Un villaggio agricolo a 70 km dalla capitale, sulla strada che porta in Ucraina. Il sindaco vorrebbe realizzare un nuovo piano urbanistico ma si vede ostacolato dagli interessi di privati
5 minuti di blocco stradale per difendere 5 anni di lavoro (e i 500.000 lei moldavi che l'hanno sostenuto). Nel caldo di un'assolata giornata di giugno, l'asfalto della rutiera nazionale R3 (che collega la capitale del paese e il confine meridionale con l'Ucraina presso la cittadina Basarabeasca) viene ricoperto da piccoli vasi floreali a bloccare il traffico. Da un lato, basse abitazioni contorniate da orticelli. Dall'altro, terreno informe e appena scavato sul quale si contendono due differenti “visioni” dello sviluppo urbano di Cimişlia (70 km a sud di Chișinău). “Hanno capito che la Moldavia è uno stato debole e che qui possono fare ciò che vogliono” dice il sindaco Gheorghe Răileanu al gruppo di cittadini che si sono uniti alla protesta. “È importante che ci sia il supporto della società civile se vogliamo difendere il progetto”.
Eppure non sono in tanti a essere accorsi all'iniziativa simbolica del primo cittadino. “La maggior parte della popolazione più che indifferente è disillusa” ci spiega sempre Răileanu. Eletto l'anno scorso per il suo terzo mandato (non senza controversie), laureato in medicina sotto l'Unione Sovietica e volontario durante la guerra di Transnistria, si è avvicinato sempre più all'urbanistica facendone uno dei punti centrali della sua attività politica. “Abbiamo lavorato cinque anni alla messa a punto di un piano di sviluppo cittadino, avvalendoci anche della consultazione della cittadinanza. Abbiamo visitato molti centri nell'ovest europeo – soprattutto in Spagna e Portogallo, dove hanno problemi di siccità simili ai nostri – per conoscere altri metodi di gestione urbana”.
L'obiettivo è quello di rendere Cimişlia all'altezza del suo ruolo di capitale distrettuale, puntando sull'attività principale della zona: il commercio agricolo. Stando al piano di sviluppo, infatti, sul terreno dove si svolge la protesta dovrebbe sorgere il nuovo mercato, oltre a un palazzo di case popolari. Per questo l'area, attraversata da uno stretto ruscello, è stata recentemente livellata e resa edificabile. Alcuni esercizi commerciali e un piccolo magazzino industriale si trasferiranno in un polo apposito, lasciando spazio a un vero e proprio allargamento e ammodernamento del centro città.
Nuovi cantieri e battaglie giuridiche
Ma all'oggi lo scenario è ben diverso. Dove lo scorso 1 giugno si erano riuniti il sindaco di Cimişlia con alcuni dei suoi cittadini c'è ora un cantiere privato, delimitato da un nastro bianco e rosso. Gli operai sulle impalcature erigono quella che sarà – salvo imprevisti ribaltamenti di scena – una pompa di benzina della potente compagnia russa Lukoil. “Abbiamo fornito cinque diverse alternative per la collocazione della stazione di servizio, che comunque non potrebbe essere edificata su quel terreno, ma sono state tutte rifiutate senza fornire grandi spiegazioni”, dice Răileanu.
È chiaro che la compagnia non vuole cedere la posizione privilegiata sulla strada R3 che taglia in due il paese e su cui passa la maggior parte del traffico. Dopo aver acquistato l'area, la Lukoil ha citato in giudizio il primo cittadino di Cimişlia, vincendo il primo grado della causa ma poi perdendo davanti alla Corte Suprema. Proprio quando i giochi sembravano fatti, il terreno è stato allora affittato con un contratto di due anni a un'altra compagnia, la Constarexim srl, che ha a sua volta intrapreso un secondo procedimento giudiziario, bloccando di fatto i lavori per il piano di sviluppo urbano e consentendo di iniziare la costruzione della nuova stazione di servizio. In questo caso, nonostante la situazione fosse praticamente identica a quella precedente, la Corte Suprema ha dato ragione alla compagnia petrolifera. Ma non è tutto: nello stesso periodo sono state avviate altre cause giudiziarie nei confronti del sindaco di Cimişlia (relative a illeciti finanziari nella gestione delle casse comunali), che dal canto suo bolla tali episodi come “palesi tentativi di delegittimazione da parte della Lukoil”.
Quale che sia la verità, il progetto di cambiamento della cittadina rimane per ora “congelato” in alcune delle sue parti e da qui nasce la protesta simbolica del 1 giugno. Soprattutto, a uscire mutilato dalla vicenda è il tentativo di dare un indirizzo di ampio respiro allo sviluppo urbano, dove gli interessi economici più immediati del piccolo centro si armonizzino con i bisogni sociali della comunità. In questo senso, come accade per la quasi totalità del contesto rurale moldavo, la maggiore sfida è rappresentata dallo spopolamento. Poche infatti sono le opportunità lavorative offerte da Cimişlia e i più si riversano nella capitale o espatriano. Tuttavia negli ultimi anni sono state adottate misure per arginare il fenomeno, come la concessione gratuita di terreno edificabile per le famiglie che intendano stabilirsi nel paese, o la creazione di una scuola a indirizzo artistico che possa essere da stimolo per i più giovani.
“Non mandate più soldi”
Estrae dai cassetti faldoni e mappe, cita dati e cifre, cammina per i corridoi del palazzo comunale mostrando altri lavori e iniziative della sua giunta. Gheorghe Răileanu dice di volersi spendere fino all'ultimo per difendere il progetto, ma è consapevole di essere sostanzialmente isolato. “Ho cercato sostegno da parte della sede centrale del mio partito (il Partidul Liberal) ma finora non è arrivato alcun aiuto. Ciò su cui posso contare è solo l'appoggio dei cittadini”. In fondo, l'obiettivo più realistico non è tanto quello di bloccare la costruzione della stazione di servizio o di vincere per vie legali, quanto gettare maggior luce sul conflitto in corso e, magari, stimolare prese di posizione.
Non sono pochi i progetti di sviluppo che interessano o hanno interessato la città di Cimişlia, la quale può tra l'altro contare su finanziamenti del programma americano USAID. Proprio qui, per esempio, è stato recentemente portato a termine sotto il cappello della Nato un importante piano di smaltimento di ingenti quantità di pesticidi risalenti all'epoca sovietica, responsabili dell'inquinamento del suolo agricolo. Inoltre, al pari di molti altri centri, Cimişlia è inserita nel “Congresso delle autorità locali moldave” che intende promuovere una maggiore decentralizzazione e autonomia delle amministrazioni locali.
Ma in Moldavia le complicazioni, più che nell'elaborazione di strategie a lungo termine, risiedono spesso nella loro messa in pratica. Soprattutto, come nel caso della pompa di benzina, quando si vanno a toccare interessi economici di investitori stranieri che, a livello nazionale, appaiono saldamente intrecciati all'ambiente politico e nei confronti dei quali non c'è autorità che si sia mostrata realmente indipendente. Certo è che tale intreccio sta risultando sempre più inviso alla società civile, non solo nella capitale (come dimostra l'ondata di proteste iniziata lo scorso autunno, pur in tutte le sue contraddizioni) ma anche nei villaggi. Bisognerà vedere quali strumenti e quali canali si sapranno far valere per tutelare le istanze di un'amministrazione più capace e autonoma. Nel frattempo dalla campagna di Cimişlia arriva un “grido” sommesso ma perentorio: “In Moldavia c'è una mafia” conclude Răileanu, “non mandate più soldi. Solo così impareremo”.
Video della protesta: