I cittadini della Repubblica di Moldova hanno votato lo scorso 20 ottobre a favore del referendum costituzionale sull’adesione all’Unione Europea, malgrado le forti ingerenze della Russia. Per le presidenziali i moldavi andranno al ballottaggio il prossimo 3 novembre
Il risultato risicato del referendum pro-UE dello scorso 20 ottobre, tenutosi insieme alle elezioni presidenziali, mostra tuttora un paese diviso tra l’Occidente e la Russia. Il futuro presidente del paese si saprà fra due settimane (3 novembre) quando si svolgerà il ballottaggio tra Maia Sandu (europeista ed attuale capo di Stato) e Alexandr Stoianoglo (sostenuto dai socialisti del PSRM).
Secondo i risultati finali annunciati dalla Commissione elettorale (CEC) Maia Sandu ha ottenuto il 42,45% (656.354 voti ottenuti), mentre il suo avversario, candidato dei socialisti filo-russi, Alexandr Stoianoglo, ha ottenuto il 25,98% (401.726 voti).
Oltre un milione e mezzo (51,68%) di aventi diritto si sono presentati alle urne per il doppio voto.
Se il vantaggio al primo turno delle presidenziali è un risultato previsto per l’europeista Sandu, non si può dire altrettanto per l’esito risicato del Referendum: solo il 50,46% hanno votato a favore della modifica costituzionale.
Il referendum sull'adesione all'Unione europea si è svolto in un contesto di "ingerenza senza precedenti da parte della Russia e dei suoi alleati, con l'obiettivo di destabilizzare il processo democratico", ha affermato Peter Stano, portavoce dell’UE.
Secondo gli analisti questa doppia elezione può essere vista come il più importante momento elettorale organizzato dopo l’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991.
Le Reazioni
La presidente Maia Sandu ha accusato gruppi stranieri di tentare di minare il processo democratico della Moldova e di "usare mezzi vergognosi per mantenere la nostra nazione intrappolata nell'incertezza e nell'instabilità".
Sandu ha detto che le autorità moldave hanno "prove evidenti che questi gruppi criminali miravano ad acquistare 300.000 voti - una frode di portata senza precedenti”.
La Repubblica di Moldova ha dimostrato di volere un "futuro europeo", ha annunciato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in una prima reazione ai risultati del referendum.
"Di fronte alle tattiche ibride della Russia, la Repubblica di Moldova ha dimostrato di essere indipendente, di essere forte e di volere un futuro europeo", ha scritto Ursula von der Leyen in un messaggio pubblicato sul social network X.
Anche la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha accolto con favore il risultato del referendum. Intervenendo durante la sessione plenaria del Parlamento, ha sottolineato che: "Il popolo della Moldova ha scelto il proprio futuro, ha scelto la speranza, la stabilità, l'opportunità. Ha scelto l’Europa".
Il Parlamento europeo sostiene fermamente la richiesta di adesione della Moldova e recentemente ha adottato una risoluzione che mette in guardia contro i continui tentativi russi di far deragliare la traiettoria europeista del Paese.
La Russia ha reagito con vigore alle accuse di coinvolgimento nelle elezioni di Chișinău. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha respinto le accuse e ha accusato l'Occidente di "interferire apertamente in questo processo elettorale".
"Possiamo concludere che i risultati delle elezioni sono stati deludenti per il governo moldavo e per i suoi sostenitori occidentali", ha affermato Maria Zakharova.
La Romania ha accusato lunedì "un'ingerenza massiccia e sistematica, di dimensioni, complessità e tossicità senza precedenti" da parte della Russia, nel tentativo di destabilizzare le elezioni e il referendum costituzionale nella Repubblica di Moldova
Da oltre oceano, John Kirby, portavoce della Casa Bianca, ha accolto con favore i risultati delle presidenziali e del referendum pro-UE, sostenendo che sono la dimostrazione che la democrazia in Moldova "rimane forte nonostante il tentativo della Russia di indebolirla".
La settimana scorsa, l’Institute for the Study of War (ISW), un think tank con sede a Washington, ha pubblicato un’analisi su come il Cremlino ha recentemente tentato di sabotare il processo di adesione della Moldova all’UE e di destabilizzarne la democrazia.
Verso l’UE
Il sogno europeo della Moldova, un paese tra la Romania e l’Ucraina, la cui posizione geostrategica interessa tanto l’Europa quanto l’America, è stato spesso spezzato da politici corrotti, nostalgici di una Moldova appartenente all’Unione Sovietica. Con Maia Sandu e i politici di nuova generazione, laureati e formati in Occidente, il paese ha accelerato verso l’Europa, soprattutto a seguito dell’invasione russa in Ucraina.
La Repubblica di Moldova ha presentato la domanda di adesione all’UE il 3 marzo 2022, pochi giorni dopo l’inizio dell’invasione russa su larga scala dell’Ucraina, e ha ottenuto lo status di candidato il 23 giugno dello stesso anno. Successivamente, il 14 dicembre 2023, il Consiglio europeo ha approvato l’apertura dei negoziati di adesione, iniziati ufficialmente il 25 giugno 2024.
L’obiettivo dell’attuale leadership di Chișinău è che l’adesione avvenga entro il 2030. Mosca, però, insiste è fa sentire fortemente la sua propaganda. Inoltre la Russia ha ancora circa 1.500 soldati nella regione separatista della Transnistria, che ospita oltre 220.000 cittadini russi. E la Transnistria resta un potenziale ostacolo nei negoziati di adesione all’UE.
Anche se il referendum è passato, il paese si presenta diviso tra l’Occidente e la Russia. Il destino della piccola Repubblica di Moldova dipende dal risultato del ballottaggio del 3 novembre.
Un ballottaggio che non si annuncia facile per l’europeista Sandu (42%) che dovrà affrontare Stoianoglo (25%) sostenuto da due politici fortemente filorussi, come Renato Usatîi (13%) e Irina Vlah (6%).