Per un match di calcio Vlad Filat e Igor Smirnov tornano a incontrarsi. A Vienna riprendono i colloqui tra il piccolo Stato e la sua repubblica secessionista. E viene riattivata la ferrovia che unisce le due capitali a Ucraina e Mar Nero. Tre goal in vista del voto di novembre
Sì, certo, neanche a Tiraspol o a Bender/Tighina ci si aspetta che lo Sheriff domini l’Europa League.
Eppure, avere una squadra di calcio autoctona che non sta sfigurando nel torneo di calcio europeo secondo per importanza solo alla Champion League è pur sempre un evento.
In Transnistria è un evento che, chi ha potuto permetterselo, ha guardato direttamente dalle gradinate del faraonico stadio Sheriff (e come volete che si chiamasse?) di Tiraspol.
La peculiarità, però, è come il tifo per la squadra giallonera sul palcoscenico europeo sia condiviso un po’ in tutta la Moldavia. Sarà perché lo Sheriff domina da vari anni il campionato moldavo.
O sarà anche perché il campionato stesso è rimasto uno dei pochi ambiti che non risente dell’annosa divisione interna.
Chissà se avrà pensato tutto questo il primo ministro moldavo Vlad Filat, se sarà stata più forte la passione per il calcio o la voglia di essere un leader fuori dagli schemi.
Ma lui, il 30 settembre c'era. Per la seconda volta era sulle gradinate dello Sheriff a vedere la squadra locale infilare due volte la porta del Dynamo Kiev.
Un’ottima occasione anche per ristringere la mano di Igor Smirnov, l’inossidabile leader trasnistriano, senza tanti passaggi di cancellerie o altre formalità.
Raramente incontri “casuali” sono stati così forieri di buone notizie: il giorno dopo i tg riferivano come i due leader avessero raggiunto un accordo per ricollegare le reti tra le telefonie fisse sulle due sponde del Nistur/Dnestr.
Dal 2003, infatti, le linee erano garantite da gruppi internazionali a prezzi più alti di quelli possibili a Moldtelecom. Un altro tassello per rendere il Paese meglio collegato e più vivibile. Senza nulla togliere al campionato di calcio.
Ripresi i colloqui di Vienna
Qualche giorno prima della partita, erano ripresi anche i negoziati ufficiali sul “conflitto congelato” della Transnistria.
A Vienna, sotto la costante guida dell’Osce si sono ritrovati il 27 e 28 settembre nel formato “5+2” i negoziatori di Chişinău, Tiraspol, oltre che i diplomatici russi, ucraini, nordamericani ed europei.
Senza lasciare neanche intravedere risultati clamorosi, i colloqui hanno però mostrato segnali incoraggianti su piccole questioni finora causa di tensione.
“Il formato 5+2 si focalizza su due aree: libertà di movimento e garanzie per il processo di negoziato” ha dichiarato al termine della due giorni viennese l’ambasciatore Bolat Nurgaliyev, Rappresentante speciale dell’Osce per i conflitti prolungati.
“Abbiamo fatto progressi sostanziali in questo meeting.
Progressi in entrambe le aree che aiutano a migliorare la vita della gente comune sulle sponde del fiume Nistru/Dnestr e a costruire fiducia tra le parti, che è necessaria per una completa soluzione politica del conflitto”.
Un primo risultato tangibile si è visto alle 7 di mattina di venerdì 1° ottobre alla stazione ferroviaria di Chişinău: dopo quattro anni di interruzione, è ripreso il collegamento giornaliero tra la capitale moldava e Odessa attraverso la Transnistria.
Sul treno ha viaggiato anche l’ambasciatore ucraino a Chişinău, Serghii Pyrozhkov.
“L’evento di oggi è volto a rafforzare le relazioni moldavo-ucraine” ha spiegato il diplomatico, evitando di entrare nel merito dell’importanza del passaggio dalla Transnistria.
Ed evitando anche di passarci fisicamente, visto che è sceso a Tighina/Bender, forse semplicemente spaventato dalle cinque ore di viaggio previste per percorrere i 178 chilometri verso Odessa.
Quanto al processo negoziale, il ministro per la Reintegrazione Victor Osipov aveva suggerito di riconoscere a Ue e Usa lo status di negoziatori, dal momento che tutt’oggi partecipano ancora come osservatori.
“Non c’è motivo e non ci sono le premesse legali per cambiarne lo status” ha messo le mani avanti il ministro degli Esteri transnistriano Yastrebchak, chiudendo la porta, almeno per adesso, a questa possibilità.
Qualche passo avanti a Vienna, quindi. Una buona notizia, oltre a quella della riapertura stessa dei negoziati. Però finora senza soluzioni all’orizzonte su questioni ad ampio respiro.
La linea Ue tra incentivi e restrizioni
È del 27 settembre, data d’inizio dei colloqui di Vienna, la decisione del Consiglio dell’Unione Europea sulle misure restrittive nei confronti della dirigenza della regione transnistriana.
Se, da un lato, le restrizioni sono state prorogate di un anno, dall’altra sono sospese per sei mesi, fino al 31 marzo 2011.
Questo “per incoraggiare i progressi verso una soluzione politica del conflitto transnistriano, risolvendo gli ultimi problemi delle scuole che insegnano in caratteri latini e ripristinando la libera circolazione delle persone”, come recita la norma Ue.
Alla fine di tale periodo, il Consiglio riesaminerà le misure restrittive.
Una mano tesa a Tiraspol, quindi, sia per favorire misure di fiducia e rispetto verso tutti i cittadini moldavi, sia per permettere al gruppo dirigente transnistriano di entrare più in contatto con l’Europa occidentale verso la quale, fino a ora, vi è stata una chiusura quasi totale in tutti gli ambiti.
Tutti al voto (o quasi)
In concomitanza con il meeting di Vienna, il Presidente moldavo ad interim Mihai Ghimpu ha sciolto il Parlamento dopo il semaforo verde della Corte Costituzionale.
E, conseguentemente, è stata fissata la data delle prossime elezioni per il 28 novembre, una settimana dopo il previsto.
Sul voto pesa, oggi più che mai, il fattore astensione.
Oltre alla cronica impossibilità di voto in Transnistria, la terza tornata di elezioni parlamentari rischia di creare un ulteriore allontanamento dei cittadini dalla politica.
Sono 9 i partiti registrati. C’è il dubbio che il futuro parlamento non riesca a esprimere una maggioranza di 61 parlamentari su 101 per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, e che quindi lo stallo politico continui.
Ma, per adesso, si è appena riaperta la la campagna elettorale. Poi si vedrà.