Montenegro - Il Lago di Scutari

Albania e Croazia sembrano intenzionate a costruire sul lago di Scutari, al confine col Montenegro, una centrale nucleare. Dopo le prime reazioni negative Podgorica stempera i toni e cerca di vederne il profitto. Gli ecologisti montenegrini in allarme

27/04/2009 -  Mustafa Canka Ulcinj

"E' difficile credere a questa storia. Non posso credere che succederà per davvero. Sarà un'infezione che indebolirà i sistemi politici ed economici nei Balcani. Credo che questi statisti non abbiano bisogno di creare del nervosismo politico, economico, sociale e di altro tipo fra i cittadini", ha detto l'ex ministro dell'Ambiente montenegrino, nonché noto biologo, Vukić Pulević. L'ex ministro ha aggiunto che la centrale nucleare influenzerebbe di sicuro l'abbassamento della presenza turistica in Montenegro.

Lo stesso atteggiamento è stato espresso dal presidente dell'Associazione ecologista "Passo verde" di Dželal Hodžić. Il quale ha precisato che il governo del Montenegro ha il difficile compito di cercare di convincere il governo albanese di non fare questa mossa. "Perché c'è la possibilità che venga completamente distrutto e devastato l'ecosistema del lago di Scutari e del fiume Bojana, visto che le acque che serviranno per raffreddare i reattori, e che saranno di cinque sei gradi più calde del normale, verranno rilasciate dentro il lago e il fiume, con conseguenze catastrofiche per la biodiversità di questi sistemi acquatici. Inoltre in caso di avaria, come è successo per esempio a Chernobyl nel 1986, Scutari, Podgorica e Ulcinj verrebbero cancellati dalla faccia della Terra", ha sottolineato Hodžić.

La Podgorica ufficiale ha comunicato che non le è stato mai offerto di partecipare al progetto di costruzione della centrale nucleare sulla riva del lago di Scutari.

I premier dei governi dell'Albania e della Croazia, Sali Berisa e Ivo Sanader, hanno annunciato a febbraio di quest'anno a Zagabria che si tratterà di un "progetto regionale dove saranno invitate a partecipare anche Bosnia Erzegovina, Montenegro e Macedonia."

Come dicono al ministero del Turismo e della Protezione ambientale, in Montenegro è in vigore la Legge sul divieto di costruzione di impianti nucleari, approvata nel 1995. Il Montenegro, come viene sottolineato, spera inoltre che in questo caso non venga violata la convenzione internazionale in cui si sottolinea che il paese che ha progetti di costruire un qualsiasi impianto che potrebbe avere un impatto sull'ambiente in ambito frontaliero, per poter costruire l'impianto in oggetto deve avere il consenso di tutti gli stati potenzialmente minacciati.

Alla fine di questo mese Tirana e Zagabria dovrebbero firmare il "memorandum d'intesa", con cui formeranno un gruppo di lavoro comune composto da dieci esperti, cinque per entrambi i paesi, che si occuperanno della realizzazione tecnica di questo grande progetto.

Da parte croata saranno esperti che hanno avuto esperienza nella centrale nucleare di "Krško". I media montenegrini hanno già anticipato alcuni dettagli di questo accordo. La centrale costerà circa quattro miliardi di euro, e la sua capacità sarà di circa 1500 megawatt. La realizzazione, come atteso, sarà affidata alla "Azienda elettrica croata", così che la maggior parte dell'energia prodotta in questa centrale andrà alla Croazia.

E' stato deciso anche il luogo: la centrale verrà costruita vicino a Scutari, più esattamente nel luogo dove il fiume Bojana esce dal lago di Scutari.

Il lago di Scutari, fra l'altro, è uno di cinque parchi nazionali del Montenegro, e la costa montenegrina viene fornita dalle sue acque.

I funzionari di Tiranna affermano che questo stabilimento potrebbe trasformare l'Albania da paese spesso colpito da mancanza di elettricità in un centro energetico regionale. Dicono anche che l'energia nucleare è la fonte energetica più pulita e più duratura, e con le misure di sicurezza oggi esistenti e con la tecnologia moderna, tutte queste fonti sono sicure.

Anche gli esperti montenegrini di energia credono che il Montenegro non dovrebbe rifiutare la partecipazione in questo e in altri progetti del genere.

"Il Montenegro, invece di esprimere preoccupazione, dovrebbe pensare a costruire la centrale nucleare insieme all'Albania, perché nessuno dei due paesi ha abbastanza energia elettrica", sostiene l'esperto dell'Agenzia internazionale per l'energia nucleare e docente all'Università del Montenegro Slobodan Jovanović.

Anche il direttore dell'organizzazione non governativa "Istituto per le piccole centrali idriche", Milo Mrkić crede che l'idea di costruire una centrale nucleare sulla frontiera del Montenegro non vada rifiutata a priori, ma nemmeno lodata. "Il Montenegro non può certo dirsi contento di questa soluzione, ma non bisognerebbe rifiutare l'idea subito in partenza", ha detto Mrkić.

Pare che questa opinione sia condivisa anche dal premier montenegrino Milo Đukanović, noto per essere a favore della costruzione di impianti energetici. "Il Montenegro non è minacciato, e possono passare dieci anni prima che questo progetto sia realizzato", sostiene il premier e aggiunge che "l'iniziativa di Tirana e Zagabria va analizzata seriamente nel contesto globale dello sviluppo energetico, economico e sociale".

Questo praticamente vuol dire che la decisione sulla costruzione della centrale nucleare vicino a Scutari si è trasformata in una questione politica. Motivo per cui, dopo una forte opposizione iniziale, nell'ultimo periodo i messaggi di Podgorica sono molto più concilianti. Pare che, in questo periodo di grave crisi economica e di deficit energetico, ora si preferisca contare sul fatto che il Montenegro potrebbe anche avere un profitto da questo grande progetto sulla sua frontiera.

Sulla minaccia "del primo stato ecologico al mondo", auto-proclamatosi tale nel 1991, proprio nel momento in cui i carri armati dell'ex esercito jugoslavo si preparavano ad attaccare Dubrovnik, si parla poco.

Dopo tutto, sulla lista che viene stilata secondo gli indici stabiliti dall'Università americana di Yale (California), pubblicati in questi giorni nella categoria "ambiente" dalla nota rivista di economia "Forbes", il Montenegro non viene nemmeno nominato.