La fuga in Moldavia e poi il presunto rapimento di un giudice ucraino sta mettendo a dura prova le relazioni diplomatiche tra Chisinau e Kiev
(Originariamente pubblicato da Global Voices, il 28 aprile 2021)
All’inizio di aprile, Mykola Chaus, un giudice ucraino, è stato presumibilmente rapito da individui sconosciuti a Chisinau, la capitale della Repubblica di Moldavia. Cahus era scappato nel 2016 in Moldavia dall’Ucraina, dove è indagato con l’accusa di aver accettato un’ingente mazzetta.
Cinque giorni prima della sua scomparsa, Chaus è stato incluso in un’inchiesta comune presentata da RISE Moldavia (un sito d’inchiesta) e da Slidstvo.info (un media ucraino di giornalismo investigativo), in cui lo stesso giudice ha ritrattato gli eventi riguardo il suo arrivo clandestino in Moldavia nel 2016.
Un altro report investigativo è stato pubblicato cinque giorni dopo il presunto rapimento di Chaus e si concentra sulla sua sparizione a Chisinau. Questo articolo per Global Voices riassume le nostre indagini sul caso Chaus, il presunto coinvolgimento dei servizi segreti ucraini nel suo trasferimento, e il background degli scandali di corruzione che stanno attualmente compromettendo le relazioni tra Ucraina e Moldavia.
Perché la Moldavia?
Mykola Chaus, un giudice del distretto giudiziario di Dniprovsky a Kiev, capitale dell’Ucraina, finì sulle prime pagine il 9 agosto del 2016 quando gli investigatori dell’Agenzia nazionale ucraina per l’anti-corruzione lo incastrarono in flagrante mentre suddivideva di nascosto una mazzetta di 150.000 dollari, che aveva estorto e ricevuto precedentemente durante l’anno, in due vasetti di vetro. Il giudice godeva dell’immunità di giurisdizione ed evitò l’arresto immediato. Approfittò di questo per rendersi irreperibile. Nonostante numerosi inviti a comparire davanti al pubblico ministero e una caccia all’uomo internazionale gestita dalla polizia ucraina, Chaus trovò il modo di sfuggire al procedimento penale e lasciò l’Ucraina.
Una volta arrivato in Moldavia e stanziatosi a Chisinau, il fuggitivo richiese asilo politico per persecuzione di carattere politico. Questa richiesta permise al magistrato di posporre per altri quattro anni la sua estradizione, richiesta dall’Ucraina nel 2017 in relazione alle accuse di corruzione emesse contro Chaus.
Paradossalmente avveniva mentre il parlamento moldavo definiva la corruzione “un disastro nazionale” e “la minaccia chiave alla libertà, alla sicurezza e al benessere” in una dichiarazione adottata nel giugno 2019 dopo la fuga all’estero di Vladimir Plahotniuc, uno fra gli oligarchi più ricchi del paese, dopo la sconfitta del partito da lui fondato ad opera di una coalizione di opposizione.
Plahotniuc, un ex parlamentare e a capo del Partito Democratico della Moldavia (DPM), veniva largamente considerato il governatore nell’ombra del paese, nonostante per molti anni non abbia ricoperto cariche pubbliche. La sua influenza era rafforzata da un gruppo di funzionari pubblici che governavano la Moldavia secondo il suo volere.
Fra le altre cose, Plahotniuc è anche stato in passato un partner commerciale dell’ex presidente ucraino Petro Poroshenko. Perciò, la scelta della Moldavia di Plahotniuc come paese dove rifugiarsi fu per Chaus una soluzione ovvia. Un’opinione condivisa ora sia dalle forze dell’ordine di Kiev che di Chisinau, che ne hanno parlato con i due portali investigativi in via ufficiosa.
“Un giudice in tasca” che conosce troppo?
A Kiev il giudice fuggitivo era spesso soprannominato come il “giudice nel taschino” di Poroshenko, visto che secondo quanto si dice era al corrente di vari casi giudiziari in cui era coinvolto lo staff dell’ex presidente e delle quotidiane influenze della “giustizia per telefono” esercitata dai politici per influenzare i procedimenti. Questo significa anche che sarebbe stato un valido testimone in qualsiasi investigazione futura riguardante gli abusi di potere o l’oppressione esercitata contro gli oppositori politici dall’ex capo di stato Poroshenko.
In un’intervista rilasciata a Global Voices, Yevgenia Motorevksa, giornalista investigativa ucraina di Slidstvo.info e attiva sul caso Chaus, disse che c’erano molti partiti in Ucraina interessati a sapere dove fosse Chaus: “Il suo veloce rientro in Ucraina è nell’interesse dell’attuale governo del presidente Volodymyr Zelenskyy. Mykola Chaus è un testimone attendibile in uno dei casi penali in cui compare anche l’ex presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko. Quest’ultimo è al momento il principale oppositore di Zelenskyy. Il governo attuale ha ripetutamente sostenuto la propria intenzione di procedere con accuse penali contro Poroshenko”.
Motorevska sostiene che la sparizione del giudice “potrebbe convenire all’ex presidente Poroshenko” visto che il caso distoglierebbe l’attenzione dalle indagini in corso sulle sue attività.
Silenzio da Kiev
Il ritorno di Chaus in Ucraina era stato visto da molti come un vantaggio per il gruppo di Zelenskyy, almeno sino a quando è stato rapito il 3 aprile 2021. Il presunto rapimento potrebbe ora dar origine a scomode domande sia per Zelenskyy, sia per la sua controparte moldava, la presidente moldava Maia Sandu.
I media in entrambi i paesi stanno ora supponendo che il rapimento del giudice potrebbe essere stato organizzato congiuntamente dai servizi segreti ucraini e moldavi con il tacito assenso degli uffici di Sandu e Zelenksyy. Tuttavia, non è ancora emersa una prova a sostegno di questa ipotesi.
Fonti provenienti dal ministero per gli Affari esteri della Moldavia ci hanno riferito che nelle due settimane successive alla sparizione di Chaus, la presidente Sandu ha provato per almeno tre volte a contattare per telefono il suo collega ucraino per discutere dell’incidente, senza mai ricevere risposta.
Allo stesso modo, fonti ufficiali provenienti da Kiev hanno negato qualsiasi collegamento con la sparizione di Chaus. Andrey Chernyak, portavoce della principale direzione d’intelligence dell’Ucraina, ha definito il rapimento “una provocazione dei servizi segreti russi”.
Persone coinvolte
Mentre le autorità ucraine negano la loro responsabilità, la Moldavia si è attivata con un’indagine raccogliendo prove riguardo a coloro che sarebbero coinvolti nella sparizione. Siamo riusciti a verificare alcuni documenti sul caso. Grazie a questo materiale consultato e alle fonti online pubblicate dagli invitati di RISE Moldavia e Slidstvo.info, si possono trarre diverse conclusioni.
Primo, gli investigatori moldavi sarebbero apparentemente riusciti a tracciare i movimenti della maggior parte delle possibili persone coinvolte nel caso, dal loro arrivo in Moldavia dall’Ucraina sino alla loro uscita dal territorio moldavo.
Sia gli elementi raccolti dall’indagine ufficiale che le informazioni ottenute dal nostro di team di giornalisti investigativi internazionali, suggeriscono che il rapimento sia stato un’operazione speciale, pianificata almeno qualche mese prima. Al 20 aprile, il nostro team è stato in grado di localizzare e identificare cinque passaporti ucraini falsi, i cui proprietari lasciarono la Moldavia il 3 aprile – giorno in cui Chaus venne rapito.
L’operazione di rapimento potrebbe aver coinvolto sia persone che arrivarono dall’Ucraina nel febbraio-marzo 2021 e individui che avrebbero vissuto a Chisinau per parecchi anni.
Fra di loro vi sarebbe Serhiy Smetanyuk, un addetto militare dell’ambasciata ucraina in Moldavia. Smetanyuk ha lasciato la Moldavia per trasferirsi in Ucraina con brevissimo preavviso, su un veicolo con targa diplomatica, poche ore dopo che si è saputo della sparizione di Chaus. Gli investigatori ritengono che la persona rapita potrebbe essere stata su quel veicolo. L’Ucraina fino ad ora non ha accolto la richiesta di Chisinau di sospendere l’immunità diplomatica nei suoi confronti, il che permetterebbe alle autorità di interrogarlo.
Il team dei portali di inchiesta ha fatto controlli incrociati su informazioni relative a circa 20 potenziali persone coinvolte, fornite da fonti vicine all’inchiesta moldava. Le informazioni provengono da registri ufficiali pubblici statali dell’Ucraina. Alcuni degli individui coinvolti hanno precedentemente lavorato nelle forze dell’ordine ucraine.
L’inchiesta penale ufficiale fa riferimento anche a fatti scoperti dai team investigativi di RISE Moldavia e Slidstvo.it che sono stati pubblicati nella nostra seconda indagine, pubblicata dopo il rapimento di Chaus. Fra questi vi è la doppia identità di una delle persone ucraine coinvolte nel caso del rapimento, che è conosciuta per avere legami con l’intelligence ucraina.
In generale il fascicolo penale è pieno zeppo di fatti scoperti dai giornalisti investigativi. Per esempio, ci sono immagini istantanee riprese da dozzine di telecamere di videosorveglianza, i cui video sono stati analizzati dal nostro team a partire dal giorno della scomparsa di Chaus.
Un caso con ripercussioni politiche
Oltre alle indagini della procura, anche il parlamento moldavo sta esaminando i passaggi chiave dell’arrivo di Chaus a Chisinau e la sua successiva sparizione. I parlamentari moldavi hanno persino formato una speciale commissione investigativa sul caso.
In un incontro della commissione tenutosi recentemente a porte chiuse sono state ascoltate alcune persone appartenenti alle forze dell’ordine della Moldavia; anche al nostro reporter è stato chiesto di parlare riguardo all’indagine congiunta tra i due portali investigativi. I parlamentari erano particolarmente interessati circa la metodologia dell’open source intelligence (OSINT) che il team investigativo ha usato per raccogliere le prove per il report investigativo riguardo al caso di rapimento, intitolato “Un giudice per il contrabbando”.
I membri del parlamento hanno trovato sorprendente che in pochi giorni un gruppo esiguo di giornalisti moldavi ed ucraini siano riusciti a raccogliere prove video dalle telecamere di videosorveglianza, abbiano verificato i dati della partenza delle dieci persone chiave coinvolte nel caso del rapimento, abbiano fatto ricerche sulle loro biografie e la loro carriera precedente, e abbiano anche scoperto un passaporto falso usato da uno dei sospettati.
Fonti vicine all’inchiesta ufficiale moldava hanno confidato al sottoscritto che è spiacevole che “invece che rafforzare la cooperazione fra Kiev e Chisinau, i servizi di sicurezza ucraini agiscano sprezzantemente per conto loro senza informare la parte moldava, mettendo in cattiva luce l’intero sistema di sicurezza di Chisinau”.
Uno dei membri della speciale commissione parlamentare ha indicato in un commento a GV che “in questo clima politico questo incidente è una marionetta nelle mani del Cremlino e dei “Cremlinovici” (termine utilizzato per descrivere gli attori politici moldavi che sostengono le autorità russe).
Secondo il parlamentare, che ha richiesto di rimanere anonimo a causa dell’investigazione in corso sul caso Chaus, “per ricostruire la fiducia, la parte ucraina dovrebbe o ammettere il coinvolgimento in questa controversia o contribuire nell’identificare i veri colpevoli e le persone legate al rapimento. L’ammissione potrebbe avvenire in forma pubblica o privata, ma deve mostrare prove certe attraverso reti ufficiali di polizia”.
Esperti che si sono confrontati con il sottoscritto ritengono che il rapimento del giudice potrebbe provocare un temporaneo raffreddamento delle relazioni bilaterali fra la Repubblica di Moldavia e l’Ucraina.
Qualsiasi sia l’esito, sia la storia della fuga di Chaus sia l’atto del suo rapimento dimostrano i rischi posti alla sicurezza regionale dal continuo utilizzo delle forze di polizia e dei poteri giudiziari perpetuato dalle élite politiche in Ucraina e Moldavia per un mero interesse personale.
Aleksey Tulbure, direttore dell’Istituto di testimonianza orale della Moldavia, crede che i due paesi “abbiano l’opportunità di trovare insieme soluzioni a problemi simili (come il secessionismo) e di sviluppare priorità comuni nelle politica interna ed estera, e in aggiunta di dar vita ad un’intesa reciproca fra i capi di Stato. Sprecare una simile opportunità sarebbe inammissibile”.