La scorsa settimana il primo ministro moldavo Dorin Recean ha annunciato un rimpasto di governo, nel difficile tentativo di rilanciare l'immagine dell'esecutivo di fronte ai cittadini dopo il referendum sull'adesione all'UE, passato per un soffio
Lunedì 18 novembre, durante una conferenza stampa, il primo ministro moldavo Dorin Recean ha annunciato un rimpasto di governo. A cambiare guida saranno il ministero degli Interni, quello dell'Agricoltura e dell'Industria Alimentare, insieme a quello delle Infrastrutture e dello Sviluppo Regionale rimasto senza guida dopo le dimissioni di Andrei Spînu, che ha lasciato governo e partito di maggioranza nella settimana precedente.
Un segnale ai cittadini
Il rimpasto di governo avviene a poche settimane dalla riconferma di Maia Sandu alla presidenza del paese. Nonostante la vittoria nella consultazione elettorale e nel referendum costituzionale, il Partito di Azione e Solidarietà (PAS) è uscito con le ossa rotte dal confronto con le opposizioni pro-russe.
L’aspettativa iniziale dei membri di partito era che il referendum sarebbe passato con una maggioranza schiacciante, e che Maia Sandu avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta delle preferenze già al primo turno elettorale.
La vittoria del referendum con poco più di mezzo punto percentuale (50,35%) e la necessità di dover affrontare al secondo turno Alexandr Stoianoglo, ex procuratore generale e candidato del Partito dei Socialisti della Repubblica Moldova, sono stati una doccia fredda e hanno dimostrato ai membri di PAS che la società moldava, più povera e affamata di quattro anni fa, non si limita alla capitale.
In questi anni, i governi Gavrilița e Recean hanno compiuto buoni passi in avanti rispetto alle riforme richieste dall’Unione Europea, ma il consenso elettorale non si coltiva a Bruxelles.
La più grande critica rivolta a PAS dai suoi sostenitori e dai media dal 2021 a questa parte è quella di scarsa capacità comunicativa. E anche se i ministri fanno frequentemente tappa nei telegiornali, non è detto che le ragioni delle loro azioni siano chiare ai cittadini poveri e frustrati che abitano nel nord e sud del paese.
Da qui, quindi è nata la scelta di Recean, in concerto con Sandu, di dare ai cittadini un segnale di cambiamento in alcuni ministeri chiave.
Lo stesso Recean ha detto in conferenza stampa: "So che le aspettative della gente nei confronti del governo sono alte. Nelle ultime settimane abbiamo osservato, a tutti i livelli, una richiesta di cambiamento da parte dei cittadini. Non si tratta solo di cambiare alcuni nomi, ma di azioni concrete per il nostro futuro come società e democrazia."
Un cambiamento a metà
Il rimpasto governativo avrebbe dovuto essere significativo, ma di fatto è stato “cosmetico” secondo quanto affermato da molti giornalisti moldavi. Visto il risultato deludente delle presidenziali, il governo era obbligato a fare dei cambi agli occhi dei cittadini, anche e soprattutto in vista delle elezioni politiche previste per metà 2025.
Eppure, dei tre nuovi ministri, uno non è affatto nuovo: Vladimir Bolea era già ministro dell’Agricoltura, ministero chiave per l’economia moldava, ed ha ora preso il posto di Andrei Spînu alla guida del ministero delle Infrastrutture. Bolea continua ad avere quindi un ruolo di primo piano nel governo Recean, nonostante le numerose proteste degli agricoltori avvenute durante il suo mandato.
Bolea ha dichiarato : “Certo, non è stato facile, probabilmente si sarebbe potuto fare di più, ma quello che ho ottenuto come ministro è stato creare i meccanismi per cambiamenti a lungo termine e, soprattutto, cambiamenti qualitativi. Se queste politiche saranno completate, creeranno un ambiente sano per la cooperazione, porteranno a un cambiamento di paradigma culturale, aumenteranno la competitività e ci avvicineranno al mercato europeo, più preparati e più affidabili”.
Le ragioni della partenza di Spînu, un imprenditore di successo e figura chiave del governo, non sono state rivelate , ma è abbastanza evidente che si debbano a divergenze di natura politica, tanto che l’ex ministro non ha semplicemente abbandonato il governo, ma lo stesso partito.
Ciò che suggeriscono gli esperti è che Spînu potrebbe fondare una propria piattaforma pro-europea, magari insieme all’ex ministro degli Affari Esteri Nicu Popescu, seppure quest’ultimo abbia negato di voler tornare ad un ruolo attivo in politica.
Gli Interni
A sostituire Bolea al ministero dell’Agricoltura sarà Ludmila Catlabuga, un’imprenditrice con un allevamento di mucche di razza nel comune di Visoca nel distretto (o provincia) di Soroca, nel nord del paese.
Il Ministero degli Interni, invece, sarà gestito dall’ex segretario di stato Daniella Misail-Nichitin. In altre parole, la carica sarà ricoperta da una figura tecnica e non politica, così come avvenuto in molti casi con i due governi PAS.
Il ministero degli Interni, insieme a quello della Giustizia, è uno degli strumenti chiave per garantire i progressi della Moldova in ambito di integrazione europea. Basti notare quanto sia stato fondamentale il ruolo del capo dell’Ispettorato Generale di Polizia Cernăuţeanu nello svelare lo schema finanziario di pagamenti organizzato dall’oligarca Ilan Șor per far prevalere il “no” nella scorsa consultazione referendaria.
In proposito, Recean ha detto: “È importante garantire che i casi di corruzione siano esaminati con priorità e che le azioni siano ferme e ben mirate. La giustizia non riguarda solo le leggi, ma anche le persone. Il governo presenterà un elenco di garanzie di sicurezza e finanziarie per pubblici ministeri e giudici che si occuperanno di casi complessi, per proteggerli e sostenerli nella lotta contro i criminali.”
In generale, comunque, resta l’impressione che PAS sia eccessivamente focalizzato su giustizia e corruzione e che questi temi non interessino ai cittadini quanto quelli economici.
Sebbene la crescita del paese sia garantita da continui investimenti europei (soprattutto infrastrutturali), i benefici non sono percepiti in maniera uguale su tutto il territorio del paese, tanto che in molte regioni del nord mille lei al mese (circa 52 euro) hanno rischiato di mandare alla deriva il referendum.
Il Centro Nazionale Anticorruzione ha disposto multe , con cifre comprese tra i 25.000 e i 37.500 lei (1300 e 1900 euro), nei confronti di chi (ci sono ad oggi 1000 processi verbali da analizzare) ha ricevuto queste cifre con l’accusa di corruzione elettorale passiva. Al netto di un rimpasto simbolico, questo estranierà ancora di più una parte dell’elettorato e non faciliterà il percorso di PAS per le parlamentari del 2025.