Transnistria - Marco Pighin

Tra le richieste dei separatisti di Transnistria di denunciare "l'aggressione georgiana all'Ossezia del Sud" e quelle dell'opposizione di abbandonare la CSI per protestare contro la politica di Mosca, il governo di Chisinau ha deciso di tenere un basso profilo sulla crisi georgiana

18/08/2008 -  Iulia Postica Chisinau

Gli echi della guerra per l'Ossezia del Sud sono arrivati fino in Moldavia. Le autorità della repubblica separatista di Transnistria, infatti, hanno deciso di interrompere ogni dialogo con quelle di Chisinau. Il ministero degli Esteri della Repubblica di Transnistria, Valeri Litskai, in una nota resa pubblica martedì 12 agosto, ha dichiarato che non ci sarà più alcuna forma di comunicazione con la Moldavia fin quando il governo di Chisinau non condannerà in modo fermo ed incondizionato l'aggressione georgiana nei confronti dell'Ossezia del Sud, e che lo stesso atteggiamento verrà adottato nei confronti di tutti i mediatori e gli osservatori che partecipano al processo di risoluzione della questione transnistriana.

Da Tiraspol, capitale della repubblica non riconosciuta a livello internazionale, si insiste perché la Transnistria venga posta sullo stesso livello della Moldavia nel processo negoziale. La dichiarazione recita che "la Transnistria si riserva la possibilità di elaborare e concludere un nuovo accordo sulle condizioni di pace, di sicurezza e di stabilità regionale, che corrispondano pienamente alla situazione sul campo".

Inoltre, le autorità di Tiraspol hanno reagito con sdegno al rifiuto di Chisinau di partecipare ad un meeting che avrebbe dovuto tenersi nell'ambasciata russa in Moldavia per discutere degli aiuti umanitari diretti alla popolazione colpita durante le recenti alluvioni di luglio. Lo stesso documento sostiene che "le autorità moldave hanno rigettato la proposta di tenere una riunione operativa all'ambasciata della Federazione Russa. Risulta chiaro che la Repubblica di Moldavia ha un atteggiamento selettivo rispetto alle forme di organizzazione ed alle attività degli esperti". Chisinau ha motivato la sua scelta con il desiderio di non politicizzare la questione.

Il ministro degli Esteri della Transnistria ha accusato il governo moldavo di promuovere un approccio selettivo che nulla ha a che vedere con i principi democratici di equità, "e prova che Chisinau ha preso de facto la stessa strada presa da Tblisi, e con gli stessi obiettivi: modificare la cornice negoziale per ridurre quanto più possibile il ruolo della Russia, e creare così le condizioni per una soluzione del conflitto attraverso l'uso della forza". Tiraspol appare preoccupata per la mancata condanna di Chisinau dell' "aggressione della Georgia nei confronti dell'Ossezia del Sud".

In effetti, la repubblica di Moldavia non aveva prodotto nessuna dichiarazione ufficiale rispetto all'escalation delle ostilità in Georgia al momento in cui la dichiarazione proveniente da Tiraspol è stata resa nota. Il giorno seguente, il ministro per la Reintegrazione moldavo, Vasile Sova, la cui principale responsabilità è quella di cercare una soluzione alla questione della Transnistria attraverso il negoziato, ha dichiarato che non ci sono motivi di considerare il dialogo sospeso.

Sova ha incontrato il 13 agosto i vari mediatori e osservatori, rappresentanti di OSCE, Russia, Ucraina, dell'Unione Europea e degli Stati Uniti, ai quali ha confermato l'impegno del paese a cercare una soluzione duratura, e di voler continuare il dialogo con Tiraspol e i negoziati a formula 5+2 (Moldavia, Transnistria, Russia, Ucraina, OSCE + UE e USA). Mediatori ed osservatori hanno ribadito a loro volta il supporto a questa linea politica, e affermato che i negoziati non dovrebbero essere condizionati da quanto accade nel Caucaso.

Il governo moldavo non ha fatto dichiarazioni ufficiali sui fatti di Georgia. Il silenzio delle autorità è stato sottolineato, oltre che da Tiraspol, anche dall'opposizione democratica moldava, così come dalla stampa locale.

In questo caso, però, la mancanza di iniziativa delle autorità di Chisinau è stata criticata per motivi ben diversi. "La Moldavia dovrebbe imparare la lezione", hanno detto i rappresentanti del Partito Nazional Liberale, "altrimenti potrebbe venire a trovarsi nelle stesse tristi condizioni della Georgia. Gli eventi del Caucaso sollevano grandi timori per il nostro paese, anch'esso interessato da un conflitto congelato. La Federazione Russa è il principale mediatore nella questione della Transnistria, e la maggior forza di peacekeeping nella regione. L'aggressione delle forze russe alla Georgia compromette però irreversibilmente il ruolo di Mosca come mediatore nei conflitti irrisolti ancora presenti all'interno della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI)". Secondo il partito, la Moldavia dovrebbe uscire dalla CSI seguendo l'esempio della Georgia, e formulare una nuova strategia di sicurezza nazionale.

Un altro partito dell'opposizione, il Partito Liberal Democratico di Moldavia, ha tratteggiato l'atteggiamento del partito comunista al governo sulle questioni di politica estera come oscillante ed esitante. "La Moldavia deve reagire immediatamente, avendo problemi simili alla Georgia, una regione separatista con truppe russe dislocate sul suo territorio nazionale, ma anche per l'obbligo morale di esprimere solidarietà a Tblisi, visto che la Georgia ha sempre espresso solidarietà al nostro paese".

Negli ultimi giorni le organizzazioni giovanili di numerose formazioni politiche hanno manifestato di fronte all'ambasciata russa a Chisinau. I giovani liberali e cristiano democratici hanno chiesto alla Russia di mettere fine alle ostilità, e di sgomberare il territorio georgiano. I manifestanti hanno poi chiesto che le truppe di Mosca abbandonino anche il territorio moldavo.

La Federazione Russa viene vista dai giovani scesi in piazza come uno stato aggressore, che minaccia l'indipendenza di piccoli paesi quali sono la Georgia e la Moldavia. "Dobbiamo supportare la Georgia in questo momento difficile visto che la Moldavia potrebbe far fronte ad un'aggressione dello stesso tipo in Transnistria" e "Condanniamo l'azione militare russa e ci auguriamo che la Georgia possa essere uno stato libero ed indipendente", sono alcune delle dichiarazioni raccolte durante le manifestazioni.

Anche la stampa moldava è stata molto critica rispetto alla mancanza di qualsiasi posizione ufficiale da parte del governo di Chisinau. Ci si aspettava almeno una dichiarazione da parte del presidente Vladimir Voronin, che però non è mai arrivata. La stampa moldava aveva già criticato Voronin per la sua assenza durante le alluvioni delle settimane scorse, alluvioni che hanno provocato centinaia di senzatetto e forzato migliaia di persone a lasciare temporaneamente le proprie case. Il presidente, infatti, si trovava in vacanza in Croazia, per prendere parte alla festa di compleanno di Leonid Kuchma, l'ex premier ucraino.

Alla fine, comunque, la tanto attesa dichiarazione è arrivata e la Moldavia ha presentato la sua posizione ufficiale sul conflitto in Georgia. In un breve comunicato del ministero degli Esteri e dell'Integrazione Europea, pubblicato l'11 agosto, si rendeva noto che la Moldavia si allineava alla dichiarazione della presidenza francese dell'Ue, fatta durante la sessione straordinaria del Consiglio permanente dell'OSCE tenuto l'8 agosto sulla situazione in Ossezia del Sud.

Nel comunicato si menziona che l'Ue è seriamente preoccupata delle ostilità in Georgia, e chiede a tutte le parti in conflitto di sospendere il fuoco e dare il via a negoziati in grado di trovare una soluzione alla crisi, rispettando la sovranità e l'integrità territoriale della Georgia.