È passato un anno dall'omicidio del direttore del quotidiano montenegrino "Dan". Scarsi i risultati degli inquirenti e della magistratura. I giornalisti montenegrini osservano un minuto di silenzio nel giorno dell'anniversario della morte di Jovanovic
A distanza di un anno dall'uccisione del direttore e caporedattore del quotidiano montenegrino "Dan", Dusko Jovanovic, sono ancora molti i dubbi e le incertezze che gravano sulle indagini sull'omicidio.
La polizia montenegrina è riuscita ad arrestare e ad avviare il processo contro Damir Mandic, per ora l'unico accusato per l'omicidio del direttore di "Dan". Contro Mandic esistono prove materiali che indicano la sua presenza nell'automobile dalla quale si presume sia stato sparato a Dusko Jovanovic il 27 maggio del 2004.
Inoltre, pochi giorni fa, la polizia è riuscita ad arrestare anche Vuk Vulevic, presumibilmente collegato con l'omicidio del direttore di "Dan". In assenza delle prove per l'omicidio, Vulevic è stato accusato di commercio illegale di caffè e di evasione fiscale, relativa alla sua azienda "Monteplus Company". Bisogna aggiungere che Vulevic è stato ricercato anche all'estero per contrabbando di droga. Attraverso la "Monteplus Company" Vulevic aveva tentato di contrabbandare 200 kg di cocaina, ma il carico proveniente dal Venezuela era stato intercettato in Italia.
La polizia è ancora alla ricerca di Armin Osmanagic, la terza persona sospettata dell'omicidio di Dusko Jovanovic.
Al momento, queste sarebbero le informazioni disponibili all'opinione pubblica sull'identità dei probabili esecutori dell'omicidio. Ma sono ancora sconosciuti i moventi del crimine ed anche gli eventuali mandanti dell'omicidio.
Dal canto suo l'opposizione montenegrina insiste sul coinvolgimento e sulla responsabilità del Governo nell'omicidio. La famiglia ed i collaboratori stretti di Dusko Jovanovic pensano che il movente del delitto vada cercato negli articoli pubblicati da "Dan". È noto che "Dan" è un quotidiano vicino all'opposizione, in particolare al Partito socialista popolare, SNP, che è di orientamento filo-serbo. Infatti, "Dan" era stato al centro dell'attenzione per le accuse di contrabbando contro il premier montenegrino Milo Djukanovic. Il quotidiano aveva più volte ripreso i servizi del settimanale croato "Nacional" in cui si poneva l'accento sul ruolo del Montenegro e del suo premier nel contrabbando di sigarette. A causa dell'insistente pubblicazione di vari scandali, il quotidiano si era trovato di fronte ad una cinquantina di accuse, tra le quali la maggior parte erano intestate a Jovanovic.
Inoltre, Dusko Jovanovic riceveva da tempo messaggi contenenti minacce ed aveva anche subito un attacco sull'ingresso del suo appartamento nel novembre 2000. Quella volta gli fu rubata soltanto una borsa con dei documenti.
Dall'altra parte il Governo nega le accuse di coinvolgimento nell'omicidio del direttore di «Dan». Il premier Djukanovic ha fornito una nuova dimensione alla vicenda. Pochi giorni fa, nel parlamento montenegrino, rivolgendosi all'opposizione ed al pubblico, Djukanovic ha ricordato che il quotidiano "Dan" è stato fondato allo scopo di destabilizzare il progetto dell'indipendenza montenegrina, da parte di «certe strutture informative » e che Jovanovic non era cosciente del peso del suo ruolo come direttore del quotidiano. "Temo che, alla fine delle indagini, potrebbe risultare che la sua morte sia stata causata da questi fattori" ha dichiarato Djukanovic al Parlamento.
Il 27 maggio scorso, ad un anno esatto dall'omicidio, è stata organizzata una manifestazione nella capitale del Montenegro, Podgorica, con lo scopo di ricordare Dusko Jovanovic e di chiedere l'immediata soluzione del caso. Il grande numero di cittadini di Podgorica ed altre città montenegrine assieme ai giornalisti, rappresentanti dei vari partiti politici e delle organizzazioni non governative, guidati dai famigliari di Dusko Jovanovic e dai rappresentanti della redazione di « Dan », alle 12 e un minuto hanno iniziato la protesta davanti alla redazione di « Dan », luogo in cui è stato ucciso Dusko Jovanovic. In testa alla marcia, i rappresentanti della redazione di « Dan » indossavano una maglietta nera con una foto di Dusko Jovanovic sotto la scritta «Dan». Inoltre, la maggior parte dei media elettronici ha risposto all'appello del quotidiano di Podgorica con l'interruzione dei programmi per un minuto, per ricordare, assieme ai manifestanti, la morte di Jovanovic. La marcia di protesta si è anche fermata per un minuto davanti alle redazioni dei quotidiani «Vijesti», «Pobjeda » e «Vecernje Novosti », ricordando che i giornalisti non devono mai rimanere in silenzio. Dopo un'ora di marcia silenziosa la folla si è fermata davanti al Parlamento del Montenegro dove la manifestazione si è sciolta. È stato chiesto, per un'altra volta, al Governo di far luce sui moventi del crimine sui mandanti dell'omicidio.
Anche l'Associazione dei giornalisti del Montenegro ha chiesto al Governo di sbrigarsi con le indagini e di fare il possibile per risolvere il delitto, perché l'omicidio di Dusko Jovanovic, tra l'altro, mette in questione la libertà di stampa in Montenegro.
Ricordiamo che la brutale morte del direttore di «Dan» rappresenta il primo caso di omicidio di un giornalista nella storia del Montenegro. Certo non è la prima volta che Podgorica si fa teatro di violenza e sparatorie. Questo crimine era stato preceduto da 2 omicidi di alti funzionari dello stato, ancora irrisolti, e da decine di sparatorie tra i locali malviventi.
Ora gli organi competenti dello stato si trovano davanti ad un esame molto serio. Se fallissero nel risolvere il crimine rischierebbero di farsi carico di enormi responsabilità che di conseguenza ricadrebbero sull'intero Montenegro. La soluzione del delitto sembra essere essenziale per lo sviluppo democratico del Paese.
vedi anche: Duro colpo al giornalismo montenegrino