Comunisti primo partito, ma la maggioranza resta alle forze europeiste. Le legislative anticipate non aprono vie d'uscita dalla palude istituzionale dell'ultimo anno e mezzo. Nè facilitano la nomina del Capo dello Stato. Ma col 60% di moldavi alle urne, almeno è alle spalle l'astensionismo
Nel corso della notte di lunedì 29, molti sostenitori liberal-democratici avevano cominciato imprudentemente a festeggiare, finché col passare delle ore i toni sono cambiati rapidamente.
Gli exit poll di queste elezioni politiche anticipate di domenica 28 novembre avevano fatto sognare i partiti dell’Alleanza per l’Integrazione Europea. Dalle urne però è arrivato un responso differente: il Partito Comunista rimane la prima forza politica della Moldavia (40,7%).
Il tris di partiti liberali pro-Ue oggi nella coalizione di governo potrà avere sì la maggioranza, ma non ha i numeri per eleggere il Presidente della Repubblica (servono 61 seggi su 101).
Solo 4 partiti entrano in Parlamento
Lo sbarramento al 4% ha permesso quindi solo a 4 partiti di ottenere seggi. Oltre al Partito Comunista, saranno rappresentati il Partito Liberal-Democratico del premier uscente Vlad Filat (28,5%), il Partito Democratico dell’ex-comunista Marian Lupu (13%) e il Partito Liberale (9,2%) del Presidente ad interim Mihai Ghimpu.
Rimane fuori, un po’ inaspettatamente, la quinta forza, l’Alleanza Moldavia Nostra che non è andata oltre il 2,1%. Si conferma quindi la tendenza degli elettori moldavi a concentrare i voti sui principali partiti (91% dei voti ai primi quattro), ma rimane, ancora una volta, lo spettro del ritorno anticipato alle urne proprio per la più che probabile difficoltà di eleggere il Presidente della Repubblica.
Exit poll, sul Partito comunista errore di 15 punti percentuali
Eppure gli exit poll avevano davvero dipinto un quadro diverso.
Il dato più lontano dalla realtà ha riguardato il Partito Comunista, a cui la previsione attribuiva il 15% di voti in meno di quelli poi conquistati. Su questo dato certamente ha pesato anche la reticenza dei suoi elettori, prevalentemente anziani, a rispondere fuori dai seggi.
La partecipazione si è mantenuta sui livelli del 2009, nonostante il continuo ricorso alle urne dell’ultimo anno e mezzo, sfiorando il 60%.
Crescono i votanti tra giovani, boom tra i migranti
Ad arginare l’astensionismo, temuto spettro della vigilia, hanno contribuito l’introduzione del voto per gli studenti nelle sedi universitarie, che ha favorito la partecipazione giovanile, così come maggiori informazioni e più seggi hanno notevolmente incrementato l’affluenza dei moldavi all’estero, dove si sono registrate lunghe file in quasi tutte le sedi estere designate.
A Mosca, Parigi, Verona, Padova e Bologna, inoltre, sono addirittura terminate le schede elettorali e si è ricorso a schede improvvisate che, secondo vari analisti locali, saranno con tutta probabilità considerate non valide dalla Commissione Elettorale Centrale.
Una scheda elettorale lunga un metro
Nei villaggi rurali, invece, quasi tutto è immutato e sembra accentuarsi la frattura città/campagna, così come quella generazionale.
Tantissimi i seggi senza riscaldamento e la complessità della scheda elettorale – lunga quasi un metro, in bianco e nero – ha creato non pochi problemi agli anziani, spesso alla ricerca di occhiali in prestito o di qualche preciso suggerimento.
Va notato anche come nell’ultimo anno il radicamento del Partito Liberal-Democratico sia aumentato notevolmente, anche se non è ancora paragonabile a quello comunista.
Al via le manovre parlamentari per eleggere il nuovo Capo dello Stato
Molto capillare la presenza degli osservatori.
Oltre ai 200 internazionali dispiegati dall’Osce, molti partiti avevano propri rappresentanti in moltissimi seggi (anche se va detto che questi delegati spesso ricevono piccoli rimborsi) e anche la ong Promo-Lex era presente praticamente dappertutto.
In forte aumento nell’ultimo anno
il radicamento
del Partito Liberal-Democratico,
anche se non è ancora paragonabile
a quello comunista
Nei primi report l’organizzazione segnala anche qualche caso di irregolarità, tra cui voti multipli, materiale elettorale nei seggi e tentativi di influenzare il voto. Nel complesso, però, non sono state segnalate violazioni gravi.
Per quanto il futuro politico-istituzionale della Moldavia rimanga incerto, potrebbero aprirsi vari scenari per evitare al Paese una situazione di stallo.
Lo stesso premier comunista Voronin in queste ore, si è dichiarato aperto a possibili alleanze con il partito Democratico e con quello Liberal-democratico, oltre alla possibilità di una modifica costituzionale per evitare lo sbarramento dei 3/5 per l’elezione del Presidente moldavo.
Difficile però pensare, almeno a caldo, che i liberal-democratici possano accettare un’alleanza con i comunisti.