Ogni cittadino montenegrino deve ai creditori cinesi circa mille euro. Il Montenegro è sempre più indebitato: necessità per far progredire il paese nelle sue infrastrutture? Può darsi, ma la maggior parte dei contratti rimangono segreti, alimentando sospetti di corruzione e interessi privati
Ogni cittadino del Montenegro, da quello appena nato a quello più anziano, deve più di mille euro alla Cina. Lo sottolinea un rapporto del Centro per il giornalismo investigativo (Cin) di Podgorica sugli investimenti cinesi nel paese balcanico. Quando il governo montenegrino accenderà l'ultima rata del credito fornito da Exim (Export-Import Bank of China) - si tratta di poco meno di 130 milioni di euro per la costruzione dell’autostrada dal porto di Bar a Boljare (confine con la Serbia) - il debito aumenterà di altri 300 euro a testa.
Il debito pubblico del Montenegro, sotto la guida dei precedenti governi del Partito democratico dei socialisti (Dps) del presidente Milo Đukanović, è cresciuto a dismisura negli ultimi anni, arrivando a 4,33 miliardi di euro, ovvero a 103 per cento del Pil del Montenegro. Solo negli ultimi due anni il debito è aumentato da poco meno di 80 per cento del Pil a oltre il 100 per cento.
Il Dipartimento di Stato americano ha evidenziato in una relazione dedicata all'influenza della Cina nei Balcani occidentali che Pechino possiede il 40 per cento del debito esterno del Montenegro, la percentuale più alta dei paesi membri della Nato. Senza troppi giri di parole il progetto della costruzione dell'autostrada Bar-Boljare, finanziato e realizzato dalle banche e dalle aziende cinesi, è stato indicato come il più evidente esempio della trappola del debito nella regione.
Il Montenegro si trova a dover restituire ai creditori cinesi più di un miliardo di euro. La grande fetta dell'indebitamento, circa 850 milioni di euro, riguarda la costruzione del tratto autostradale Podgorica-Kolašin (circa 40 chilometri). Il credito è stato concesso nel 2014 e la prima rata scade a luglio, quando Podgorica dovrà pagare poco più di 36 milioni di euro.
Grandi concessioni
II vero volto del regime del presidente Đukanović si vede perfettamente leggendo il contratto sottoscritto dal governo con la banca Exim: mentre si presentava pubblicamente come il paladino del patriottismo il governo del Dps ha rinunciato alle clausole classiche per proteggere la proprietà dello stato (a parte le sedi diplomatiche e la proprietà dell’esercito). E non è tutto: la competenza arbitrale, nel caso dei contenziosi tra le parti, spetta ai tribunali di Pechino.
La posizione di debolezza del paese balcanico si palesa guardando le penalità previste per il Montenegro in caso di inadempienza rispetto a quello che invece sarebbero costrette a pagare le aziende cinesi in caso dovessero tardare con la realizzazione dei lavori. Exim può chiedere la restituzione del credito e degli interessi non solo nel caso in cui Montenegro non rispetti le scadenze verso la banca cinese, ma anche se dimostrasse inadempienza nei confronti di creditori terzi, che non hanno nulla a che fare con i cinesi. D'altra parte le aziende cinesi appaltatrici, in caso di ritardi, dovranno pagare interessi molto bassi e il risarcimento non può ammontare a più del cinque per cento del credito concesso, a prescindere dalla durata del ritardo.
Porti, le prede preferite
Il think tank European Council on Foreign Relations (ECFR) ha ammonito in un suo rapporto di un mese fa che il Montenegro rischia di fatto di perdere il controllo del porto Bar nel caso in cui non riuscisse a restituire il credito alla banca cinese Exim. E’ uno scenario a cui si è già assistito nello Sri Lanka. Il paese insulare dell'oceano Indiano è caduto nella trappola del debito cinese ed è stato costretto a cedere a Pechino la gestione del secondo porto più importante del paese (Hambantota) per i prossimi 99 anni.
I porti in Asia, Africa ed Europa sono le “prede” preferite delle aziende cinesi. Nelle mani di Pechino si trova già il porto del Pireo in Grecia e, per quanto riguarda l'Italia, c'è stato un acceso dibattito - e la pressione americana - per non far entrare i capitali cinesi nel porto di Trieste. Solo in Africa, le aziende cinesi gestiscono 46 porti.
Zone d'ombra
Vesko Garčević, professore dell’Università Frederic S. Parei di Boston nonché ex diplomatico montenegrino, ha affermato a CIN Montenegro che ci sono gli altri lati oscuri degli affari con i cinesi. “Tutti i contratti con le compagnie e le banche cinesi sono coperti dal segreto, oppure hanno delle clausole che impediscono qualsiasi tipo di controllo delle altre istituzioni statali, a partire dal parlamento. Molto spesso la conclusione degli accordi e degli affari è legata ad atti di corruzione. E sembra che sia diventata la regola che le compagnie cinesi non rispettino le regole per la protezione dell’ambiente”, ha detto Garčević
La Cina non è solo uno dei maggiori creditori del Montenegro, anzi negli ultimi due anni è diventata, dopo la Russia, il maggiore investitore in Montenegro. Dall’indipendenza della repubblica jugoslava nel 2006 fino al 2019 Pechino ha investito poco più di dieci milioni di euro, mentre nel solo 2020 gli investimenti sono saliti a 71 milioni di euro.
Ci sono altri due parametri preoccupanti nel rapporto tra il Montenegro e la Cina: le aziende cinesi sono non solo le finanziatrici, ma anche le appaltatrici dei lavori infrastrutturali e il volume dell'interscambio commerciale tra i due paesi è troppo sbilanciato a favore del gigante asiatico. Secondo dati di Monstat (Istituto nazionale di statistica del Montenegro) Podgorica ha importato dalla Cina beni del valore di 222 milioni di euro nel 2020. Nello stesso periodo l'export montenegrino in Cina era di soli 17, 4 milioni di euro.
Il governo del Dps non ha lasciato in eredità al nuovo esecutivo solo il credito tossico e oneroso per l'autostrada Bar-Boljare, il gabinetto del premier Krivokapić dovrà trovare dei soldi per restituire altri 60 milioni di euro che sono stati prelevati dagli istituti finanziari cinesi per comprare alcune navi.
Il Center for Strategic and International Studies (Csis) in un suo recente rapporto ha sottolineato che gli investimenti e l'attività economica cinese nella regione balcanica hanno contribuito a rafforzare nel consesso internazionale le priorità della politica estera cinese: il principio di “unica Cina” e la difesa o la relativizzazione delle violazioni dei diritti umani e delle minoranze.
L'ex segretario della Difesa degli Stati Uniti, il generale James Mattis, quando ha lasciato il Pentagono, ha avvertito il suo successore e gli alleati in Europa: “In geopolitica come in economia non esiste il pranzo gratis. É chiaro che la Cina e la Russia proveranno prima o poi, se avranno la possibilità, a plasmare il mondo secondo il loro modello autoritario”. Oggi vale più di ieri.