Coltivazioni orientate all'autosufficienza famigliare, bioedilizia, permacultura. Seppur ancora timidamente, in Moldavia si stanno sviluppando numerose idee per vivere l'ambiente e la terra in modo sostenibile
Per quanto astratte, le idee sono sempre radicate ai luoghi in cui nascono. Possono diffondersi, muoversi da un posto all'altro, ma subiranno gli smottamenti del terreno per modificarsi con essi. Soprattutto se sono idee che riguardano la terra e il modo in cui lavorarla e abitarla.
Vent'anni fa, in Siberia, Vladimir Megre, imprenditore di origini ucraine, iniziò a scrivere una serie di libri intitolata The ringing cedars of Russia , basata su alcune esperienze autobiografiche nella zona e soprattutto sul suo incontro con Anastasia, figura femminile con caratteristiche ai limiti del paranormale. Da lei, l'autore avrebbe appreso “segreti” su come instaurare un rapporto più profondo con l'ambiente e su come costruire nuove comunità armoniose, che si incentrano sul rispetto per la natura e su metodi di coltivazione orientati all'autosufficienza famigliare. Non si tratta di un'idea inedita: evoca certamente le esperienze post-sessantottine di “esodo dalla civiltà” o le attuali tendenze verso un “ritorno alla terra” comuni nelle società occidentali. Ma, all'interno dello spazio post-sovietico, The ringing cedars of Russia ottenne un riscontro ampio e immediato, tanto da essere all'origine della comparsa di un movimento ecologista nell'area.
Se, per esempio, antecedentemente alla pubblicazione del primo libro nel 1996 non vi era alcun eco-villaggio sul territorio russo, oggi se ne contano più di 150 in 48 delle 89 regioni del paese. In più, a differenza di realtà simili nell'ovest europeo che costituiscono generalmente entità autonome e indipendenti, i villaggi sono collegati da una strutturata rete organizzativa che, oltre a discutere questioni interne al movimento, si propone di facilitarne la diffusione premendo anche per leggi governative. Pare inoltre che anche il premier russo Medvedev intenda farsi carico di queste istanze e in tal senso va letta la recente approvazione del Garden Plot Act che concede gratuitamente un ettaro di terra alle famiglie intenzionate a coltivarlo per il proprio sostentamento. Allo stesso modo, l'Ucraina già possiede un legge analoga, mentre in Bielorussia e in altri paesi dell'ex-Urss provvedimenti simili sono oggetto di dibattito.
Sciastlivoe
L'idea è arrivata anche in Moldavia, più precisamente nei pressi del piccolo villaggio di Donici (circa 60 km a nord-ovest della capitale). Il territorio dell'eco-villaggio che vi è stato fondato attraversa una sottile striscia di foresta alla sommità di una collina, per ridiscendere verso la valle adiacente che, seppur di modeste dimensioni, è praticamente un territorio incontaminato. Qui, un cartello segna l'ingresso di Sciastlivoe , primo eco-villaggio ispirato ai principi contenuti nell'opera di Megre del paese.
Da lontano, le sparute case in legno, attorniate appunto da un ettaro di terreno ciascuna, sembrano formare minuscole isole che si adagiano sul manto irregolare del declivio. Per ogni isola, una famiglia: uno dei concetti cardine che anima infatti l'ideologia del villaggio è quello di “kin's domain”, che indica il nucleo famigliare come tassello fondamentale su cui imperniare tutta la comunità. In essa, l'educazione assume un ruolo importante: si cerca di fornire un'istruzione alternativa ai propri figli, non condizionata da elementi del vivere in società che vengono percepiti come ostacoli per un rapporto più diretto e profondo con l'ambiente circostante.
Ma non tutte le 15 famiglie presenti sono coinvolte allo stesso livello: alcuni vivono qui ormai da anni, in modo pressoché autosufficiente, altri frequentano saltuariamente il posto. Entrare a far parte del villaggio non è comunque immediato: occorre condividere i principi di fondo della comunità ed esiste una sorta di “periodo di prova” in cui viene vagliato il grado di convinzione di chi fa richiesta. Nel corso degli anni, i contatti con gli abitanti delle località vicine sono andati assottigliandosi, fino quasi a scomparire. Se all'inizio dell'esperienza l'intento era quello di promuovere e far conoscere le proprie convinzioni anche e soprattutto nelle aree limitrofe, la sensazione di non essere compresi ha portato a ritirarsi e “rinchiudersi” maggiormente all'interno della valle.
Rîșcova
Sciastlivoe non è però l'unica esperienza di questo tipo in Moldavia. A Rîșcova, a non molti chilometri dalla capitale Chișinău, la campagna si fa pianeggiante. Alla fine di una fila di abitazioni, che segnano la via centrale della cittadina, due famiglie hanno da poco fondato un piccolo eco-villaggio . Prima di fermarsi qui, l'idea si è modificata con le curve del percorso, ha visitato altre realtà simili e si è ibridata. A Rîșcova si mescolano infatti diversi concetti, dal co-housing alla permacultura, dalla bioedilizia al recupero di varietà di coltivazioni autoctone e antiche tecniche rurali.
Per iniziare i lavori di costruzione, che sono ancora in corso, una delle coppie che vivono nell'eco-villaggio ha viaggiato sia in Europa dell'ovest che negli Stati Uniti, cercando esempi su cui basarsi ed è così maturata la convinzione di volersi inserire nel contesto urbano, anziché staccarsene del tutto. Uno degli elementi più interessanti dell'esperienza è appunto il rapporto che si è instaurato con la popolazione locale nonché con la pubblica amministrazione. Quest'ultima, per il poco che è in suo potere, supporta l'iniziativa e la vede come un inedito fattore di coesione per la comunità. Dal canto suo, l'eco-villaggio si propone anche come punto di incontro per i cittadini, come snodo per chi vuole condividere interessi e istanze.
Oltre al terreno coltivato e alla struttura abitativa è presente un eco-club, dove vengono periodicamente organizzati incontri, workshop e discussioni (che coinvolgono spesso giovanissimi). A essere messi in comune sono quindi concezioni antiche e nuove del “vivere la terra”, pratiche innovative e saperi da recuperare, che stanno gradualmente modificando lo sviluppo del territorio per creare un “microcosmo” alternativo e più consapevole.
Reti già esistenti
Ma queste visioni ecologiste della società sono riuscite anche a giungere fin dentro agli uffici e le vie affollate della capitale Chișinău e vengono promosse non più in spazi diversi e parzialmente estranei alla società, ma da un'associazione classica che prova a spostare il discorso ecologista su un livello più istituzionale. Questa è Ecovisio . Fondata già nel 1999 ma evolutasi col tempo, si compone di un gruppo interdisciplinare di giovani che si occupa di diffondere informazioni sull'ambiente e sull'energia alternativa nelle scuole, oltre che avviare progetti di imprenditoria sociale e fornire supporto a realtà come quella dell'eco-villaggio di Rîșcova. Ecovisio ha ultimamente lanciato con successo alcune campagne di finanziamento dal basso e sta sempre più accrescendo i propri contatti e le proprie collaborazioni, anche nella vicina Romania.
Il contesto in cui tutto ciò si sta muovendo è particolare: la Moldavia è infatti un paese prevalentemente rurale, dove la maggior parte della popolazione vive ancora al di fuori dei grandi agglomerati urbani. Più che di un ritorno alla terra o una progressiva riconversione degli spazi abitati, si tratterebbe quindi di immettersi in una “rete” sociale già esistente seppur in disgregazione. È questa l'esperienza di Rîșcova o di Ecovisio: per quanto piccole e inizialmente isolate, le loro iniziative stanno diventando sempre più attraenti anche per persone tendenzialmente estranee alla cultura ecologista e, almeno entro certi limiti, rappresentano per i villaggi moldavi un potenziale modello alternativo di sviluppo.
Realtà come quelle degli eco-villaggi potrebbero rivestire un ruolo cruciale nel trovare un nuovo tipo di economia, che si nutra di appoggi dal basso o di scambi informali, e con essa un nuovo senso della comunità. Stretta fra arretratezze strutturali e spinte verso una crescita incontrollata, che una “terza via” per la Moldavia passi anche da qui?