucraina. Anche organizzazioni internazionali manderanno i loro rappresentanti nel processo di monitoraggio: tra queste la delegazione dell’Unione europea in Moldavia, il Consiglio dell’Assemblea Interparlamentare degli stati membri CSI, l’Ufficio OSCE per le Istituzioni Democratiche e Diritti dell’Uomo.