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Il 23 maggio in Montenegro si terranno le elezioni amministrative in 14 comuni, compresa la capitale Podgorica. Una tornata decisiva, tenuto conto che per la prima volta l’opposizione è decisa ad unirsi con l’intento di far cadere il governo di Milo Ðukanović

12/04/2010 -  Mustafa Canka Ulcinj

 

Tutti in Montenegro sono consapevoli dell’importanza dell’imminente tornata elettorale. Se l’opposizione dovesse vincere, è probabile che si tengano anche elezioni politiche anticipate. Per questo la chiamata alle urne è di tutto rilievo ed oltrepassa il semplice livello amministrativo.

Secondo gli analisti locali, se a queste elezioni l’opposizione si presenterà unita e se dovesse vincere, si potrebbe parlare dell’inizio della caduta del regime del premier montenegrino Milo Ðukanović. Il motivo è dato dal fatto che il voto riguarda due terzi dei comuni montenegrini, compresa la capitale Podgorica. E chi amministra Podgorica, amministra anche il Montenegro.

In tutte le elezioni tenutesi fino ad ora è sempre stato difficile battere il Partito democratico socialista (DPS) di Ðukanović nella capitale. Questo accadeva perlopiù perché i partiti nazionali albanesi (che rappresentano l’8.5% degli abitanti di Podgorica) non partecipavano alle elezioni, cosa che invece faranno alla prossima tornata. Queste formazioni politiche insistono inoltre perché la regione periferica di Malesija, con capoluogo Tuzi, in cui gli albanesi sono la maggioranza, diventi autonoma, mentre il DPS è decisamente contrario.

È possibile che alcuni partiti nazionali albanesi (in Montenegro ce ne sono sei) entrino a far parte della coalizione di opposizione. E ad essa si uniranno anche i partiti filo-montenegrini, come il Centro democratico di Goran Batrićević, fatto che ridurrà ulteriormente lo spazio di manovra dell’attuale governo.

A Podgorica, d’altra parte, si fanno sempre più evidenti le tensioni sociali. Praticamente tutte le grandi imprese di un tempo sono al collasso e si annunciano licenziamenti anche nella pubblica amministrazione e nelle istituzioni.

Dall’opposizione ritengono che esista ormai una massa critica per il cambiamento e che possa finalmente rappresentare un’alternativa valida al sistema attuale.

Il leader del Partito popolare, Predrag Popović, sostiene che “la battaglia per Podgorica” sarà la cartina di tornasole. “Da questo risultato dipenderà anche l’eventualità di indire elezioni politiche”, precisa Popović. “Se l’opposizione dovesse vincere a Podgorica – aggiunge - allora è praticamente certo che andremo al voto anticipato. Persino nella variante più pessimista, se il risultato elettorale non fosse decisamente a favore del governo, e se l’opposizione, com’è probabile, realizzasse nelle altre città un’affermazione significativa, conquistando la maggior parte dei comuni, si aprirebbe comunque lo spazio per nuove elezioni politiche”.

I socialisti di Ðukanović non si aspettavano di certo che un’opposizione così divisa per programmi e per idee, a lungo tempo in conflitto al suo interno, riuscisse a trovare la forza per una mossa del genere, sostenuta oltretutto da alcuni diplomatici di influenti Paesi occidentali a Podgorica. Per questo ora la formazione di Ðukanović dovrà nella maggior parte dei comuni allearsi col Partito socialdemocratico (SDP) di Ranko Krivokapić. Inoltre, si è ridotta anche la possibilità che i partners di governo – Partito dei bosgnacchi di Rafet Husović e l’Unione democratica degli albanesi di Ferhat Dinoša – si presentino da soli.

Una situazione simile si vedrà anche a Bijelo Polje, il maggiore centro del Montenegro settentrionale e caposaldo della coalizione di governo. Anche qui alla coalizione di opposizione si uniranno alcuni partiti che raccolgono l’elettorato bosgnacco.

Le alleanze pre-elettorali sono piuttosto importanti, perché in Montenegro per poter entrare in parlamento tutti i partiti devono superare la soglia di sbarramento del 3%. Per questo alle scorse elezioni a Podgorica l’opposizione ha “perso” oltre il 10% di voti. A maggio questa percentuale sarà notevolmente inferiore, e il partito di governo è già in allarme.

D’altra parte, il minor partito della coalizione oggi al potere, l’SDP, già da parecchio tempo è a disagio, stretto dai suoi alleati. I socialdemocratici avvertono, sia in base ai loro contatti con i funzionari occidentali, sia di fronte all’unificazione dell’opposizione, che si stia avvicinando la fine del sei volte premier Milo Ðukanović, e cercano quindi il modo per abbandonare la nave che sta affondando. Ora che i conti dell’amministrazione dello Stato e della società sono sul piatto, l’SDP cerca almeno retoricamente di prendere le distanze da molte pessime decisioni.

Il sociologo Srđan Vukadinović afferma che la presentazione di una lista unica dell’opposizione potrebbe essere la carta vincente. “Se l’opposizione riuscirà davvero a presentarsi in modo unito alle elezioni, allora di sicuro potrà rappresentare un importante argine, cioè delimiterà il potere del partito di Ðukanović. L’opposizione in Montenegro ha un solo ed unico obiettivo: sconfiggere l’attuale sistema di potere e il premier in carica” sostiene il sociologo.

Quindi, nei prossimi quaranta giorni in Montenegro si infiammeranno ulteriormente le già bollenti questioni politiche. Le indagini demoscopiche indicano che i cittadini continuano ad avere grande fiducia nel DPS, ma che cresce contemporaneamente il livello di insoddisfazione per le promesse disattese. E in Montenegro questo elemento - sostengono gli analisti - può ribaltare all’improvviso l’orientamento degli elettori, da sostenitori del governo a suoi oppositori.

Non è casuale nemmeno il fatto che le elezioni si tengano il 23 maggio, cioè 48 ore dopo il Giorno dell’indipendenza. La difesa “del giovane Stato montenegrino, della giovane democrazia e della sua strada verso l’integrazione euroatlantica” sarà di sicuro la più importante carta elettorale nella mani della coalizione di Ðukanović.

Proprio come il controllo dei fondi statali, dei servizi segreti e della maggior parte dei media. Motivo per cui l’opposizione ha già richiesto alla Commissione europea di inviare in Montenegro una missione speciale di osservatori per monitorare le imminenti elezioni.